" Se innalzerai al cielo le mani supine, o Fidile villanella, nel primo giorno del novilunio, se placherai i Lari con l’incenso e col frumento dell'ultimo anno e con una porcellina ingorda, la vigna tua piena di grappoli non risentirà l’afoso libeccio, né la tua messe la ruggine che rende sterili le spighe, né i teneri agnelli il tempo inclemente fin dalla stagione autunnale. In verità la vitella, nutrita per il sacrifizio sul nevoso Algido, fra le querce e i lecci, o cresciuta nei prati albani, colorirà del proprio sangue le scuri dei pontefici; ma a te non s’addice méttere alla prova, immolando molte pecore, le statuette dei Lari, che tu coroni di rosmarino e di fragile mirto. Se la tua mano, essendo pura, si appressa all’altare, nessuna vittima di gran prezzo giungerà, a rendere miti i Penati non propizi, più accetta del farro sacro, con un granello di sale scoppiettante. - "
Le Odi
Libro III XXIII
Quinto Orazio Flacco
A cura di Tito Colamarino e Domenico Bo
Nell'antica Grecia conosciuto come λιβανωτίς - libanotis, probabilmente per la sua somiglianza con l'albero del libano, il rosmarino era sacro al dio della guerra Ares, ad Atena dea della sapienza, e alle nove Muse figlie di Mnemosine personificazione della memoria.
" ... la libanotide si coltiva per semina in terreni friabili, magri e bagnati spesso dalla rugiada. Ha la radice dell'olusatro, del tutto simile a quella dell'incenso; si utilizza un anno dopo la semina ed è molto salutare per lo stomaco. Alcuni le dànno un nome diverso, cioè quello di « rosmarino » ... "
Storia Naturale - Libro XIX
Plinio il Vecchio
Traduzione Francesca Lechi
La derivazione latina del suo nome invece si orienta verso ros - marinus - rugiada marina o rosa maris - rosa del mare probabilmente per i fiori che ricordano il colore cangiante del mare nelle sue varie gradazioni d'azzuro. Nei templi greci e romani veniva usato nei riti propiziatori, i sacerdoti lo portavato su di sé per allontanare le negatività e il suolo dove avveniva il rito veniva lustrato e purificato con dei rami che poi erano bruciati, il rosmarino sostituiva l'incenso arabo e prendeva il nome di pianta dell'incenso. Nei riti funebri si poneva un rametto tra le braccia dei morti come simbolo dell'immortalità dell'anima, si piantava vicino alle tombe e si creava una corona per adornare la testa dei Lari, dei del focolare domestico; le ghirlande usate anche per celebrare la dea dell'amore Afrodite furono in seguito realizzate con i rami del mirto.
" ... Piangono intanto i Teucri sulla spiaggia
il povero Miseno, tributando
alle sue tristi ceneri gli onori
supremi, e prima innalzano un enorme
rogo ricco di pini resinosi
e di tronchi di roveri, intrecciati
lateralmente di fogliame scuro,
poi davanti vi piantano un boschetto
di funerei cipressi, inghirlandati
di splendide armature. E c’è chi scalda
acque lustrali in bronzei recipienti
ondeggianti sul fuoco, chi deterge
e chi unge il cadavere. Si leva
un pianto generale. Poi, disposto
sul letto il corpo, vi gettano sopra
i consueti drappi porporini
e le sue vesti. Intanto altri si spingono
sotto l’enorme catafalco e tendono
le torce accese (doloroso ufficio!),
guardando indietro, come vuole l’uso
dei loro padri. Bruciano le offerte
ammonticchiate, l’incenso, le carni,
l’olio versato dalle tazze. Infine,
spente le fiamme e cadute le ceneri,
bagnano le reliquie ed i tizzoni
assetati di liquido col vino,
quindi, raccolti i resti, Corinèo
li sistema, li chiude e li sigilla
in un’urna di bronzo. Poi lui stesso,
girando per tre volte fra i compagni,
li spruzza lievemente con un ramo
d’olivo intriso d’acqua cristallina,
segno di buon augurio, li purifica
e pronuncia le ultime parole ... "
Eneide Libro VI,334 - 367
Publio Virgilio Marone
Traduzione Mario Scaffidi Abbate
Ovidio nelle Metamorfosi racconta che la pianta di rosmarino (incenso) nasce dalle membra della principessa persiana Leucotoe, suo padre il re Orcamo attraverso Clizia che è rosa dalla gelosia e brama vendetta, scopre che sua figlia è stata sedotta da Apollo e per punirla la seppellisce in una fossa sotto un cumulo di massi, il dio innamorato lo viene a sapere e:
" ... Lui è vero, cerca col potere dei suoi raggi, se gli è possibile,
di richiamare al calore della vita quelle gelide membra,
ma poiché il fato si oppone a tutti i suoi sforzi,
cosparge di nettare profumato corpo e sepoltura,
mormorando fra un mare di lamenti: “Almeno salirai al cielo”.
E improvvisamente il corpo impregnato di quel nettare divino
si sciolse e del proprio aroma intrise la terra;
a poco a poco allora un virgulto d’incenso, allungando nel suolo
le radici, si erse e ruppe il tumulo con la cima.
E a Clizia, benché l’amore potesse giustificarne l’angoscia
e l’angoscia la delazione, mai più volle avvicinarsi
il signore della luce e godersi con lei piaceri d’amore .. ".
Metamorfosi - Libro IV
Publio Ovidio Nasone
Traduzione Mario Ramous
Una leggenda andalusa racconta che durante la fuga in Egitto un cespuglio di rosmarino avvolse la Vergine Maria per proteggerla, lei poi vi stese sopra il suo manto e i candidi fiori dell'arbusto si colorarono di azzurro e sembra che da allora il rosmarino fiorisca il giorno della Passione, mentre una leggenda siciliana, che si legge in Favole, novelle e racconti siciliani di Giuseppe Pitrè, riferisce di una regina sterile che passeggiando in giardino si rammaricò nel vedere le rigogliose propaggini della rosamarina e poco tempo dopo rimase incinta, partorì una pianta di rosamarina e decise di porla in un vaso sul tavolo e di nutrirla quattro volte al giorno con il suo latte, quando suo nipote figlio del re di Spagna andò a trovarla, prese la rosamarina e la portò nel giardino del regno dove suo padre si dilettava a suonare lo zufolo. Un giorno, al suono dello strumento, dalla rosamarina uscì fuori una fanciulla di cui il re si innamorò, ma la dovette lasciare subito per andare in guerra e l'affidò alle cure del giardiniere, che, per paura di essere incolpato, scappò quando le tre sorelle del re scoprirono la presenza della fanciulla nella rosamarina e la fecero sfiorire trattandola male. Il giardiniere si rifugiò su un albero sotto il quale si incontrarono due draghi, uno maschio e una femmina che si misero a parlare dell'accaduto svelando involontariamente che la fanciulla poteva essere salvata strofinando il sangue di un drago maschio e il grasso di un drago femmina sul tronco della pianta. Il giardiniere uccise i due draghi e fece rifiorire Rosamarina che sposò il re quando tornò dalla guerrà.
Il rosmarinus officinalis, o anche salvia rosmarinus, originario dell'area mediteranea è un sempreverde aromatico che appartiene alla famiglia delle Lamiaceae. Un arbusto con i rami grigio-verde e pelosi in gioventù che diventano marrone chiaro nella maturità e con le foglie, ricche di olio essenziale, verde scuro nella pagina superiore e bianche in quella inferiore, lanceolate e opposte con i margini revoluti.
Il rosmarino da quando Galeno scoprì le sue virtù digestive fu molto usato anche in cucina; il suo fiore nelle ricette medioevali era riconosciuto semplicemente con il termine generico ἄνθος - anthos che vuol dire fiore e se veniva mangiato insieme alle foglie ogni mattina con il pane per tutta la durata della fioritura, acuiva la vista.
Nel Dizionario universale economico rustico del 1797 questa pianta profumatissima è descritta così:
" Ramerino, Rosmarino, lat. rosmarinus, rosmarìnus hortensis, angustiare folio, C. Bauh. I Rosmarinus officinalis, Lin. fr. Romarin, Encensier. E’ un arbusto che nasce abbondevolmente e senza coltura nei paesi caldi e secchi, come nella Spagna, Italia, Linguadoca, Provenza ec. e si coltiva nei vasi e ne’ giardini. La sua radice è sottile e fibrosa; pullula un tronco in arbusto all’altezza di 3. o 4. piedi, diviso in parecchi rami, lunghi , sottili, cenerognoli, corredati di foglie strette, di verde bruno al di sopra e bianche al di sotto, poco succolenti, di odore acuto, aromatico, grato e di un sapore acre; i suoi fiori che compariscono in aprile, in maggio e giugno, sono in forma ai gola, piccioli, ma assai numerosi, meschiati tra le foglie. Ciascuno d’essi è un tubolo trinciato in cima in due labbri di color turchino pallido o tirante al bianco di odore più dilicato di quello delle foglie. A cotesti fiori succedono delle semenze minute, rotonde, unite 4 insieme e racchiuse in una capsula che ha servito di calice al fiore. V’hanno parecchie altre sorta di ramerino, una delle quali ha le foglie simili al finocchio e la semente bianca che ha l’odore di resina; un’altra, che cresce su le roccie e quasi sempre sterile. Il ramerino selvatico di Boemia ha il legno de’ suoi rami rosso, le sue foglie verdi al di sopra e rosse al di sotto; ed il suo odore si acccosta a quello del cedro. Tutte le parti di questa pianta hanno un po' di odore di canfora o d’incenso, fragrante, grato, cefalico ed un sapore simile, aromatico, cefalico. Il rosmarino è stato noto in tutti i tempi a motivo della sua abilità e perchè si adoperava in addietro nel formare le corone di fiori. Ei nasce dai rami tagliati e in ogni sito brama soltanto una buona terra e prende qualunque forma che si desidera, massime quando sia stato moltiplicato da barbatelle colle radici. I gran freddi gli sono contrarie Io fanno perire, in quella guisa che perisce, se vi si metta al piede del letame. Si ha cura di accelerare il suo accrescimento, e di renderlo più forte all’intemperie delle stagioni col tagliare le sommità de’suoi rami. E’ sano ne’cibi e corroborante; e però se ne fa molto uso nella cucina casareccia. Si adopera intorno e dentro ai pesci che si portano lontano e anche nel selvagginme per salvarli dalla pronta corruzione. V. Acqua della regina d'Ungheria. I suoi fiori sono particolarmente graditi dalle api e le pecore che pascolano la pianta hanno carni saporitissime. "
Il dizionario dà anche la ricetta dell'Acqua della regina d'Ungheria che era considerata un rimedio prodigioso:
" Questa è un'acqua spiritosa giovevole a molti usi. E' sempre averne in pronto per metterne sopra una contusione, o per fermare il sangue da una ferita, o per soccorrere una persona svenuta, o in caso di vertigini o di vapori isterici o ipondriaci, odorandola o prendendosene una piccola cucchiajata in un bicchier d'acqua o lavandosene la testa se non si abbiano capelli ec. V. Macchia. Per farla, riempite una cocurbita di vetri di fiori di rosmarino colti nel suo più gran vigore, i calici e indifferentemente le foglie verdi mondati dai loro steli, versatevi sopra tanto spirito di vino che vi sopranuoti un buon dito traverso, mettete il vaso a bano maria e avendo ben lutato il recipiente col capitello, dategli un fuoco di distillazione per tre giorni, dopo i quali scioglierete i vasi e metterete nella cucurbita ciò che sarà distillato; accrescete fuoco al lambicco talmente che la goccia non ne attenda un'altra. Quando ne avrete cavati li due terzi o cinque sesti circa, levate il fuoco e lasciate raffreddare il liquore. Troverete nel recipiente un'assai buon'acqua della regina che conserverete in caraffine ben chiuse. Volendola fare più prontamente si mescola un'oncia d'olio di cannella e due once d'olio di spiga o lavanda in cinque pinte di spirito di vino, e sarà fatta. "
E a tal proposito si narra che la regina Elisabetta d'Ungheria a 73 anni avesse ricevuto da un eremita la ricetta di questo distillato, che la guarì dalla gotta, le diede nuova forza e la rese bella così tanto da far innamorare il re di Polonia che la chiese in sposa, ma lei rifiutò per amore di Gesù Cristo e di quell'angelo che, a suo dire, aveva donato la ricetta all'eremita.
Luigi XIV usava quest'acqua per curare la gotta e Madame di Sévigné in una delle sue lettere scrive: "... Quest’acqua è divina: io la porto sempre in tasca e me ne inebbrio tutti i giorni. E’ una vera follìa, come il tabacco: quando vi si è abituati non si può più farne a meno. Anche contro la tristezza essa è un rimedio eccellente... "
Nel XIX secolo è presente in tutte le farmacopee ufficiali ed è così richiesta che inizia a essere falsificata. In Francia il nome viene mutato in Eau de Ninon, quello originale sembra sia stato dato dal farmacista di Luigi XIV Nicolas Le Febvre.
Conosciuto dagli arabi, dagli egizi, dai greci e dai romani, nella medicina popolare era usato come antigotta, antireumatico, balsamo, cicatrizzante, colagogo - stimola la secrezione biliare, digestivo - stimola la secrezione gastrica, diuretico, emmenagogo, espettorante.
" ... Ne esistono due specie. Una non dà frutti, l'altra ha uno stelo ed un seme resinoso detto cachrys, e le foglie odorano d'incenso. Applicata alla pelle quando è ancora verde, la radice cura le ferite ed il prolasso rettale, i condilomi e le emorroidi, mentre il succo sia del tronco, sia della radice guarisce l'itterizia, nonché le infezioni che vanno espurgate, e rende piu acuta la vista. La semente viene somministrata in pozione per le malattie croniche del petto e per quelle dell'utero (in tal caso, abbinato ad acqua e pepe); giova alle mestruazioni e viene impiastrato con farina di loglio sulla gotta; elimina anche le lentiggini e se ne fanno applicazioni contro le malattie per cui bisogna infondere calore o provocare sudore, come pure contro le slogature. Bevuta con vino, aumenta la produzione di latte; lo stesso effetto sortisce la radice. La pianta intera poi serve per impiastri con aceto contro le scrofole ed abbinata a miele fa bene contro la tosse. Ci sono parecchie varietà di cachrys, come abbiamo già rilevato. La coccola del rosmarino suddetto, comunque, risulta resinosa se soffregata; combatte i veleni e gli animali velenosi (eccettuati i serpenti), stimola la sudorazione, elimina le coliche e determina abbondanza di latte ... "
Storia Naturale . Libro XXIV
Plinio il Vecchio
Traduzione Marco Fantuzzi
Il rosmarino contiene: acido carnosico, acido rosmarinico, e carnosolo, flavonoidi, salicilati e tannini, nutrienti quali calcio, ferro, fibre, fosforo, potassio, Vitamina A, C e B6; è un antianemico, antibatterico, antidepressivo e ansiolitico, antinfiammatorio, antiossidante, antispasmodico, antiulcera, antivirale, epatoprotettivo, ipoglicemizzante e neuroprotettivo.
Uso esterno in impacchi per alopecia, eczemi, ferite, dolori muscolari, reumatici e per la sciatica.
Da evitare l'uso per gli epilettici e per le donne in stato di gravidanza.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta il ricordo e non a caso già dall'antica Grecia si inalava l'olio essenziale per favorire la concentrazione e la memoria.
Un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.
Ofelia - C’è il rosmarino: è per il ricordo. Ti prego, amore, ricorda. E ci sono le viole: per i pensieri.
Laerte - Una lezione nella pazzia: pensieri e ricordi insieme vengono a proposito.
Amleto - Atto Quarto Scena Quinta
Shakespeare
Traduzione Stefano Baldi
N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.
Ma tu guarda quante notizie interessanti su di una pianta molto comune da noi.
RispondiEliminaGrazie come sempre Sciarada e belle anche le tue immagini. Ciao.
Un arbusto che era già presente nell'orto coltivato dalla mia nonna, prezioso in cucina, e non solo.
RispondiEliminaBenvenuto a giugno! Possa questo mese portare molte gioie, bei momenti, salute, pace e amore alla tua vita.
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