" ... Non si dee coltivare la vite verso il solstizio d' inverno, ma secondo il consiglio d’Igino, si possono, sette giorni dopo, purgare i vini dalle feccie, metterli in botti, purché la luna abbia sette giorni.
Si piantino i ciliegi verso il solstizio d'inverno. Convien in tal tempo dare della ghianda a' buoi, cioè, un moggio* per pajo ogni giorno; dandone loro di più, s'ammalano ... "
Tre libri di agricoltura
Tratti dalla Storia Naturale di Gaio Plinio Secondo
Volgarizzamento dell'abate Placido Bordoni
moggio* = Antica unità di misura per granaglie che varia da città a città
Allegoria dell'inverno
1600
Jacopo Da Ponte di Bassano - Bottega
Questa sera al tramonto l'immenso gigante gassoso Giove darà un bacio astrale al padre Saturno signore degli anelli per dare il benvenuto al primo giorno d'inverno, tra loro ci sarà una distanza di circa 730 chilometri e ai nostri occhi appariranno sovrapposti per l'illusione ottica della prospettiva. Una congiunzione la loro che con le stesse caratteristiche ritorna dopo ben 794 anni dalla prima del 4 marzo 1226 nella costellazione dell'acquario e 397 anni da quella del 17 luglio 1623 nella costellazione del leone.
" Uno tra gli Scrittori orientali che più di tutti sarebbe di grande utilità quanto alla cognizione delle cose d'Oriente, è senza dubbio Bar Hebreo o Abulfaragio, scrittore sirio cristiano del XIII secolo. Vissuto al tempo del decadere della letteratura siriaca e del fiorire della civiltà araba scrisse istorie assai celebrate in Oriente, quali sono la Cronaca siriaca in siriaco e la Storia delle Dinastie in arabo - Nacque nel 1226 di Cristo, nell'anno della congiunzione di Giove e Saturno nell'acquario, com'egli stesso dice nella sua vita che scrisse in siriaco ... "
Storia di Sohrab: episodio del Shahnameh di Firdusi
Firdausi
Traduzione Italo Pizzi
I due pianeti si sfioreranno per poi allontanarsi con la promessa di ritrovarsi tra 60 anni il 15 marzo del 2080. Se le nuvole non copriranno il vostro cielo, tra le 17.00 e le 19.00, provate a osservare il loro incontro guardando a sud-ovest a livello dell'orizzonte e se Keplero, nel suo " De Iesu Christi servatoris nostri vero anno natalitio ", ipotizzò che la stella cometa di Betlemme seguita dai Re Magi potesse essere proprio la congiunzione tra Giove e Saturno con la complicità di Venere avvenuta nel 7° secolo a. C. nella costellazione dei pesci, quest'anno potremo pensarlo anche noi, ma senza la complicità di Venere e nella costellazione del capricorno.
" ... Nei Pesci, ovvero quando nei Pesci ci sarà una congiunzione di Giove e Saturno, Abarbanel si aspetta la venuta del Messia. Abarbanel non fu il primo a formulare simili aspettative. Già quattro secoli prima si trovano indicazioni analoghe: si dice per esempio che Rabbi Abraham ben Hiyya (morto intorno al 1136) raccomandò di aspettare il Messia intorno all’anno 1464, in occasione della grande congiunzione dei Pesci; la stessa cosa si dice di Samuel ben Gabirol (1020-1070). Queste idee astrologiche diventano comprensibili se si considera che Saturno è la stella di Israele, e che Giove significa il “Re” (della giustizia). Fra le terre dominate dai Pesci, ossia dal domicilium Jovis, vi sono la Mesopotamia, la Battriana, il Mar Rosso, la Palestina.
Aion
Carl Gustav Jung
La congiunzione Giove Saturno ha un ciclo che dura vent'anni e la cultura storica sottolinea la dicotomia dell'evento tra una valenza positiva di espansione, di prosperità e una valenza negativa di chiusura e difficoltà. Addirittura il 30 gennaio del 1524 l'avvicinamento tra i due pianeti fu visto come presagio di un grande diluvio del tutto simile a quello universale.
E leggete un po' cosa scriveva il nostro Alessandro Manzoni nel capitolo XXXVII dei Promessi Sposi a proposito della congiunzione Giove Saturno:
" ... Dice adunque che, al primo parlar che si fece di peste, don Ferrante fu uno de’ più risoluti a negarla, e che sostenne costantemente fino all’ultimo, quell’opinione; non già con ischiamazzi, come il popolo; ma con ragionamenti, ai quali nessuno potrà dire almeno che mancasse la concatenazione.
«In rerum natura,» diceva, «non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l’uno né l’altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il contagio non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché, se fosse tale, in vece di passar da un corpo all’altro, volerebbe subito alla sua sfera. Non è acquea; perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da’ venti. Non è ignea; perché brucerebbe. Non è terrea; perché sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perché a ogni modo dovrebbe esser sensibile all’occhio o al tatto; e questo contagio, chi l’ha veduto? chi l’ha toccato? Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio. Ci dicono questi signori dottori che si comunica da un corpo all’altro; ché questo è il loro achille, questo il pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto. Ora, supponendolo accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di questa: che un accidente non può passar da un soggetto all’altro. Che se, per evitar questa Scilla, si riducono a dire che sia accidente prodotto, danno in Cariddi: perché, se è prodotto, dunque non si comunica, non si propaga, come vanno blaterando. Posti questi princìpi, cosa serve venirci tanto a parlare di vibici, d’esantemi, d’antraci…?»
«Tutte corbellerie,» scappò fuori una volta un tale.
«No, no,» riprese don Ferrante: «non dico questo: la scienza è scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato bell’e buono; ma dico che non han che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia? Tutto sta a veder di dove vengano.»
Qui cominciavano i guai anche per don Ferrante. Fin che non faceva che dare addosso all’opinion del contagio, trovava per tutto orecchi attenti e ben disposti: perché non si può spiegare quanto sia grande l’autorità d’un dotto di professione, allorché vuol dimostrare agli altri le cose di cui sono già persuasi. Ma quando veniva a distinguere, e a voler dimostrare che l’errore di que’ medici non consisteva già nell’affermare che ci fosse un male terribile e generale; ma nell’assegnarne la cagione; allora (parlo de’ primi tempi, in cui non si voleva sentir discorrere di peste) allora, in vece d’orecchi, trovava lingue ribelli, intrattabili; allora, di predicare a distesa era finita; e la sua dottrina non poteva più metterla fuori, che a pezzi e bocconi.
«La c’è pur troppo la vera cagione,» diceva; «e son costretti a riconoscerla anche quelli che sostengono poi quell’altra così in aria… La neghino un poco, se possono, quella fatale congiunzione di Saturno con Giove. E quando mai s’è sentito dire che l’influenze si propaghino…? E lor signori mi vorranno negar l’influenze? Mi negheranno che ci sian degli astri? O mi vorranno dire che stian lassù a far nulla, come tante capocchie di spilli ficcati in un guancialino?… Ma quel che non mi può entrare, è di questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione così maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate là, e sarete sicuri! Come se questo schivare il contatto materiale de’ corpi terreni, potesse impedir l’effetto virtuale de’ corpi celesti! E tanto affannarsi a bruciar de’ cenci! Povera gente! brucerete Giove? brucerete Saturno?» "
«In rerum natura,» diceva, «non ci son che due generi di cose: sostanze e accidenti; e se io provo che il contagio non può esser né l’uno né l’altro, avrò provato che non esiste, che è una chimera. E son qui. Le sostanze sono, o spirituali, o materiali. Che il contagio sia sostanza spirituale, è uno sproposito che nessuno vorrebbe sostenere; sicché è inutile parlarne. Le sostanze materiali sono, o semplici, o composte. Ora, sostanza semplice il contagio non è; e si dimostra in quattro parole. Non è sostanza aerea; perché, se fosse tale, in vece di passar da un corpo all’altro, volerebbe subito alla sua sfera. Non è acquea; perché bagnerebbe, e verrebbe asciugata da’ venti. Non è ignea; perché brucerebbe. Non è terrea; perché sarebbe visibile. Sostanza composta, neppure; perché a ogni modo dovrebbe esser sensibile all’occhio o al tatto; e questo contagio, chi l’ha veduto? chi l’ha toccato? Riman da vedere se possa essere accidente. Peggio che peggio. Ci dicono questi signori dottori che si comunica da un corpo all’altro; ché questo è il loro achille, questo il pretesto per far tante prescrizioni senza costrutto. Ora, supponendolo accidente, verrebbe a essere un accidente trasportato: due parole che fanno ai calci, non essendoci, in tutta la filosofia, cosa più chiara, più liquida di questa: che un accidente non può passar da un soggetto all’altro. Che se, per evitar questa Scilla, si riducono a dire che sia accidente prodotto, danno in Cariddi: perché, se è prodotto, dunque non si comunica, non si propaga, come vanno blaterando. Posti questi princìpi, cosa serve venirci tanto a parlare di vibici, d’esantemi, d’antraci…?»
«Tutte corbellerie,» scappò fuori una volta un tale.
«No, no,» riprese don Ferrante: «non dico questo: la scienza è scienza; solo bisogna saperla adoprare. Vibici, esantemi, antraci, parotidi, bubboni violacei, furoncoli nigricanti, son tutte parole rispettabili, che hanno il loro significato bell’e buono; ma dico che non han che fare con la questione. Chi nega che ci possa essere di queste cose, anzi che ce ne sia? Tutto sta a veder di dove vengano.»
Qui cominciavano i guai anche per don Ferrante. Fin che non faceva che dare addosso all’opinion del contagio, trovava per tutto orecchi attenti e ben disposti: perché non si può spiegare quanto sia grande l’autorità d’un dotto di professione, allorché vuol dimostrare agli altri le cose di cui sono già persuasi. Ma quando veniva a distinguere, e a voler dimostrare che l’errore di que’ medici non consisteva già nell’affermare che ci fosse un male terribile e generale; ma nell’assegnarne la cagione; allora (parlo de’ primi tempi, in cui non si voleva sentir discorrere di peste) allora, in vece d’orecchi, trovava lingue ribelli, intrattabili; allora, di predicare a distesa era finita; e la sua dottrina non poteva più metterla fuori, che a pezzi e bocconi.
«La c’è pur troppo la vera cagione,» diceva; «e son costretti a riconoscerla anche quelli che sostengono poi quell’altra così in aria… La neghino un poco, se possono, quella fatale congiunzione di Saturno con Giove. E quando mai s’è sentito dire che l’influenze si propaghino…? E lor signori mi vorranno negar l’influenze? Mi negheranno che ci sian degli astri? O mi vorranno dire che stian lassù a far nulla, come tante capocchie di spilli ficcati in un guancialino?… Ma quel che non mi può entrare, è di questi signori medici; confessare che ci troviamo sotto una congiunzione così maligna, e poi venirci a dire, con faccia tosta: non toccate qui, non toccate là, e sarete sicuri! Come se questo schivare il contatto materiale de’ corpi terreni, potesse impedir l’effetto virtuale de’ corpi celesti! E tanto affannarsi a bruciar de’ cenci! Povera gente! brucerete Giove? brucerete Saturno?» "
I Promessi Sposi - Capitolo XXXVII
Alessandro Manzoni
Buon solstizio d'inverno!
P.S. il post verrà aggiornato se riuscirò a riprendere la congiunzione, in ogni caso non aspettatevi che dei puntini luminosi su fondo scuro 😊
Ore 21.00
Eccomi qui con la grande congiunzione tra i due giganti del sistema solare
Per ulteriori informazioni
Per ulteriori informazioni
Eclissi di primavera
Equinozio di primavera in corona di palme
Aequa-nox di primavera
Di equinozi e solstizi
Lo sguardo ravvicinato tra Terra e Luna accoglie l'equinozio di primavera
Primavera come in un quadro
Aldebaran, Luna e Marte in equinozio di primavera
Per ulteriori informazioni
Allora aspettiamo le tue foto della congiunzione fra Giove e Saturno , che salutano l'inverno con un bacio. Il dipinto della bottega di Yacopo da Bassano è bellissimo. Buon Solstizio d'inverno . Saluti cari.
RispondiEliminaPost molto bello,anch'io aspetto le foto della cometa.Buon solstizio d'inverno.
RispondiEliminaAspettiamo e speriamo anche nelle buoni condizioni meteo.La e l'attesa sono tante.Ciao Sciarada.
RispondiEliminaCiao mia Diletta, qui a Torino è nuvoloso
RispondiEliminaSempre in prima linea...
RispondiEliminaIl mio abbraccio a te
Maurizio
Nelle difficoltà ci stiamo e ora aspettiamo l'espansione e la prosperità!!!!! Ritorno per le foto della congiunzione, ciao Sciary!!!!!
RispondiEliminaCe sei riuscità, e brava Sciarà'.
RispondiEliminaBravissima per la foto. Saluti , ciao.
RispondiEliminaSono le solite ingiustizie: Giove e Saturno vicinissimi quasi a congiungersi, in spregio a noi terrestri che dobbiamo mantenere le distanze e se osiamo “sbaciucchiarci” serve la mascherina.😊
RispondiEliminaBuon Natale e felice Anno Nuovo per te e chi ti è caro.
Un abbraccio
erico
Bellaaaaaaa!!!!!! Bravissima!!!!
RispondiEliminaChe emozione... Una suggestione senza pari. Proprio nel solstizio d'inverno poi! Sei stata bravissima, come sempre... Grazie Sorella!
RispondiEliminaE Auguri di Buone Feste!
RispondiEliminaE Auguri di Buone Feste!
RispondiEliminaTanti auguri di buone feste ! Anche quest'anno è stato bello partecipare al Calendario dell'Avvento, che mi ha tenuto compagnia in questi giorni in casa. Saluti cari.
RispondiEliminavery interesting post:)
RispondiEliminaBuone feste Sciarada.OLga
RispondiEliminaTe deseo que pases una ¡FELIZ NAVIDAD!
RispondiEliminaSaludos desde Salamanca.
Chissà perché loro sì e noi no... questa pandemia impedisce un pò troppe cose, a parer mio. Auguri di un sereno Natale !!
RispondiEliminaAuguri Buon Natale! Cara Sciarada a te e Raggio di Sole...
RispondiEliminaEstimada amiga, después de leer tu bonita e interesante entrada, provecho para desearte una Feliz Navidad y un próspero y venturoso 2021.
RispondiEliminaUn abrazo.
Tantissimi auguri di Buon Natale ^_^
RispondiEliminaSereno Natale per te
RispondiEliminaIl mio abbraccio forte, sempre
Maurizio
Grazie di tutto e Buon Natale a te e a tutti coloro che porti nel cuore.
RispondiEliminasinforosa
Ciao,
RispondiEliminati lascio un sentito augurio di sereni giorni.
Un abbraccio
Rakel
Un caro saluto e un abbraccio. Tanti auguroni di Buone feste a te e famiglia, che serenità e speranza accompagnino.
RispondiEliminaStefania
la fatal congiunzione di don ferrante :)
RispondiEliminaho da poco riletto i promessi sposi proprio partendo da questo punto del romanzo. un caso, una fortuita circostanza, come l'attuale prospettiva che fa riflettere e sognare, col naso rivolto in su.
grazie e serene feste