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sabato 14 giugno 2025

Le fauci dell'arcangelo porpora

"Anche quella specie di ortica che abbiamo chiamato lamio, la più dolce, dalle foglie che non pungono, con un pizzico di sale cura le contusioni, le ammaccature, le bruciature, le scrofole, le enfiagioni, la gotta, le ferite. Ha in mezzo alla foglia una macchia bianca, che cura i casi di fuoco sacro."

Storia naturale Libro XXII
Plinio il Vecchio
Traduzione Anna Maria Cotrozzi

Plinio il Vecchio è il primo naturalista a introdurre il genere Lamio che deriva dal greco λαιμός/laimós - gola, per la conformazione del fiore che sembra inghiottire l'insetto che preleva il nettare al suo interno, e ciò lo lega al mito di Lamia figlia di Belo, regina della Libia e amante di Zeus, punita da Era che in preda all'ira gli uccide i figli condannandola a non dormire per farle rivivere ogni notte il tormento della loro perdita; Giove per aiutarla le concede il dono di levarsi e di rimettersi gli occhi, ma il dolore che prova non si attenua, la dilania ed è tale e tanto da farla impazzire e la induce a divorare i figli altrui.

Mi sembra interessante farvi notare, anche per onor di cronaca, che nel corso del tempo la figura di Lamia subisce molte evoluzioni: durante l'età ellenistica tra il IV e I secolo a.C. diventa un mostro metà donna e metà serpente marino che oltre ad attaccare i bambini seduce gli uomini. Nell'età romana e nella tarda antichità tra il I e il V secolo d.C. la sua immagine si fonde con quella delle striges - strigi e si sviluppa l'aspetto di predatrice mutaforma notturna con tratti vampireschi che coinvolge in un gioco di eros e morte; san Girolamo tra il 382 e il 405 d.C. nel tradurre la Vulgata, in Isaia 34,14, si serve di Lamia per indicare in latino l'ebraica Lilith ed è così che crea un ponte linguistico tra le due che condividono gli stessi aspetti simbolici diventando lo specchio l'una dell'altra - “Et occurrent daemonia onocentauris, et pilosus clamabit alter ad alterum; ibi cubavit lamia, et invenit sibi requiem.” - "Le bestie del deserto vi s'incontreranno coi cani selvatici, il satiro vi chiamerà il compagno; quivi lo spettro notturno farà la sua dimora, e vi troverà il suo luogo di riposo."
Nel Medioevo tra il VI e il XV secolo d.C. viene identificata come demone stregonesco, succube, e spauracchio infantile. Nell'età moderna tra il XVIII e il XIX secolo la ritroviamo nella letteratura gotica e romantica come creatura vampirica erotico demoniaca e nell'età contemporanea tra il XX e il XXI secolo assume il ruolo di vittima, di mostro, di seduttrice letale ed è usata come simbolo del potere femminile.

Lamio purpureo - Arcangelo porpora

"... Anche la natura si manifesta in alcune creature in modo straordinario, come nel caso di un animale chiamato lamia, che ha una testa da fanciulla e un corpo da pesce mostruoso; quando questa bestia lamia incontra un uomo, prima lo inganna con il suo volto femminile e lo fa sdraiare accanto a lei finché può, e quando lui non riesce più a resistere alla sua lussuria, allora lo squarcia, lo uccide e lo mangia ..." 

Sulle proprietà delle cose
Bartolomeo Anglico 
Liberamente tradotto da Me Medesima

Il genere Lamium comprende circa quaranta specie, di cui dieci si trovano in Italia, tra queste il lamium purpureum il cui nome specifico deriva dal greco πορφύρεος/porphýreos e distingue i fiori e le foglie, generalmente apicali, ma non esclusivamente, che assumono una colorazione rosso porpora; Poiché inizia a fiorire in prossimità dell'8 maggio festa dell’Arcangelo Michele, viene chiamato arcangelo porpora, e la tradizione gli attribuisce il potere protettivo del santo che sostiene davanti agli ostacoli, se lo si porta con se vicino al cuore promuove il coraggio, allontana le energie negative e propizia la felicità; si credeva che le sue foglie messe all'interno del cuscino favorissero i sogni in cui veniva svelata l'anima gemella e da un punto di vista più pratico si pensava che camminare sulle piante del lamio purpureo stimolasse la circolazione sanguigna e giovasse a chi soffriva di dolori articolari e reumatici.
Nell'immaginario collettivo del Regno Unito la presenza delle piante di lamium purpureum svelava i luoghi segreti in cui si riunivano le fate, per tale motivo veniva chiamato cappello delle fate e ci si appostava nei dintorni per avvistarle.

Lamio purpureo - Arcangelo porpora

"... Crescono le Spezie di Lamium lungo le strade, nelle siepi, intorno alle muraglie, ne’ campi, ne’ Giardini, verso le le paludi, ne’ luoghi incolti. Si adoperano nella Medicina le loro foglie, e i loro fiori. Contengono molt’olio, sale mediocre. Sono diseccanti, e astringenti, proprie per fermare le diarree, i fluori bianchi delle Femmine, prese in decozione. Si applicano altresì in cataplasmo, e in fomento per risolvere.
Lamium viene dalla parola Greca Λάμια che lignifica Fantasima, chiamata in Ebraico Liltth; con cui li la paura a i bambini, come s’ella cercale di divorarli. In Italia chiamata quella Pianta Lamium; perché è stato supposto, che il suo fiore rassomigliasse al volto d una Fantasima. Quindi si vede , che l’etimologia del nome di quella Pianta non è cavata, che da una Chimera bambinesca ..."

Trattato Universale delle Droghe Semplici
Niccolò Lemery

Il lamio purpureo raggiunge un'altezza che può variare tra i 10 e 30 cm, originario dell'Eurasia appartiene alla famiglia delle Lamiaceae, ortiga muerta purpúrea in spagnolo, red eeadnettle in inglese, purpurrote taubnessel in tedesco, lamier pourpre in francese; popolarmente conosciuto come dolcimele, falsa ortica purpurea, làmio porporino, lamio rosso, milzadella rossa, orecchia di topo, ortica morta, ortiche morte; ha il fusto rossastro a sezione tetrangolare, semplice o ramificato, eretto o prostrato ascendente; le foglie violacee all'apice e verdi alla base, sono picciolate, opposte e cuoriformi con margine dentato crenulato; i fiori purpurei violacei sono disposti in verticillastri apicali, il labbro superiore concavo e quello inferiore con tre lobi di cui il mediano è picchiettato di macchie scure e i due laterali minuti, i frutti sono dei tetracheni divisi in quattro nucule trigone e tronche all'apice che contengono i semi.
Contiene alcaloidi come lamina e stachidrina; aminoacidi essenziali come arginina e lisina; carboidrati come fruttosio, glucosio e saccarosio; composti fenolici quali acido caffeico e acido rosmarinico, flavonoidi come apigenina e quercetina, e tannini condensati; lipidi quali acidi grassi come acido linoleico e acido oleico; sali minerali come calcio, ferro, magnesio e potassio; saponine triterpeniche; terpeni come carotenoidi e limonene; vitamine A - C e del gruppo B
Ha proprietà antinfiammatorie, antimicrobiche, antiossidanti, cicatrizzanti, diuretiche, espettoranti; in piccole quantità si può prendere in infuso i suoi fiori e le foglie più tenere si possono usare con moderazione nelle insalate o per preparare il burro alle erbe, cotte invece arricchiscono minestre e ripieni.

Lamio purpureo - Arcangelo porpora

Il lamio caratterizzato dalle foglie simili all'ortica, ma non urticanti, nel linguaggio dei fiori, rappresenta la forza discreta che difende senza aggredire e un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di San Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Per chi è interessato
Brucia con le coccole il legno di ginepro

2 commenti:

  1. E così quando le indoviniamo, le erbe? Manco le conosciamo queste. Super interessante e quante cose sai.
    Segugi

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