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martedì 7 giugno 2022

Giocano i gatti con la nepetella

" ... la nepitella è efficace contro i serpenti, i quali evitano il fumo e l'odore che produce bruciando; inoltre è utile, quando ci si accinge a dormire e si teme la presenza di serpenti, spargerne un po' sotto le coltri. La nepitella schiacciata si applica in impacco sulle egilopi*; contro il mal di testa si fanno impacchi con la pianta fresca, unita a un terzo di pane e mescolata ad aceto. Il succo instillato nelle narici tenendo la testa riversa all'indietro arresta il sangue dal naso; uguale effetto ha la radice, che usata per gargarismi con semi di mirto in vino passito tiepido, cura il mal di gola.

egilopi* = Fistole che si formavano all'interno della palpebra, provocando lacrimazione e trasudamento di siero

Storia Naturale - Libro XX
Plinio il Vecchio
Traduzione e note - Francesca Lechi

Calamintha nepeta - Nepitella

La credenza popolare, che fa della nepetella la cura per i morsi dei serpenti e degli scorpioni, funge da filo conduttore tra il nome di quest'erba officinale e quello dell''antica città di Nepi/Nepet/Nepete, dislocata nell'Agro Falisco in provincia di Viterbo, la cui etimologia è legata da una parte alla parola etrusca nepa che significa acqua, elemento naturale di quel serpente acquatico che secondo la leggenda, come simbolo di buon auspicio, uscì fuori dal solco del pomerio tracciato dal fondatore della città, Termo Laerte, e dall'altra si rifà alla parola latina nĕpa che sta per scorpione ed è riferita alla forma assunta dai torrenti che circondano la sporgenza su cui Nepi è sorta.
Clinopodium nepeta, è il nome scientifico della nepetella, in cui κλίνοπóδιον/klinopodion composto dai termini greci κλίνη/cline - letto e πóδιον/pódion derivazione di πούς/poús - piede, da cui il diminuitivo piedino, pedicello, stelo con i suoi verticilli floreali, va a ricordare la decorazione al tornio dei piedi di alcuni letti antichi.
È conosciuta anche come Calamintha nepeta:

" Fra le spetie della Calamintha ne una, che nasce ne i monti, che produce le frondi bianchiccie, simili al basilico: i rami secchi, i fusti angolosi, e 'l fior porporeo. L'altra e simile al pulegio ma maggiore: e imperò alcuni lo chiamarono pulegio saluatico, per rassembrarsegli nell’odore, questa chiamano i Latini nepeta. La terza è simile al mentastro, ma produce le frondi più lunghe, e i fusti, e i ramuscelli maggiori dell'altre, ma è manco virtuosa. Le frondi di tutte son ferventi, e fortemente acute. la radice è inutile. Nasce nelle campagne in luoghi aspri, e acquosi. Bevuta, overo impiastrata soccore à i morsi delle velenose serpi. La decottione bevuta provoca l’orina, e i mestrui: conferisce à i rotti, à gli spasimati, à gli asmatici, ai dolori di corpo, al vomito cholerico, e al freddo, e tremori, che vengono ne i principij della febbre; giova a trabocco di fiele. Tolta per avanti con vino vale contra à i veleni. Bevuta con mele, e sale ammazza ogni sorte di vermini del corpo. Il che fa parimente trita cruda, e cotta. Mangiata, e beutole poscia sopra del siero del latte, giova alla lepra. Le frondi peste, e applicate alla natura delle donne con lana, provocano i mestrui, e ammazzano le creature. Fumentate, e sparse le fanno fuggire le serpi. Cotte nel vino, e impiastrate fanno diventare bianche le cicatrici nere, e spengono i fluidi. Impianstransi in su le sciatiche, accioché tirino dal profondo gli humori, brusciando la pelle di sopra. Il succo distillato nell'orecchie v'ammazza dentro i vermini. 
Chiamasi la Calamintha volgarmente Calamentho, del quale quello è più hoggi adoperato nelle spetiarie, che commemorò Dioscoride nella seconda spetie, e disse che particolarmente era chiamato Nepeta da i Latini, il qual nome ritiene egli fino à i tempi nostri in Toscana: perciò che per tutto si chiama Nipotella. Nasce in luoghi inculti lungo le vie publiche, e appresso le siepi, e parimente ne i colli, con foglie ritondette, pelose, e all'intorno dentate. I gambi ha ella alti un gombito, quadrati, pelosi, e sottili, e i fiori piccioli e porporegni, i quali nascono di mezzo il gambo fino alla cima, come nel pulegio, quantunque nella calamintha sieno più copiosi nelle cime. Le sue radici sono sottili e copiose. Et imperò parmi, che si inganni assai il Brasavola, nel credersi, che 'l Calamento posto da Dioscoride nella seconda spetie sia quell’herba, che per ruzzare con essa volentieri le gatte, si chiama per la più parte d'Italia Herba gatta. Il quale errore apertamente ne manifesta il vedere noi, che l'herba gatta produce le frondi del tutto simili à quelle dell’ortica, e della melissa, le quali quanto si rassimiglino nelle fattezze, e nell'odore, nel qual fonda il Brafavola il suo sentimento à quelle del pulegio, giudichilo ciascuno, che brama di favorire il vero. Et però si vede, che equivocano coloro parimente, che chiamano in Lombardia Neueda l’Herba gatta. Al che havendo forse più rispetto il Brafavola, che al considerare alle fattezze, note, e lineamenti, che dà Dioccoride à quella seconda spetie, era manifestamente. Imperoché, come può vedere ciascuno, il volgar Calamento, che s'usa nelle spetiarie, ha le frondi non solo nelle fattezze, ma anchora nell’odore, e nel sapore, tanto simili al pulegio, che non è maraviglia, (come scrive Dioscoride) che l'habbiano chiamato alcuni Pulegio salvatico. Ne solamente nell'odore la Nepeta si rassembra al pulegio (come par che voglia il Brafavola) ma nelle foglie, e nei fusti. Per questo adunque diremo, che in modo alcuno non si dee credere, che l’Herba gatta sia la seconda spetie del Calamento: ne manco la terza come vuole, il Ruellio: imperoché questa si rassembrò Dioscoride al mentastro, non all’ortica, e alla melissa, a cui (come qui di sopra dicemmo) si rassimiglia non poco l'Herba gatta. Et tanto piu ardìsco d'affermare io questo, quanto ogn'hor più me ne fa fede l'havere ritrovato questa terza spetie di Calamento simile molto al mentastro, ma assai, più acuto, e più bianchiccio di colore, nella valle Anania, e in più e più luoghi del contado dì Goritia, dove parimente ne suoi più alti monti ho spesso ricolto anchora il montano, con frondi biancheggianti simili al basilico, con rami quadrangolari, e fior rosso porporeggiante, come nella prima spetie scrive Dioscoride.
Credonsi errando i Frati commentatori dell'antidotario di Mesue, che la Nepeta posta da Dioscoride per la seconda spetie, con frondi simili al pulegio, sia quella spetie, che nasce nei monti, con frondi simili al basilico. Nel che dimostrano d'haver con poca attentione studiato Dioscoride, e di non haver mai veduto il Calamento montano: ne meno s'accostano alla verità, per le ragioni su dette conformandosi co’l Brafavola, tenendo per certo, che l'herba gatta sia il Calamento della seconda spetie. Ma tornando all’herba Gattaria, dico ch'ella è pianta volgare, e conosciuta. Produce le foglie di melissa, overo d'ortica: ma minori, e bianchiccie; il gambo alto due gombiti, quadrato, e con molti rami parimente quadrati, e canuti. Fa i fiori bianchi per intorno à i rami, ma quelli, che sono nelle cime hanno non poco del spicato: ha molte, e fibrose radici. Spira di così acuto odore, che offende il capo; e è al gusto acuta e amaretta. Nasce ne i terragli de i campi, lungo le vie, e in luoghi humidi. Scalda e disecca, come la calamintha; di modo che dove non sia calamìntha, si può sicuramente usar questa in suo luogo. Vale spetialmente la Gattaria à tutti i morbi frigidi del capo, del petto, dello stomaco, e della madrice. E caccia fuor del corpo le ventosità. E imperò giova ella a coloro che patiscono lungo dolore di testa, à i vertiginosì, alli stupidi, à i sonnolenti, à i paralitici, alli spasìmati, e à chi patisce il mal caduco, come anchora, àgli stretti di petto, à gli afmaticì, e à coloro, che malagevolmente spirano. Scalda lo stomaco, e vi guarisce il dolore causato da ventosità. Provoca tutta la pianta i mestrui tanto presa per bocca, quanto sedendosi nella sua decottione. Usandosi spesso fa diventare fruttifere le donne sterili, e massimamante oue la causa sia per frigidità, imperoché scalda ella non poco la madrice. Tirato il succhio per il naso purga il capo della flemma, e acuisce la vista: In somma oue sia di bisogno di scaldare grandemente, la Gattaria è valorosa, e buona.
La Calamintha (diceva Galeno al. VII. delle facultà de Semplici) è di sottile essenza calda, e secca quasi nel terzo ordine, delle cui qualità si s' hanno gli indìci manifesti parte per il gusto, e parte per l'esperienza. Al gusto è ella chiaramente acuta, e calda, e alquanto amara, e all'esperimento è manifesto, che applicata di fuori scalda da prima valorosamente, e morde tirando, e levando la pelle, e finalmente ulcera la carne. Oltre a ciò tolta secca per bocca pei se sola, overo con vino melato, scalda manifestamente, fa sudare, e matura, e disecca ogni corpo. Nella qual ragione confidandosì alcuni usarono la Calamintha cotta nell'olio per ungere coloro, che nell entrar delle febri son conquassati dal tremore, e dal freddo, fregandogli affai forte, e parimente dandola per bocca nel modo predetto. Impiastrata altri anchora per valoroso rimedio alle sciatiche: percioché per tirare ella gli humori alla superficie, che sono ne profondo delle membra, scalda molto la giuntura, bruscia apparentemente la pelle. Provoca valorofamente i mestrui tanto bevuta, quanto applicata. È ottimo rimedio à i leprosi, non tanto perché ella digerisca i sottili humori, ma per diseccare ella, e incidere valentemente i grossi da i quali si genera il male. Così anchora fa diventare bianche le cicatrici dell'ulcere, che restano nere, e spegne i fluidi. nel che molto più giova fresca, che secca, cotta nel vino e messavi sopra: imperoché secca, diventa più gagliarda, e più pronta à brusciare. Et però essendo ella tale, s’usa nei morsi de velenosi animali, come i canteri, e ogni altro medicamento calido, e acuto composto di sottili parti, e come quelli tutti, che dal profondo, ecome quelli tutti, che dal profondo, e da tutte le parti circonvicine possono tirare à se ogni humore. Oltre à questo l'amarezza, che si ritrova in lei, è veramente poca: nondimeno in alcune cose opera ella così valorofamente, come se fusse assai. Del che è cagione l’esser ella congiunta con gran calore, e con sottile essenza. Et imperò il suo succo bevuto, overo cristerizato ammazza tutti i vermini del corpo, e parimente dell'orecchie, e d'ogni altro membro, dove fussero nati, ò per putredine di posteme ò d'altro. Et così bevuta, overamente applicata di sotto, ammazza la creatura, e la fa venìr fuori avanti al tempo. E' la Calamintha incisiva, per esser calida, sottile, e amara: ma astersiva solamente per l'amaritudine. Et imperò per tutte le qualità predette giova ella agli asmatìci: ma à trabocco di fiele conferisce solamente per l’amaritudine, come fanno l'altre cose amare, a astersive, e disoppilative d’ogni oppilatione del fegato. Ma à tutte queste cose è più dell’altre valorosa quella, che nasce ne i monti. Chiamano la Calamintha i Greci Καλαμινθα; i Latini, Calamintha; gli Arabi Calamentum: i Tedeschi, Vuilden poley: li Spagoli la Nevada; i Francesi, Poulliot Savvage: i Boemi, Marulka Polny. La Gattaria poi chiamano i Tedeschi Katzen nept: i Boemi Kournjk; i Francesi Herbe de chat . "

Dioscoride a cura di M. Pietro Andrea Matthioli

La Nepeta cataria appartenente alla stessa famiglia della Clinopodium nepeta è oggi definita erba gattaia, erba gattaria o erba gatta proprio perché i gatti l'adorano ed è altra cosa dall'erba dei gatti che può essere avena, grano o segale.

Calamintha nepeta - Nepitella

La nepetella originaria dell'area mediterranea appartiene alla famiglia delle Lamiaceae; raggiunge un'altezza che può variare dai 20 agli 80 cm., dal fusto tetragonale che diventa legnoso in maturità si dipartono vari rami che danno alla pianta una forma a cespuglio, le foglie picciolate, verde scuro nella pagina superiore più argentate e leggermente pelose in quella inferiore sono piccole, opposte e ovate con l'apice arrotondato o appuntito, i margini sono leggermente dentellati, i fiori, peduncolati contenuti in verticilli, si sviluppano all'ascella delle foglie e alla sommità dello stelo da giugno a ottobre, hanno l'anatomia a calice campanulato e labbra lobate tipica delle lamiaceae e il loro colore varia dal bianco al porporino.
Nel lazio è conosciuta popolarmente con il nome di mentuccia ed è molto diffusa insieme al puleggio, chiamato comunemente menta romana, spesso queste due erbe, che si distinguono nella foggia floreale, vengono confuse per la simile conformazione fogliare. 
Nel Dizionario universale economico rustico del 1797 la nepetella è descritta così:

" Nepita, Nepeta, Nepìtella, Calaminta, Erba gatta o Erba de' gatti, lat. Nepeta vulgaris, fr. Cataire, Erbe au chat. Questa pianta che trovasi nelle ortaglie e su i margini delle strade maestre, nei luoghi umidi, ha una radice legnosa e ramosa, da cui esce un tronco quadrato, villoso, ramoso, alto tre piedi, rosso nella base e pel rimanente biancastro. Questo tronco produce dei rami che vanno corredati di foglie simili a quelle dela melissa, dentate, puntite, lanuginose, biancastre , di un odore di menta acuto e di un sapore bruciante ed acido: i suoi fiori porporini, o biancastri e disposti a maniera di spiga nascono nelle sommità dei tronchi; al fiore succedono 4 semenze ovali.
I gatti amano appassìonatamente questa pianta: fanno mille contorsioni accarezzandola e rotolandovisi sopra, oltre di mangiarne. Essa è isterica, vulneraria e alessifarmaca: si prende in infusione. "

Dizionario universale economico rustico

Calamintha nepeta - Nepitella

Contiene: acido acetico, acido butirrico, acido palmitico, acido salicilico; alcoli come 3-ottanolo, citronellolo geraniolo isomentolo, linalolo, mentolo, neoisomentolo, neomentolo, nepetolo, nerolo; aldeidi come citrale, geraniale e il nerale; chetoni come piperitenone, pulegone; esteri come acetato di mentile, butirrati e valerati; flavonoidi, lattoni come l'epinepetalattone, il diidronepetalattone e il nepetalattone; fenoli come carvacrolo, timolo; monoterpeni come beta-pinene, limonene, mircene e ocimene; sali minerali come calcio, ferro, fosforo, potassio, sodio; sequiterpeni come α-umulene e β-cariofillene; tannini; vitamina C.
La medicina popolare con la nepetella arginava la carica batterica degli alimenti e la inseriva nelle viscere della cacciagione, degli animali da cortile e nei recipienti in cui veniva conservato il latte, in infuso alleviava i dolori reumatici e si "credeva" che potesse addirittura curare l'elefantiasi.
Della pianta si sfrutta la proprietà analgesica, antiacne, antibatterica, antinfettiva, antinfiammatoria, antimicrobica, antiossidante, antipiretica, antisettica, antispasmodica, antitosse, antivirale, carminativa, calmante, colagoga, decongestionante, digestiva, emmenagoga, insettifuga, litolica, parassiticida sedativa, stomachica, sudorifera, tonica, vulneraria.
Controindicata alle donne in gravidanza e in allattamento, a chi soffre di fegato, reflusso gastroesofageo e tachicardia.

" Nomi. Greci, Καλαμινθα. Lat. Calamintha. Ita. Calamento, Mentuccia, Nepetella. Arab. Calamentum, Ted. Vuilden poley. Spagn. Neveda. Franc. Paullio Savvage.
Spetie E' di tre sorti, cioè montana, agreste e fruticola.
Forma. Nasce con foglie ritondette, pelose, e all'intorno dentate, e molto odorate i gambi ha ella alti un gombito quadrati pelosi, e sottili, e i fiori piccioli purpuregni, i quali nascono da mezo il gambo, fino alla cima, come nel Pulegio, quantunuque nella montana sian più copiose nelle chiome. Le sue radici sono copiose, e sottili,
Loco. Nasce in luoghi inculti, lungo le vie publiche, appresso le siepi, e parimente nei colli.
Qualità. E' di sottile essenza, calida, e secca quasi nel terzo grado, delle cui qualità s'hanno inditij manifesti parte per il gusto, e parte per l'isperienza. Al gusto è ella chiaramente acuta, e calda, e alquanto amara; e all'esperimento è manifesto ch'applicata di fuori da prima scalda valorosamente, e morde, tirando, e lavando la pelle: e finalmente ulcera la carne, e fa sudare, e disecca ogni corpo, e ha del digestivo, e dell'asterſivo.
Virtù. Di dentro. Il succo bevuto, con vino scaccia i lombrici, e i venseni. Prouoca il sudore, apre l'opilationi del fegato, e della milza, riscalda le reni infrigidite, mitiga i dolori della madrice e provoca i meſtrui: e questo lo fanno principalmente le foglie cotte in vino, e bevute, che purgano ancora il petto, provocano l'urina, e sanano le rotture, e sminuiscono l'abondanza della collera. Conforta questa bevanda lo stomaco, e purgato prima lo stomacho, saceia la febre terzana, e giova agli asmatici, spasmati, e ai dolori di corpo, al vomito colerico, e ai freddi, e i tremori, che vengono nel principio delle febri. La polvere delle foglie bevuta con mele, e con sale ammazza ogni sorte di vermini nel corpo. Il che fa parimente trita cruda insieme con la cicoria mangiata in insalata: mangiata cruda, e cotta l'herba, e bevutola sopra del siero del latte giova alla lepra. Cotta con zuccaro vale al trabocco del fiele, alla difficultà dell'anhelito, alla tosse antica, alla fredda intemperie delle viscere, è a quelli che patiscono di milza, e per questi mali si è fatto poi il diacalamento semplice, e composto e lo sciroppo in questa maniera Recip. calaminta domestica, e salvatica ana once II. seme di ligustico, di dauco, squinanto ana once cinque, e meza libra d'uva passa, mele, e zuccaro libre due, e acqua q. b. e si fa bollir il entro.
L'Acqua stilata dalle foglie, vale alle cose predette.
Virtù. Di fuori. Il succo è il vino dove sia bollita la calamintha, leva le macchie negre della pelle, ammazza i vermini stillato nell'orecchie: sedendole donne nella sua decottione si provocan loro i mestrui, e si mitigano i dolori della madrice. Le frondi peste, e applicate alla natura delle donne con lana, provocano i mestrui, ma ammazzano le creature. Fattone profumo fanno fuggir le serpi: cotte in vino, e impiastrate fan bianche le cicatrici, e spengono i fluidi. Impiastransi utilmente sù le sciatiche, accioché tirino fuori dal profondo gli humori, brusciando la pelle di sopra. "

Herbario Novo
Castore Durante

La nepetella è molto usata anche in cucina e il suo abbinamento con i funghi è perfetto. Ecco per voi una ricetta semplice di un grande maestro:

" 395. Funghi in umido
Per l’umido sono da preferirsi quelli che stanno sotto la grandezza mediocre. Nettateli, lavateli e tagliateli a fette più sottili dei precedenti. Mettete un tegame al fuoco con olio, qualche spicchio di aglio intero, un po’ ammaccato e un buon pizzico di foglie di nepitella.
Quando l’olio comincia a grillettare gettate giù i funghi senza infarinarli, conditeli con sale e pepe e, a mezza cottura, bagnateli con sugo di pomodoro semplice; siate però parchi coi condimenti perché i funghi non li assorbono. "

La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene - 1895
Pellegrino Artusi

Nel linguaggio dei fiori rappresenta la bellezza e l'affetto; un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

" ... Era una sera luminosa; dalle colline arrivava il profumo della nepitella, e il mare d’oro o di viola era così calmo che rifletteva nitidamente le paranze simili a grandi fenicotteri argentei con un’ala in aria e l’altra immersa nell’acqua ... "

Nel deserto - 1911
Grazia Deledda

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Brucia con le coccole il legno di ginepro

1 commento:

  1. Ma quante utili e interessanti i formazioni su quest'erba più conosciuta come "Erba Gatta". Grazie e buon pomeriggio.
    sinforosa

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