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venerdì 30 aprile 2021

Beltaine

Il tramonto è passato, i fuochi sacri sono stati accesi e la festa è iniziata. 

I fuochi di Beltaine sulla collina

" ... L'anno celtico, basato sul calendario lunare, con un mese aggiunto ogni cinque anni, è diviso nettamente in due stagioni, inverno ed estate; ne deriva che il suo asse principale va dal primo novembre al primo maggio. Lo ripetiamo: il calendario celtico, e dunque le ricorrenze festive druidiche, non hanno a rigore nessun legame con i solstizi, contrariamente a quanto afferma la moda dei neo-druidi che hanno attinto le loro conoscenze e le loro tradizioni dai propri fantasmi. In realtà le feste druidiche hanno luogo quaranta giorni dopo un solstizio o un equinozio: la cosa si spiega perfettamente, essendo la quarantena un periodo di attesa, di incubazione, di preparazione allo schiudersi della festa, considerata quest'ultima come un'orgia, vale a dire una cristallizazione di tutte le forze liberate ... "

" ... Beltaine la festa del primo di maggio, ha un'importanza considerevole. Il nome significa «fuoco di Bel» e fa riferimento ad un'idea di luce e calore. È la fine dell'inverno e l'inizio dell'estate. Di qui i riti del fuoco, particolarmente abbondanti, e la sacralizzazione della vegetazione nascente. In una società pastorale come quella dei celti primitivi, ed in particolare degli irlandesi, si tratta del momento cruciale dell'anno in cui gli armenti escono dai rifugi e vanno a pascolare nella campagna. I famosi fiana* del re Finn avevano l'abitudine di trascorrere i sei mesi d'inverno nelle case degli irlandesi, case che avevano la missione di proteggere; ma, dal primo di maggio, se ne andavano per tutta l'Irlanda a vivere una vita nomade. È del pari a Beltaine che hanno luogo le mitiche invasioni d'Irlanda. Con ogni evidenza, la festa di Beltaine è un'apertura sulla vita e la luce, un'introduzione nell'universo diurno, mentre Samain segna l'ingresso nel mondo notturno, che in Bretagna chiamano ancora «i mesi neri»... "

Il Druidismo religione e divinità dei celti
Jean Markal

fiana* = Pari a fianna éireann, gruppo di guerrieri nomadi capeggiati da Fionn mac Cumhaill, le loro gesta sono narrate dal poeta Oisín, figlio di Fionn e della poetessa Sadbh, nel Ciclo feniano, opera letteraria risalente al XII secolo d. C. che segue il Ciclo delle invasioni, il Ciclo dell'Ulaid e il Ciclo dei re con cui forma il corpus mitologico in cui sono raccolte le tradizioni orali irlandesi.

Buon Primo Maggio

Per chi è interessato:

giovedì 29 aprile 2021

Sul Mediterraneo


" ... Per secoli chi viaggiava lungo questo piccolo mare ha raccontato di storie e di prodigi, di animali mostruosi e di miracoli. Per secoli ogni costa del Mediterraneo è stata il luogo di una scoperta, di un’avventura e di una sfida con se stessi. I barbari che ognuno ha visto nella costa altrui sono stati parte del gioco, perché erano loro, i diversi di ogni etnia e di ogni religione che obbligavano gli altri a fare i conti con se stessi e con lo spazio che abitavano. Per secoli, insomma, anche il Mediterraneo ha alimentato quell’antico bisogno di muoversi e conoscere, quel bisogno di uscire di casa e andare per terre sconosciute che, da che mondo è mondo, ha contribuito a rendere i bambini un po’ più adulti e gli adulti un po’ più saggi ... "

Quando guidavano le stelle
Alessandro Vanoli

mercoledì 28 aprile 2021

Spalle al muro

Muro e radici

Sentì la donna ridicolizzare l'uomo per il timbro di voce tipicamente femminile e per un attimo, con la mente, ritornò a quando era piccola e si arrovellava il cervello per cercare di capire cosa potesse spingere alcuni dei suoi coetanei a schernire chi aveva un tic o una particolare caratteristica fisica non riconosciuta dai canoni comuni e, ora che capiva, non compredeva il perché degli adulti che non riuscivano ad andare oltre lo stadio infantile.

Affreschi di una pensatrice folle
Sciarada Sciaranti

martedì 27 aprile 2021

Superluna Rosa di aprile


La costellazione dello Scorpione alle 5.33 del 27 aprile 2021 si è svegliata con il bacio di luce del nostro satellite che completava la sua fase di plenilunio e alle 17.25 è stata anche testimone dell'appuntamento tra Terra e Luna al perigeo. Il nostro pianeta e il faro che illumina la notte si sono guardati a una distanza di circa 357.378 mila km, circa 27.025 mila km in meno rispetto ai cica 384.403 mila km consueti.
L'avvicinamento ci ha offerto così una splendida Superluna* leggermente annebbiata da un velo di nuvole, la prima dell'anno a cui seguirà quella del 26 maggio che sarà ancora più vicina e ci sembrerà ancora più grande. 
Superluna Rosa perché così è chiamata la luna piena di aprile dai nativi americani per merito del muschio rosa, la phlox subulata, pianta simile alle ortensie che sboccia per prima nelle praterie colorandole di rosa e inaugura la stagione primaverile.
La luna piena di aprile promuove la vita ed è anche Luna dell’Erba che germoglia, Luna dell’Erba che nasce, Luna del Pesce e Luna dell'Uovo perché le alose* risalgono i fiumi e depongono le uova.

Superluna* = Termine che risale al 1979 e che sembra esser stato coniato dall' astronomo Richard Nolle sulla rivista Horoscope per indicare una distanza al perigeo tra Terra e Luna inferiore al 90% ovvero ai 368.630 chilometri 
alose*= Pesci che appartengono famiglia delle aringhe e delle sardine

lunedì 26 aprile 2021

Risorgi e vinci

" ... Come distinta da minori e maggi
lumi biancheggia tra’ poli del mondo
Galassia sì che fa dubbiar ben saggi,
sì costellati facean nel profondo
Marte quei raggi il venerabil segno
che fan giunture di quadranti in tondo.
Qui vince la memoria mia lo ingegno,
ché quella croce lampeggiava Cristo
sì ch’io non so trovare esemplo degno;
ma chi prende sua croce e segue Cristo,
ancor mi scuserà di quel ch’io lasso,
vedendo in quell’albor balenar Cristo.
Di corno in corno e tra la cima e ’l basso
si movean lumi, scintillando forte
nel congiungersi insieme e nel trapasso:
così si veggion qui diritte e torte,
veloci e tarde, rinovando vista,
le minuzie de’ corpi, lunghe e corte,
moversi per lo raggio onde si lista
tal volta l’ombra che, per sua difesa,
la gente con ingegno e arte acquista.
E come giga e arpa, in tempra tesa
di molte corde, fa dolce tintinno
a tal da cui la nota non è intesa,
così da’ lumi che lì m’apparinno
s’accogliea per la croce una melode
che mi rapiva, sanza intender l’inno.
Ben m’accors’io ch’egli era d’alte lode,
però ch’a me venia Risurgi e Vinci,
come a colui che non intende e ode.
Io m’innamorava tanto quinci,
che infino a lì non fu alcuna cosa
che mi legasse con sì dolci vinci.
Forse la mia parola par tropp’osa,
posponendo il piacer de gli occhi belli
ne’ quai mirando mio disio ha posa;
ma chi s’avvede che i vivi suggelli
d’ogni bellezza più fanno più suso,
e ch’io non m’era lì rivolto a quelli,
escusar puommi di quel ch’io m’accuso
per escusarmi, e vedermi dir vero;
ché ’l piacer santo non è qui dischiuso,
perché si fa, montando, più sincero. "

Canto XIV del Paradiso
Divina Commedia
Dante Alighieri

" Risorgi e vinci. Questa è la parola d'ordine dell'esercito che milita sotto Gesù Cristo: questo è il motto inciso a lettere di rubino nel nostro vessillo, la Croce. La Croce è il labaro, pel quale hanno disfatto le potenze infernali tutti i beati , massime quelli che sfidando la ferità de' tiranni e la rabbia dei carnefici furono testimoni di sangue e di martirio. Già Dante era giunto all'affocato viso del pianeta Marte, e gli apparvero splendori dentro a due raggi, cioè due liste di splendore che formavano una croce.
E nel modo che la via lattea, distinta da lumi maggiori o minori, biancheggia sì che dubitare della cagione di questo suo chiarore; così costellati, seminati di stelle maggiori e minori, que' raggi formavano nel centro del pianeta il venerabil segno (la Croce) alla quale in tondo (nel cerchio) formano giunture di quadranti; cioè dai diametri che si intersecano ad angolo retto, congiungendo quattro quadranti. E in quella croce lampeggiava Cristo siffattamente che il Poeta riverente e pio dice non trovar similitudine atta a rappresentarla degnamente. Da un'estremità all'altra di essa croce si muovevano lumi, cioè anime beate tutte raggianti, scintillando forte nel punto ove si univano e trapassavano; mirabile effetto della reciproca carità.
E da questi spiriti si stendeva per tutta la croce una melodia indistinta, della quale si udivano solo le parole: risorgi e vinci, ma che rapiva in dolce estasi il Poeta, e l'innamorava di questo canto, di questo spettacolo, sì che fino a quel tempo non era cosa che l'avesse legato con vincolo di siffatta soavità. "

La Festa di Dante
Giornale del Centenario

Croce di foglie di fresie con gocce d'acqua

Io la croce non l'ho vista su Marte come Dante, l'ho vista in un giardino segreto, era formata da due foglie di fresie intersecate e delle bellissime gocce d'acqua si adagiavano su di essa come perle lucenti.
Vale lo stesso?   

domenica 25 aprile 2021

Una storia diversa

" ... Son passati vent'anni. Ma non siamo dei superstiti. Non ci sentiamo dei sopravvissuti. Siamo ancora vivi, come stamattina, per ricordare i nostri morti e per ridare una speranza a coloro che hanno combattuto e non hanno dimenticato...
... Se questecelebazioni del ventennale hanno un senso, non può essere che un invito a un esame di coscienza...
... Quale che sia il giudizio che diamo sulla guerra di liberazione e sul movimento della Resistenza, è certo che questa guerra e questo movimento stanno alla base dell'Italia contemporanea. Non posssiamo capire quello che siamo oggi senza cercar di capire quello che è avvenuto vent'anni fa, quando un popolo ha scosso il giogo e ha unito la propria lotta a quella di tutti i popoli liberi dell'Europa. La Resistenza è stata una svolta che ha determinato un nuovo corso della nostra storia: se la Resistenza non fosse avvenuta, la storia d'Italia sarebbe stata diversa, non sarebbe stata la storia di un popolo libero.
Sfido chiunque a confutare questa verità ... "

Discorso sulla Resistenza
tenuto nel 1965
da Norberto Bobbio
in Amministrazione Provinciale di Vercelli

25 Festa della Liberazione

Lieto 25 Aprile

Per ulteriori informazioni:

sabato 24 aprile 2021

In sé si ritrae

In sé si ritrae
La chiocciola ferita
Riprende fiato

Sciarada Sciaranti

Chiocciola ferita

 

venerdì 23 aprile 2021

Dies Natalis - Anno XI

L'1- وَاحِد - wahed nello stadio superiore della cifra doppia incontra il 10 - عَشَرَة - a‘ashar, e lo zeroصفر - sifir lascia il posto affinché possa comporsi l'11 - أَحَدَ عَشَرَ - ahada a‘ashar, primo palindromo e numero maestro dei pitagorici. La diade maschile e femminile del due appartenente allo stadio precedente si evolve e diventa consapevolezza nell'1 che affianca l'1 prendendo contatto con il sè.
L'11 è l'intuizione dell'apertura mentale che si fa genio, è la conquista, per merito, di giustizia e potenza, è la maturità spirituale.
L'11 è la Kaph corona di realizzazione, copricapo che si pone all'apice superiore dell'essere umano, è il semicerchio della Luna visibile durante le fasi lunari e il semicerchio della Terra visibile dallo spazio durante i moti terrestri; ha una duplice forma grafica, la prima si inserisce dove necessario nella parola: tre linee dispote come la mano che assume la posizione di coppa כ nell'atto di accogliere, la seconda si colloca solo a fine parola: una linea orizzontale che scende a destra ף come la luce che scende dall'alto nell'atto di illuminare.
Il valore numerico più usato della Kaph è 20 e se lo si mette davanti alla sua posizione 11 si compone 2011, anno in cui Anima Mundi compiva il suo primo anno di vita.

Compleanno AnimaMundi

Grazie a tutti voi che in questi 11 anni avete affiancato la vostra individualità alla mia per creare insieme il nostro mondo!

giovedì 22 aprile 2021

Profumo leggero di zagara

Zagara

" ... Un odore leggero, c'è qualche fiore di zagara aperto in ritardo, un alito d'erba fresca, e la terra bagnata da poco che ancora sa di ... "

Viaggi e scritti letterari
Cesare Brandi

mercoledì 21 aprile 2021

La fondazione di Roma

Buongiorno Roma e buon compleanno!
Sei bellissima oggi come ieri e sempre lo sarai.

Aventino - Capitolino - Celio - Esquilino - Palatino - Quirinale - Viminale

I sette colli

" ... [11,1] Dopo aver seppellito a Remonia Remo e insieme i pastori che avevano allevato i due fratelli, Romolo fondò la città facendo venire dall’Etruria degli esperti perché li guidassero e insegnassero loro, sul fondamento di certe leggi e di certi libri sacri, tutti i particolari della cerimonia, come in un rito religioso.
[2] Fu scavata una fossa circolare intorno a quello che ora viene chiamato il Comizio, e le primizie di tutti i frutti, il cui uso è ritenuto legittimo e buono per consuetudine e necessario per natura, deposero in essa. Da ultimo ciascuno vi gettò una zolla di quella terra da cui era giunto e che aveva portata con sé, e le mescolarono fra di loro. Questa fossa chiamano «mondo», con lo stesso nome con cui chiamano il cielo. Poi, facendo centro su di essa disegnarono, come tracciando una circonferenza intorno a un punto, i limiti della città.
[3] Il fondatore in persona, applicò a un aratro un vomere di bronzo e aggiogati ad esso un bue e una vacca, scavava, spingendolo tutt’intorno, un profondo solco lungo il confine, mentre quelli che lo seguivano avevano il compito di gettare all’interno tutte le zolle sollevate dall’aratro e di non permettere che alcuna ne cadesse dalla parte esterna.
[4] Tracciarono poi una linea distinta dal tracciato del muro, la quale indicava quello che in forma contratta chiamano «pomerio», termine che significa «dietro il muro» o «dopo il muro». Dove pensavano che dovesse inserirsi una porta, toglievano il vomere e sollevavano l’aratro lasciando uno spazio libero.
[5] Da qui il fatto che considerano sacro tutto il muro tranne le porte. Se avessero ritenuto sacre le porte, non sarebbe stato possibile farvi entrare, senza scrupoli religiosi, alcuni dei prodotti necessari né altre cose farne uscire, in quanto ritenute impure.
[12,1] E concordemente accettato che la fondazione della città avvenne l’undicesimo giorno prima delle calende di maggio. E questo giorno festeggiano i Romani, chiamandolo il Natale della loro patria. Da principio, come dicono, nessun animale sacrificavano in questa solennità, ma pensavano di dovere conservare pura e senza spargimento di sangue la festa commemorativa della nascita della loro patria. [2] Ma anche prima della fondazione della città essi avevano in quello stesso giorno una festa pastorale, che chiamavano «Parilia»*. Ai nostri giorni non c’è affatto concordanza tra calendario romano e calendario greco per quanto riguarda l’inizio dei mesi. Dicono che il giorno in cui Romolo fondò la città fu precisamente il trenta del mese e che in esso avvenne una congiunzione della luna col sole con conseguente eclissi, che ritengono fosse conosciuta anche dal poeta epico Antimaco di Teo e avvenisse il terzo anno della sesta Olimpiade.
[3] Al tempo dello scienziato Varrone, uno dei più grandi eruditi romani nella conoscenza della storia, c’era un suo amico, Taruzio, che era per altro filosofo e matematico e si applicava, a fini speculativi, all’arte del calcolo delle nascite e aveva fama di eccellere in essa.
[4] A lui Varrone pose il problema di fissare il giorno e l’ora della nascita di Romolo, deducendoli, come si traggono le soluzioni dei problemi matematici, da quelli che chiamano «gli effetti delle congiunzioni astrali» relativi alla vita dell’uomo. Di questa scienza astrologica è proprio predire, prendendo il tempo della nascita di un uomo, quale sarà la sua vita e, dati gli avvenimenti della sua vita, ricavare il tempo della sua nascita.
[5] Taruzio fece ciò che gli era stato chiesto, esaminò le vicende e i fatti dell’uomo, mise insieme il tempo della vita, il modo della sua morte e tutti gli elementi siffatti e dichiarò con sicurezza e fermezza che il concepimento di Romolo nel seno della madre era avvenuto nel primo anno della seconda Olimpiade, il 23 del mese di Choeac del calendario egiziano, all’ora terza durante un’eclissi totale di sole, e che la sua nascita avvenne il 21 del mese di Thoth al sorgere del sole.
[6] Concluse che la fondazione di Roma da parte sua avvenne il 9 del mese di Pahrmuthì* fra la seconda e la terza ora, giacché ritengono che anche la sorte di una città, come quella dell’uomo, abbia il suo tempo particolare, che può essere osservato dalla posizione degli astri al tempo della sua fondazione. Ma forse queste e analoghe speculazioni interesseranno i lettori per la loro novità e curiosità più che infastidirli per i loro contenuti fantastici ... "

Vita di Romolo
Plutarco
Traduzione Antonio Traglia

Parilia* = Per mutamento del suono (dissimilazione) del termine Palilia, che indica le feste in cui si celebra la dea dei pastori Pales.
Pahrmuthì* = L'astrologia nata in Caldea era giunta in Grecia attraverso gli egiziani per cui Taruzio eseguiva i suoi calcoli basandosi sui mesi del calendario egiziano. Choiac corrispondeva al nostro dicembre, Thoth al nostro settembre e Pharmuthi al nostro aprile.

martedì 20 aprile 2021

La cavalletta verde

Cavalletta verde tra le foglie

" ... si fece avanti la cavalletta ... aveva un personale snello e si presentò in una divisa tutta verde, nella quale pareva nata fatta, tanto la portava con disinvoltura; per giunta, si vantava di discendere da un’antichissima famiglia dell’Egitto, la quale laggiù era tenuta in grande considerazione. Era stata presa in campo aperto e messa in una casina formata di carte da gioco, una casina di tre piani, fatta tutta di re, di regine e di fanti, e con le figure volte all’indentro. La casina aveva anche le sue brave porte e le finestre tutte intagliate nelle carte di cuori. "Io canto così bene," - raccontò essa, "che sedici grilli della nostra famiglia, i quali da bimbi in su non han fatto altro che cantare, e pure non son mai riusciti ad avere una casa di carte da gioco ... "

La gara di salto - Quaranta novelle
Hans Christian Andersen 
Traduzione Maria Pezzè Pascolato

lunedì 19 aprile 2021

Cistus salvifolius

Cistus salvifolius - Cisto femmina in divenire nello schiudersi del  fiore bianco
Fiorisce da aprile a giugno

Cistus salvifolius L. 1753

Cistus salvifolius L. 1753

Cistus salvifolius L. 1753

Cistus salvifolius L. 1753

Cistus salvifolius L. 1753

Cistus Salvifolius
Polyandria Monogynia


Cistus. Calyx pentaphyllus : foliolis duobus minoribus.
Corolla rotata pentapetala. Capsula quinquelocularis.
Folia opposita extipulata. Foliis ovatis petiolatis utrin
que hirsutis. Habitat in Italia.

Cistus Salvifolius
detto
Cisto a foglie di salvia.

Benché questa specie sia assai comune presso di noi,
pure serve d’ornamento ai giardini mediante i bellissimi
suoi fiori rossi, che compariscono in giugno, e continuano
quasi per due mesi la loro fioritura.
Le sue foglie sono ovate, peziolate, irsute, quasi della
figura di quelle della salvia, per lo che le vien dato il
nome secondario di salvifolius.
Cresce fino all’altezza di circa tre braccia, mantenendo
sempre verdi le sue foglie , anche in inverno.
Propagasi per seme, che potrà sementarsi nel mese di
marzo, prosperando in ogni terra ed in qualunque situazione.

Emblema
Coraggio e modestia

Le virtù meno equivoche, o Selvaggio,
Quali son? La Modestia ed il Coraggio.
Imitarle de l’uom male potria
Con le maschere sue l'ipocrisia.

Gazzadi, Epigrammi.

L'antotrofia, ossia la coltivazione de' fiori di Antonio Piccioli 
Antonio Piccioli
1834

domenica 18 aprile 2021

Violette e pesci rossi in primavera

" ... se guardavo l’acqua della fontana, di marmo, a poligono, piena di alghe che si staccavano dal fondo per andare a galleggiare, poche alla volta, quasi salissero ad amoreggiare con il tepore del sole che combaciava con la superfìcie liquida, io vedevo e sentivo la primavera come forse mai più.

Violetta

E allora non comprendevo le violette: ma soltanto il loro odore come una serenata alla luce. E la mia anima sopra quell’odore s’ingrandiva fino a sentirmela dentro i miei occhi. Ma i miei occhi erano attaccati all’acqua, con l’anima tutta a riverso per prendere un poco di sole e di luce; e sentivo, allora, una primavera paziente, tutta dipinta di silenzii casalinghi, e non volevo convincermi di trovarmi sempre solo, come se fossi andato a spasso e non avessi più voglia di tornare a casa.

Io sentivo che la mia faccia tentava in vano d’invecchiare la mia anima, e per questo io m’attaccavo all’anima. Ma tutto m’ero arso di me stesso, con una cenere che mi faceva lacrimare.

Pesci rossi

Perché quel pesce rosso, nascondendosi sotto le alghe, guizzò? ... "

Bestie
Federigo Tozzi

venerdì 16 aprile 2021

Scroscia su pietra

Scroscia su pietra
Osante schizzo d'acqua 
Il muschio imperla 

Sciarada Sciaranti 

Cascata su pietra - Sciarada Sciaranti

mercoledì 14 aprile 2021

Dondolare sull'arcobaleno


" Oggi, l'aria che si respira
fuori, all'aperto,
è un delirante filtro
di gioia e di giovinezza.
Il vento è una carezza
di deliziose mani femminili,
un bacio tutto labbra e amore,
che vi avvolge e vi imbeve invisibilmente
come il profumo un calice di fiore.
Tutte le case sembrano immensi e chiari
sorrisi di finestre spalancate;
le vie, brividi di voluttà
prolungati dall'arpa d'avorio
della vostra spina dorsale.
Rimbalzano le rondini di gomma in ogni direzione,
con gridi di giubilo irrefrenato:
come i fanciulli ch'escono di scuola
la vigilia della vacanza,
gettando in aria libri e berretti
in segno d' allegria,
facendo capriole nel cortile.
Si direbbe che una giovine primavera,
pazza di felicità ebbra di sole,
dondolasse, con i suoi capelli sparsi
di biondissima pioggia e tutte
le sue vesti di prati al vento,
con un immenso riso
che facesse tremar tutto il cielo,
nella fresca altalena elastica
dell' arcobaleno.
Ed io cammino in cento me stessi,
che m'accompagnano, mi sopravanzano, mi seguono,
vanno di qua di là a loro talento,
senza aspettarmi, come quando
son seduto al mio tavolo, nella mia casa,
e pur mando a passeggio il mio corpo
per la città ... "

Identificazione
Corrado Govoni

martedì 13 aprile 2021

Romeo con Guendalina e Adelina Blablà

Romeo [ad Adelina e Guendalina]: Salve, tortorelle!

Guendalina Blablà

Guendalina [ridacchiando]: Non siamo tortore, siamo oche!

Romeo Er Mejo der Colosseo

Romeo: No!? V'avevo preso pe' cigni!

Adelina Blablà

Adelina: Adulatore.

Da "Gli Aristogatti"

venerdì 9 aprile 2021

Boccioli di melo

Boccioli di malus domestica

" ... Dev'essere bello vivere dentro un bocciolo di melo! Immagina come dev'essere dormire lì dentro cullati dal vento. Se non fossi una persona mi piacerebbe essere un'ape e vivere tra i fiori ... "

Anna dai capelli rossi 
Lucy Maud Montgomery 
Traduzione Angela Ricci

mercoledì 7 aprile 2021

Fior di persica noce

Stami e pistilli
Primavera risveglia
Persica noce

Sciarada Sciaranti

Fior di Pesca noce

domenica 4 aprile 2021

Risus paschalis

Risurrezione di Cristo - 1492-1493 circa Andrea Mantegna - Accademia Carrara - Bergamo

Risurrezione di Cristo
1492-1493 circa
Andrea Mantegna
Accademia Carrara - Bergamo

"... Non ha Fiorenza tanti Lapi e Bindi
quante sì fatte favole per anno
in pergamo si gridan quinci e quindi; 

sì che le pecorelle, che non sanno,
tornan del pasco pasciute di vento,
e non le scusa non veder lo danno. 

Non disse Cristo al suo primo convento:
‘Andate, e predicate al mondo ciance’;
ma diede lor verace fondamento; 

e quel tanto sonò ne le sue guance,
sì ch’a pugnar per accender la fede
de l’Evangelio fero scudo e lance.

Ora si va con motti e con iscede*
a predicare, e pur che ben si rida,
gonfia il cappuccio e più non si richiede ... "

iscede* = lazzi

Paradiso - Canto ventinovesimo
Dante Alighieri 

Con questi versi Dante nel ventinovesimo canto del Paradiso lascia l'impronta della sua contrarietà al risus paschalis - riso pasquale un'usanza che si sviluppa inizialmente nei paesi di lingua tedesca dove è chiamata ostergelächter e che consiste nel destare l'interesse e l'ilarità dei fedeli durante la messa di Pasqua aggiungendo all'omelia racconti comici, sguaiati e a volte sconci, la prima traccia la si trova in una lettera di un sacerdote di Basilea, Wolfgang Capito, indirizzata al collega Giovanni Ecolampadio che non vuole inserire nella predica di Pasqua il suddetto risus pasqualis attestato anche nell'852 dal Concilio di Reims. 

" ... Capito non parla solo di barzellette o scherzi ma addirittura dell’uso di spingere gli ascoltatori a «ridere sguaiatamente», scherzando «con parole oscene» o «imitando uno che si masturbi» ... "

Due in una carne
Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia
Nel Medievo ad Aquileia: 

il cachinno* del risus paschalis, quando i chierici correvano attorno ai mosaici nel mattino di Pasqua ridendo sguaiatamente fino a raggiungere la rappresentazione in pietra del Santo Sepolcro, presso l’ingresso della Basilica, cominciava forse proprio da questa stazione del labirinto che esprimeva l’equinozio di primavera, la resurrezione della vita, il ritorno della luce come forza salvifica, rigenerante, cosmica quanto una Resurrezione.

Le incredibili curiosità del Friuli 
Floramo Angelo
cachinno*= dal latino cachinnus -  Scroscio di risa schiamazzanti

Mentre oltralpe i sacerdoti: 

" ... imitano versi di animali, fingono di partorire un vitello o, come minimo, suscitano l’ilarità dei fedeli con storielle sconce, come quella di due amanti che, incapaci di attendere che la loro camera fosse pronta, si uniscono sulla panca della locanda, facendola precipitare fra le galline. Alcuni di questi motivi – celebre soprattutto quello del frate che fa passare i propri pantaloni dimenticati dall’amante come una reliquia presso il marito di costei – sono presi a prestito, o prestati, dalla letteratura del Trecento o Quattrocento.
Dopo il secolo XVI i racconti tendono a sostituirsi completamente alla pantomima del sacerdote, tanto che nel 1698 il prete bavarese Andreas Strobl stampa un manuale per predicatori, fornito di regolare imprimatur, in cui i sermoni sono arricchiti da storielle comiche e che conobbe un grande successo. L’autore stesso spiega che questo «è uno dei migliori mezzi per rendere attento l’uditorio». Anche se in questo caso si tratta di storielle abbondantemente censurate, non mancano i doppi sensi a sfondo sessuale... " 
 
Due in una carne
Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia


Nel XVIII secolo papa Lambertini esprime il dissenso della Chiesa nei confronti dei racconti del risus paschalis  ma non riesce a decretarne la fine:

" ... È normale, quindi, all’interno dello spazio sacro, il ricorso nel periodo pasquale a immagini legate al piacere sessuale, collegate al riso e alla felicità per la risurrezione di Gesù, che coincide con la fine di un periodo di digiuno e di astinenza. Erasmo da Rotterdam, mentre condanna questa usanza, ne fornisce al contempo la chiave interpretativa: «È la cosa più vergognosa che ci sia, che nelle feste di Pasqua alcuni provochino al riso la gente, secondo il desiderio del popolo, con racconti palesemente inventati e il più delle volte osceni, tali che neppure in un convivio un uomo onesto potrebbe ripeterli senza vergognarsi. In nessun modo è il salmo pasquale a invitare a questo genere di allegria, quando dice: Hic est dies quem fecit Dominus, exultemus et laetemur in eo». 
Sarebbe proprio la letizia pasquale, dunque, a richiedere scoppi di risate, e quindi a giustificare il ricorso a questo repertorio osceno. Il riso, adatto alla festa religiosa più importante dell’anno, non è infatti che metafora, espressione, del piacere sessuale. Lo troviamo più volte, in questo senso, nella Bibbia, a cominciare dalla nascita tardiva di Isacco, il cui nome significa proprio piacere e riso. Il giorno di Pasqua si legge il Cantico dei cantici, per cui non ci si deve stupire se, in molti paesi europei, il piacere sessuale diventi linguaggio per celebrare la gioia della risurrezione, la liberazione dell’uomo da parte di Dio. Usanza denunciata e disapprovata dai riformati, e rimasta in uso nella tradizione cattolica solo nelle zone più lontane dalla critica protestante. La lunga durata e la vasta diffusione del risus paschalis starebbero a testimoniare la sopravvivenza, all’interno della tradizione cristiana, anche se sotto una forma degradata di oscenità, della sacralità del piacere sessuale e del suo essere considerato mezzo privilegiato per cogliere qualcosa dell’infinito di Dio ... "

Due in una carne
Margherita Pelaja e Lucetta Scaraffia

Fine che sembra gradualmente arrivare nel 1911 con le ultime notizie che leggiamo sulla Gazzetta di Francoforte e che criticano la pratica in uso nelle chiese della Stiria Stato federato dell' Austria ai confini con Slovenia.

Un pensiero positivo sul risus paschalis proviene invece da Joseph Ratzinger:

 " ... Un tempo il risus paschalis, il riso pasquale, era parte integrante della liturgia barocca. L'omelia pasquale doveva contenere una storia che suscitava il riso, di modo che la Chiesa riecheggiasse di allegre risate. Questa può essere una forma superficiale ed esteriore di gioia cristiana. Ma non è in realtà qualcosa di molto bello e giusto il fatto che il riso era diventato simbolo liturgico? E non ci importa forse che nelle chiese barocche ascoltiamo ancora dal gioco dei putti e degli ornamenti il riso nel quale si annunciava la libertà dei redenti? E non è un segno di fede pasquale il fatto che Hayden dicesse riguardo alle sue composizioni che nel pensare a Dio provava una certa gioia di modo che «io» (prosegue Hayden) appena volevo esprimere parole di supplica, non potevo trattenere la mia gioia, ma facevo posto al mio animo lieto e scrivevo  «allegro» sul Miserere? ... "

Guardare al Crocifisso
Joseph Ratzinger
Traduzione Salvatore Saini

Grazie a tutti voi per gli auguri e buona Pasqua

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giovedì 1 aprile 2021

Il Pesce d'Aprile nel Giovedì Santo

" Dove non va a ficcarsi il genio dello scherzo? - In alcuni luoghi, i capi scarichi fanno prendere, appunto nel Giovedì Santo, de' pesci d'aprile alle persone più deformi e di grossa pasta del loro paese. Fingono una chiamata urgentissima, anche da un comune vicino, con lettera portata da un espresso, per fare andare colà la persona designata. Questa va; e gli si dice subito che ha da avere sbagliato. Il richiedente dev'essere stato un altro, al quale si manda. Questi, alla sua volta, assicura di non saperne nulla, e lo si manda a un altro. E finalmente, quando il brutto figuro è stato abburattato un pezzo da uno a un altro, non mancano persone che, vedendo quel forestiere, gli dicono che è arrivato in buon punto, e lo consigliano di andare, senza indugio in chiesa, per fare, nel santo Sepolcro, la parte di giudeo. - Inoltre, quistionano per decidere quali tra le più brutte persone del luogo debbano fare di attori nella rappresentazione del Mistero della Passione ... "


Credenze popolari tradizionali abruzzesi
Gennaro Finamore 1885

Il primo aprile 2021 desta in chi ama i simboli lo stesso interesse che la congiunzione cosmica può destare negli astronomi o l'onda perfetta nei surfisti perché oggi il Pesce d'Aprile si allinea con il Giovedì Santo e i riti delle due ricorrenze confluiscono e si intersecano nello stesso giorno.
In greco antico il pesce veniva chiamato ιχτυσ - ichthýs e i primi cristiani usarono questo termine come acrostico ΙΧΘΥΣ - ΙΧΘΥϹ* - IΧΤΥS, per rappresentare Gesù Cristo:

Ιησοῦς - Iēsoûs - Gesù
Χριστός - Christós - Cristo (Unto)
Θεοῦ - Theoû - di Dio
Ὑἱός - Yiós - Figlio
Σωτήρ -Sōtḗr - Salvatore

Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore

Ϲ* = Sigma lunata

Stele funeraria di Licinia Amias - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Stele funeraria di Licinia Amias - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Questa stele che risale agli inizi del III secolo d. C. riporta una delle più antiche iscrizioni cristiane; l'acrostico ΙΧΘΥϹ è associato al termine ζῷν - Zon  - Vivente coniugato al genitivo per formare la locuzione ΙΧΘΥϹ ΖΩΝΤΩΝ - ICTHYS Zōntōn - Pesce dei Viventi e simboleggia il nutrimento che si conquista calandosi nella profondità dell'acqua battesimale per portare alla luce la salvezza.

" ... Essendo giunto Gesù nella regione di Cesarèa di Filippo, chiese ai suoi discepoli: «La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?». Risposero: «Alcuni Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti». 15 Disse loro: «Voi chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù: «Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli. E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa ... "

Matteo 16, 113-18

Stele funeraria di Licinia Amias - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Stele funeraria di Licinia Amias- Particolare - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

σύμβολον - symbolon che sta per segno deriva dal verbo συμβάλλω - symballo  formato da σύν - syn - insieme e βάλλω - Ballo - scagliare e si riferisce all'atto di spezzare una tavoletta di terracotta in due o più pezzi da consegnare a coloro che senza conoscersi facevano parte di un'alleanza, la tradizione risale alla Grecia antica, i possessori delle tessere nel momento in cui si incontravano le mettevano insieme e se combaciavano si riconoscevano. Così i cristiani durante le persecuzioni disegnavano un arco quando erano in presenza di sconosciuti e se la risposta era il disegno di un altro arco che si intrecciava con il primo formando un pesce si era in presenza di persone che condividevano la stessa fede.

Stele funeraria di Licinia Amias - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Stele funeraria di Licinia Amias - Particolare - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Un altro simbolo cristiano in questa stele funeraria è l'ancora: 

 " ... Perciò Dio, volendo mostrare più chiaramente agli eredi della promessa l’irrevocabilità della sua decisione, intervenne con un giuramento, affinché, grazie a due atti irrevocabili, nei quali è impossibile che Dio mentisca, noi, che abbiamo cercato rifugio in lui, abbiamo un forte incoraggiamento ad afferrarci saldamente alla speranza che ci è proposta ... "
" ... In essa infatti abbiamo come un’àncora sicura e salda per la nostra vita: essa entra fino al di là del velo del santuario, dove Gesù è entrato come precursore per noi, divenuto sommo sacerdote per sempre secondo l’ordine di Melchìsedek ... "

Lettera agli ebrei 6,17-20

Stele funeraria di Licinia Amias - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Stele funeraria di Licinia Amias - Particolare - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Stele funeraria di Licinia Amias - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Stele funeraria di Licinia Amias - Particolare - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

E convive con quello pagano degli Dei Mani

Stele funeraria di Licinia Amias - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Stele funeraria di Licinia Amias - Particolare - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Stele funeraria di Licinia Amias - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Stele funeraria di Licinia Amias - Particolare - Museo delle Terme di Diocleziano - Roma

Al tramonto del Giovedì Santo si conclude il periodo penitenziale della Quaresima iniziato il Mercoledì delle Ceneri e con la messa vespertina in Coena Domini inizia il Sacro Triduo Pasquale che rievoca la Passione, ( Dal tramonto del Giovedì Santo al tramonto del Venerdì Santo ) la Morte ( Dal tramonto del Venerdì Santo al tramonto del Sabato Santo ) e  la Risurrezione di Gesù ( Dal tramonto del Sabato Santo al tramonto del giorno di Pasqua) . 

Buon Giovedì Santo e buon Pesce d'Aprile

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