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mercoledì 28 maggio 2025

Della plantago major

" Anche il medico Temisone ha decantato un'erba comune, la piantaggine, ed ha pubblicato un libro su di essa, come se l'avesse scoperta lui. Ne esistono due specie: la più piccola ha le foglie più strette e più nere e ricorda la lingua delle pecore, il gambo è angoloso e piega verso terra; nasce nei prati. L'altra, più grande, è circondata di foglie che l'avvolgono come dei fianchi: poiché queste sono sette, alcuni l'hanno chiamata eptapleuro. Ha il gambo alto un cubito... nasce nelle zone umide; è molto più efficace. Ha una straordinaria capacità essiccante e astringente e svolge la funzione di un cauterio. Nient'altro riesce a fermare allo stesso modo i flussi di umori che i Greci chiamano reumatismi."

Storia Naturale Libro XXV
Plinio il Vecchio
Traduzione Paola Cosci

La piantaggine; che deriva il suo nome dal latino plantago, in relazione a planta la cui radice plat è atta a rendere l'idea di espansione e di larghezza applicabile alla pianta del piede simile nella forma alle foglie di quest'erba officinale; dalle analisi del suo polline trovato in alcuni resti lacustri e nelle torbiere, risulta risalire a un tempo lontano che raggiunge i 5000 anni.
Gli antichi romani ne facevano un largo uso medicinale e credevano che una volta raccolta, così come per l'artemisia e per la siderite, a guarigione ottenuta, doveva essere conservata e non ripiantata affinché il male non si riproducesse. Era ritenuta un antidoto contro la puntura degli scorpioni e i morsi di tutti gli animali presa sia in pozione o applicata localmente, le stesse donnole sembra che si rotolassero tra le sue foglie per rendersi immuni ai morsi delle vipere. Il suo succo, in gocce, era usato in caso di congiuntivite, mal d'orecchie, parotite e per le fistole, in dose di tre oboli aggiunti all'acqua per la tisi e per gli sputi di sangue, preso di mattina, in dose di 2 cucchiai, più uno di papavero in 3 ciati di vino non vecchio, e la sera, lontano dai pasti, aggiunto al nitro e alla farinata d'orzo per le malattie intestinali e in dose di mezzo sestario in clistere, anche in presenza di febbre, per i dolori al colon; ottenuto dalle foglie, unito all'idromele in dose di 2 dracme, 2 ore prima di ogni attacco, o estratto dalla radice macerata pestata, o tritata in acqua calda attenuava le febbri fredde mentre 3 radici in tre ciati d'acqua erano necessarie per la febbre terzana e 4 radici in 4 ciati d'acqua per la febbre quartana, si consigliavano sciacqui per il mal di denti per cui era utile masticare la sua radice cotta nell'aceto indicata anche per le piaghe della bocca, le foglie, che avevano il potere di bloccare le mestruazioni, aiutavano le gengive sanguinanti e i semi gli ascessi.
L'infuso delle foglie, il decotto delle radici nel vino passito e i semi con il vino risolvevano i dolori provocati dai calcoli e i disturbi alla vescica.
Mangiata con le lenticchie o con una bevanda di alica era ritenuta un rinvigorente per lo stomaco e un antidiarroico, pure cotta nell'aceto, ridotta in farina mescolata con papavero tostato e tritato, per lo stesso fine i semi tritati nel vino.
Mangiata la mattina con sale e olio era rinfrescante e tritata sempre con il sale giovava alla gotta, valida per la nausea, le difficoltà digestive, la dispnea, i reni e presa a giorni alterni per l'atrofia, in impacco contenuta dalle sue stesse foglie cicatrizzava le bruciature, le ferite, le ulcere e alleviava gonfiori e il dolore di tendini, articolazioni e dell'ano. Unita all'argilla cimolia attenuava i sintomi dello zoster J.
Le foglie pestate e i semi fermavano le emorragie. Le foglie tritate curavano il lichen e avvolte nella lana calmavano i crampi uterini.

Plantago major -  foglia

"La piantagine è di due spetie, maggiore ciò è, & minore. La minore ha le frondi più strette, più piccole, piu tenere, più liscie, & più sottili: i fusti angolosi, inchinati a terra: i fiori pallidi: & il seme nelle sommità dei fusti. La maggiore è più grossa, & più bella, con frondi più larghe. Il cui fusto è angoloso, rossigno, alto un gombito, tutto pieno dal mezo alla cima di picciol seme: le cui radici son tenere, pelose, bianche, grosse un dito. Nasce la piantagine in luoghi humidi, appresso à laghi, & appresso alle sìepi. La migliore, & la più efficace è la maggiore. Le cui frondi diseccano, & costringono. & imperò s'impiastrano utilmente in su tutte l'ulcere maligne, & sordide, che menano, & che sono spetie di elephantia. Ristagnano i flussi del sangue: fermano 1'ulcere, che cambiano, i carboni, lepinittidi, & l’ulcere che mangiano. Saldano le frondi della piantagine l'ulcere vecchie, & inequali, & quelle che chiamano chironie: saldano le fistole cavernose: conferiscono à morsi de cani, alle cotture del fuoco, alle infiammagioni, à i pani, alle posteme, che vengon dopo le orecchie, alle scrofole, & alle fistole lagrimali impiastratevi fuso con sale. Cotta la piantagine con acero, & sale , mangiata giova alla disenteria, & à flussi stomacali. Dassi invece di bietola cotta con le lenticchie: & mangiasi contra l'hidropisia acquarica; con questo però che mangiano prima gli hidropici cose secche senza bere, & mangiandola in mezo del cibo. Dassi contra al mal caduco, & à gli stretti di petto. Lavandosi la bocca con ìl succo delle frondi purga l’ulcere di quella. Questo meschiato có cimolia, & cerusa medica al fuoco sacro, giova alle fistole, ài dolori delle orecchie, & à i difetti de gli occhi infusovi dentro. Mettesi anchora ne i collirij, che si fanno per le malattie de gli occhi. Conferisce bevuto alle gengive che sanguinano, & à vomiti del sangue: mettesi ne cristeri per la disenteria: dassi à bere à thisici: applicasi con lana alla natura delle donne per le strangolagioni della madrice, & per i flussi loro. Oltre a ciò il seme della piantagine bevuto con vino ristagna i flussi del corpo, & gli sputi del sangue. Lavansi con la decottione della radice utilmente i denti che dogliono: al che giova anchora masticare la radice. Dansi à mangiare con vino passo le frondi, & le radici nell’ulcere delle reni, & della vescica. Credesi che bevendosi tre radici di piantagine intere con tre bicchieri di vino, & tre d'acqua, guariscano le febbri terzane; & quattro le quartane. Sono alcuni, & che portano le radici al collo per cacciar via, & risovere le scrofole. Quantunque Dioscoride, da Plinio, da Apuleio, & da tutti gli altri antichi solamente siano state scritte due spetie di Piantagine, maggiore cioè, è, & minore; nondimeno non si può se non dire, che quella, che chiamiamo noi in Italia Lanciuola per la similitudine, che le frondi sue per esser elle lunghe, & appuntate, hanno con i ferri delle lanci, sia altro, che una certa spetie di Piantagine, Chiamasi volgarmente la Piantagine in Toscana Centinerbia vocabolo corrotto da Quinquenervia. La maggior per havere larga fronde, ha sette nervi, la mezano cinque, & la minore tre. Ma quella, che chiamano acquatica, produce le foglie più robuste di tutte l’altre, & piu ferme, & più curve, & più liscie, larghe appresso al picciuolo, & acute in cima, come il ferro d'una lancia: produce il fusto più lungo d'un gombito per tutto ramoso, i fiori bianchi, & picciolini: Ha molte radici come d'elleboro,bianche, & Ilunghette: Nasce in luoghi humidi, & paludosi, Il seme de tutte le tre spetie predette trito in polvere, & incorporato con un ovo, & dipoi cotto à modo d'una frittella sopra una tegola affocata, giova mangiato caldo alla disenteria, & massimamente continuandosi di mangialo spesso. Le foglie fresche peste, & impiastrate, guariscono le volatiche, & parimente tutti i difetti del sedere, cioè le setole, i fichi, l'enfiagioni, l'hemorroide, & i thimi. Vagliano anchora nel principio alle podagre calde, & à tutti i mali delle dita. Impiastrate nelle dislogagìoni non solamente ne levano il dolore, ma prohibiscono, che non si enfiano, & non s'infiammino, ma bisogna aggiungervi un poco di sale quando si pestano. Vagliono oltre à ciò alle percosse de falsi, ò delle bastonate; & à coloro che cascano da alto, non solamente impiastrate, ma anchora, prese dentro per bocca. Il succhio incorporato con olio rosado, & messo sopra la fronte, mitiga il dolore del capo causato da humori caldi; Dassi con utilità grande anchora insieme con bolo Armenìo, & pietra hematite nelli sputi del sangue. Mescolato con succhio di millefoglio, vale à coloro, che orinano il sangue, continuandosi di berlo più giorni da digiuno; &. massimamente aggiuntovi una dramma di Filonio persico. Mescolato con aceto, & succhio di Solastro, & di Semprevivo, & applicato con pezze di tela vecchia sana l'erisipile. L'acqua distillata di piantagine incorporata con l'aceto ben forte ristagna il sangue del naso, se baggnandovisi dentro i fazzoletti, si mette in su le piante de i piedi, in su le palme delle mani, & sopra la regione del fegato. Diceva, commemorandola Galeno al VI. delle facultà de semplici: La Piantagine ha in se misto temperamento: imperoche si ritova in essa certa facultà acquea, & frigida, & austerità anchora. Il perché ha del terrestre frigido, & secco: & però infrigida, & disecca nel secondo grado. Le medicine adunque (dice pur Galeno) che infrigidiscono, & insiememente diseccano, son tutte veramente convenevoli all'ulcere maligne, & malegevoli da curare, à i fluss i&alle disenterie: rislagnano i flussi del sangue, infrigidiscono le catture, consolidano le fistole, l'ulcere cavernose, & le nuove, & le vecchie. Nelle quali spetie di medicamenti tiene la Piantagine il principato. Il che gli accade per la convenienza, & misura del suo temperamento: percìoche nella siccità sua non è mordacità, ne tanta è la frigidità, che possa stupefare. La virtù del seme, & delle radici, non è dissimile dal valore delle frondi, come che più di quelle diseccano, & meno infrigidiscono. Benché il seme ha m se parti più sottili: & le radici le hanno più grosse. Le foglie dell'herba secche sono di più secca, & di più sottile facultà per essersi risolto in esse tutta quella parte acquea soprabondante, che vi di conteneva. Per questa ragione usano alcuni le radici per i dolori de i denti, ò manicandole, ò facendole bollire nelle lavande. Usano oltre à ciò per l'oppilationi del fegato, & delle reni non solamente le radici, ma anchora le foglie, & molto più il seme. Imperoche questo ha in se una certa virtù astersiva, la quale si può anchora assai conoscere nell’herba verde, quantunque ella sia vinta dall'humidità. Chiamano i Greci la Piantagine, ἀρνόγλωσσον: i Latini, Plantago: gli Arabi, Lifen, overo Lefan Alhamel: i Tedeschi Vuuegerich: li Spagnoli Lhantem, Tamchagem: li Francesi, Plantain."

Dioscoride a cura di Pietro Andrea Mattioli

La piantaggine è originaria dell'Europa e dell'Asia centrale e settentrionale, appartiene alla famiglia delle Plantaginaceae che comprende circa 270 specie, perenni, biennali e annuali, di cui 16 spontanee si trovano in Italia, tra le più comuni la plantago major, la plantago media e la plantago minore o lanceolata.
La plantago major piantaggine maggiore, in spagnolo llanten, in inglese greater plantain, in tedesco breitwegerich, in francese grand plantain; conosciuta popolarmente come centèrba, centinerbia, centonervi, centonervia, cinquenerbi, erba di cento nervi, eptapleuro - dai sette fianchi per le sette nervature che compaiono negli esemplari più grandi, mestolaccio, novenervosa, petacciola, piantana, septemnerve, septemnervosum, septinervia, settinervia, tirafilo; ha un fusto molto corto, quasi inesistente, le foglie di un verde intenso nella pagina superiore virano in un verde più chiaro nella pagina inferiore, crescono in una rosetta basale, ampie con nervature parallele sono ovali, ellittiche con l'apice arrotondato o ottuso, i fiori, che virano dal verde al giallo sono piccoli, poco appariscenti e tubulari, riuniti in una spiga cilindrica su un lungo peduncolo; i semi piccoli e marroni sono contenuti in capsule che si aprono a maturazione.

Plantago major - fiori

La Piantaggine ( Plantago major e, tetrandria ) È perenne e nasce lungo le vie ed i margini de' fossi. L'acqua, distillata è il veicolo delle iniezioni astringenti, ed è adoprata per lavare le ulceri, le foglie si usano per medicare le piaghe.

Saggio sulle qualità medicinali delle piante della flora Napolitana - e sulla maniera di servirsene per surrogarle alle droghe esotiche
Tenore Michele


Contiene; carboidrati come glucosio, saccarosio e amido; iridoidi come aucubina, catalpolo; flavonoidi come apigenina e luteolina; lipidi; mucillagini come polisaccaridi; proteine; sali minerali come calcio, ferro, magnesio, manganese, potassio, silicio, zinco; vitamine A - C - K.
Ha proprietà antinfiammatorie, antibatteriche, astrigenti, bechiche cicatrizzanti, emollienti,

Plantago major - semi

"Femmina nobile sottoposta a frequenti erisipile, pustule, e altre cutanee incomodità

E dando principio dalla cura particolare dell'erpete, ancor io son di parere, doverli a quello applicare rimedj locali piacevoli, astenendosi dai locali tutti mercuriali, e chimici, per tema di non indurre in quella parte nervosa qualche strana alterazione, che poscia sia origine di altri mali peggiori. Per la qual cosa io loderei il praticare frequentemente le abluzioni, e le lavande dell’erpete coll’acqua marina, e talora coll’orina semplice, talora coll’acqua di piantaggine, talora coll'acqua preparata apposta con una giusta porzione di allume, e di zolfo, e secondo l’osservazione, che si farà, del maggiore, o minor benefizio indotto dall’uno, o dall’ altro dei detti liquori, potrà poi proseguirsi nell’uso del migliore."

Consulti medici
Giuseppe del Papa

Nel linguaggio dei fiori la piantaggine rappresenta la guarigione e la protezione e un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di San Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Per chi è interessato
Brucia con le coccole il legno di ginepro

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