" Il SIGNORE disse a Mosè: «Parla ai figli d'Israele e di' loro: "Se uno di voi o dei vostri discendenti sarà impuro per il contatto con un morto o sarà in viaggio, celebrerà lo stesso la Pasqua in onore del SIGNORE. La celebreranno il quattordicesimo giorno del secondo mese, all'imbrunire; mangeranno la vittima con pane azzimo e con erbe amare; non ne lasceranno nulla di avanzo fino al mattino e non ne spezzeranno nessun osso. La celebreranno secondo tutte le leggi della Pasqua."
Numeri 9, 9 - 10 - 11 -12
Durante la vigilia della Pesach gli ebrei portano sulle loro tavole il טָלֶה/talèh - l'agnello, la מַצָּה/matzah - pane azzimo ( Vedi Purificazione per la Risurrezione di Cristo) e 5 מרֹרַים/merorim - erbe amare che nello specifico hanno il fine di ricordare l'amara esperienza della cattività in Egitto.
Il marrubio è un'erba amara ed è proprio dall'ebraico מרור/maror - amaro che prende il nome.
Si credeva che fosse un'erba magica vantaggiosa nei riti di esorcismo, per le fatture e il malocchio, nella medicina popolare, più concreta, un tempo più che oggi era usato in caso di itterizia, inappetenza e per stimolare le funzioni gastriche; con il distillato si preparava l'olio rosado per il mal d'orecchie.
Le foglie in infuso sono un ottimo depurativo, insieme alle sommità fiorite hanno un effetto lenitivo e fluidificante sulle affezioni dell'apparato respiratorio come l'asma, la bronchite, il catarro, la tosse, la tracheite e sono utili anche per abbassare la febbre; le radici in decotto favoriscono la regolarità delle mestruazioni e in un uso esterno è possibile sfruttare la pianta per impacchi come antisettico e cicatrizzante contro l’acne, sulle ferite, piaghe o ulcere, come analgesico per le contusioni, i dolori reumatici e le emorroidi; l’estratto fluido e la tintura di marrubio regolano le aritmie cardiache, i suffumigi danno sollievo in caso di allergie mentre il gusto amaro che lo caratterizza lo rende ingrediente ricercato per i liquori alle erbe e per aromatizzare la birra; le api ne prelevano il nettare per il loro miele.
Columella ci da la ricetta del vino di marrubio per il benessere delle interiora:
" Giudicasi il vino di Marrubio molto utile alle infermità de le interiora, specialmente alla tosse. Quando farai la vendemia cogli de luoghi non coltivati, e magri, i teneri torsi del Marrhubio, e seccati nel sole, ne farai fascetti, così legati con funi di palma, o di gioco li metterai nel vaso in guisa, che la legatura sia di sopra. Metti otto libre de Marrhubio in 200. sestarj di mosto dolce, e poi che ha bollito col mosto lo caverai, e purgato il vino l’otturerai benissimo. "
De l'agricoltura. libri 12. Trattato de gli alberi
Lucius Iunius Moderatus Columella
Traduzione Pietro Lauro Modonese
Il Marrubium vulgare L. o Marrubium apulum Ten.; Herba marrubii; amaruggine e mintastro in Puglia; erba apiola e mentastrico in Toscana, erba siderita, jerva riccia e marrinoglie e marrujjo in Abruzzo; Marrobio, mal robbio; marobe e trifolon in Lombardia; marobbi e soimé in Emilia-Romagna; marubj e roumè in Piemonte; marubio in Veneto; marubiu (lig.), marrubiu biancoe marrupiu in Sardegna; marrubiu vranco; marruggeddu, marruin biancu e marruovula in Sicilia; marrùgghiu, marùggiu e marrùggiu nel Salento, marruggia in Basilicata; mendastro, robbi; robbio; robio nel Lazio; trifoglione; marroyo branco in portoghese; hierba del sapo, marrubio blanco in spagnolo; white horehound in inglese, gemeiner andorn, gewöhnliche andorn e weißer andorn, in tedesco; orvosi pemetefu in ungherese; szanta biala in polacco, marrube blanc in francese; originario del bacino mediterraneo appartiene alla famiglia delle Lamiaceae, conta circa 50 specie quattro delle quali si trovano in Italia:
marrubium vulgare/marrubio comune
marrubium peregrinum/marrubio vagante
marrubium nigrum/marrubio nero o ballota nigra
marrubium incanum/marrubio bianco
Può raggiungere i 60 centimetri di altezza, il fusto eretto e quadrangolare è leggermente ramificato, le foglie picciolate, ovate, arrotondate, cordiformi, reniformi, rugose con evidenti nervature che sprofondano nella pagina inferiore più chiara di quella superiore hanno il margine crenato, I fiori bianchi tubulari-campanulati a cinque petali si mostrano tra maggio e agosto, sono riuniti in verticilli ascellari, hanno il labbro superiore bilobato e il labbro inferiore trilobo si piega verso il basso; la loro forma a corona secondo una leggenda germanica deriva dalla tutta la potenza che racchiude poiché la pianta fu colpita da un fulmine scagliato da Thor, contro una persona che non credeva più in lui.
I frutti sono drupe che contengono quattro semi.
" La maggior parte delle fonti ha posto il marrubio fra le piante di primaria importanza. I Greci lo chiamano prasio, da altri è detto linostrofo, da alcuni anche filopede o filocare: è troppo noto perché sia necessaria una descrizione. Le foglie e i semi, tritati tutti insieme, costituiscono un medicamento utile contro i serpenti, i dolori al petto, la pleurite, la tosse cronica. Fa eccezionalmente bene anche a coloro che espettorano sangue, se si fanno bollire in acqua i rami con miglio, in modo da attenuare il sapore aspro del succo. Sulle scrofole si applica con grasso. C'è chi prescrive di fare un decotto con un pizzico di semi verdi di marrubio e un pugno di farro, aggiungendo poco olio e sale: questo decotto,
bevuto a digiuno, guarisce dalla tosse. Altri, per la stessa evenienza, non trovano nulla che eguagli un preparato di tre sestari di succo di marrubio e tre di finocchio, bollito di nuovo fino a ridursi a due sestari, cui poi si aggiunge un sestario di miele e si riprende a bollire fino a che si torni alla quantità di due sestari, da bere nella dose giornaliera di un cucchiaio in un ciato d'acqua.
Schiacciato e unito a miele è un formidabile rimedio per le affezioni dei genitali maschili. In aceto cura la fungosi, le fratture, le slogature, i crampi e i fastidi ai tendini. In pozione con sale e aceto libera l'intestino, provoca il mestruo e l'espulsione della centa. Essiccato e ridotto in polvere il marrubio, unito a miele, è un ottimo rimedio contro la tosse secca, e così pure contro la cancrena e lo pterigio. Il succo mescolato con miele fa bene alle orecchie, alle narici, cura l'itterizia e riduce la bile; è un contravveleno efficace come pochi. La pianta vera e propria, con iris e miele, purifica lo stomaco e agevola le espettorazioni di catarro; è diuretica, ma bisogna guardarsi dall'usarla se la vescica presenta ulcere o se ci sono disturbi renali. Si dice anche che il succo conferisca una vista chiara. Castore riporta due specie di marrubio, uno nero ed uno bianco, che considera migliore; prescrive inoltre di riempire di succo di marrubio un guscio d'uovo, poi di versare uovo e miele in uguale quantità, assicurando che, riscaldata,
questa preparazione apre, ripulisce e guarisce completamente gli ascessi; sempre Castore applica il marrubio, schiacciato e unito a sugna vecchia, anche sulle ferite inferte da un cane. "
Storia Naturale - Libro XX
Plinio il Vecchio
Traduzione Francesca Lechi
E per i morsi velenosi è Galeno a darci la ricetta del vino di marrubio:
Antidoto di Codio Tosco il qual adoprò anco Cratere
"Di Marrubio, di Verbena, di semi di Ruta selvatica, di Scordeo, di corteccie di radici di Rhamno ana parte uguale, componi col mele, e danne alle morditure velenose due dramme col vino, per i veleni tolti per bocca con mulsa, e Oglio. "
L'antidotario di Claudio Galeno Pergameno
Claudius Galenus
Interpretato da Michelangelo Angelico vicentino
Contiene antociani, fitosteroli; flavonoidi: apigenina, luteolina, quercetina, rutina; cere balsamiche; colina; lattoni dipertenici: marrubina; diterpeni: marrubenolo, marrubiolo; monoterpeni: canfene, limonene, pinene; mucillagini; resine; sali minerali: calcio, ferro, potassio; Saponine; tannini; triterpenoidi: acido ursolico; Vitamina C.
" Il Marrobio è una pianta su dalla radice ramosa, biancheggiante, e pelosetta. Produce i fusti quadrati; le frondi d’un pollice, ritonde, pelose, ruvide, crespe, e amare. Produce il seme su per il fusto compartito da più intervalli: e ’I fior parimente à modo di ruota, ruvido. Nasce appresso à gli edificij, nelle ruine , e ne i calcinacci. Dansi le sue frondi secche insieme col seme, cotte nell’acqua, overamente il succo delle verdi insieme con mele, à gli stretti di petto, alla tosse, à i thisici. Cava tolto insieme con iride secca la flemma grossa dal petto: dassi alle donne di parto, che non si purgano, per provocare loro i mestrui, e le secondine: e parimente a quelle, che non possono partorire: à coloro, che havessero bevuti i veleni, onero che fossero morduti dalle serpi, nuocono alla vescica, e alle reni. Le sue frondi s'impiastrano in su le ulcere sordide per mondificarle, fermano i pterigi delle dita, e l'ulcere, che corrodono la carne: mitigano i dolori del costato. Vale à tutte quelle cose il succo spremuto dalle frondi peste, e posscia secco al sole. Rischiara questo unto con mele, e vino la vista: e messo nel naso vale à trabocco di fiele. Distillasi per se solo, overo con olio rosado, per li dolori nell'orecchie.
E' il Marrobio notissima pianta, e volgare in Italia, del quale al II. capo del VI .libro dell'historia delle piante assegnò Theophrasto due spetie, così dicendo. il marrobio è di due spetie. l'uno dei quali ha verdi frondi, e più atttorno intagliate, il quale hanno in uso colore, che fanno gli unguenti odoriferi: e l'altro che fa le frodi più tonde, e non così intagliate, aspre e ruvide. Il che dimostra che intendesse egli per questa ultima spetie quello che nel capitolo precedente chiamò Dioscoride Ballote. Dassi la decottione del Marrobio utilmente a i fegatosi, e però si conviene nelle hidropisie, e nel trabocco del fiele, e ammazza per esser notabilmente amara, anchora i vermini del corpo, il che fa parimente la polvere delle foglie. Le foglie verdi peste con grascia, sanano applicate à ì morsi de i cani, e le enfiagioni delle mammele. Le medesime applicate con aceto, guariscono le volatiche. Fassi del Marrobio una bevanda utilissima, e certa, per guarire il trabocco di fiele, dove, il male sia causato per oppilatione. Prendonsi dico di foglie di Marrobio due oncìe, di radici di Buglossa, di Helenio, e di eupatorio volgare, di ciascuno una dramma e meza, di Reubarbaro, et di legno Aloe di ciascuno una dramma. Fannosi tutte quelle cose bollire in tre libre di vino bianco potente, fino al scemare della terza parte, e poi si cola, e dassi di questa decottione, purgato che sia infermo, ogni mattina due oncie, con un poco di zuccaro per dieci giorni continui, ma quando vi fusse applicata la febre, si fa cuocere il tutto nell'acqua, e non nel vino. Scrisse del Marrobio Galeno all' VIII. delle facultà de i semplici, così dicendo. Il Marrobio come è egli amaro, così usandolo alcuno lo ritrova possedere conveniente operatione à tal sapore: imperoche lìbera il fegato, e la milza dalle oppìlationi, e mondifica il petto, el polmone, e provoca i mestrui. Impiastrato di fuori mondifica, e digerisce. Pongalo adunque ciascuno calido nel fine del secondoordine, e secco nel mezo, overo nell’ultimo del terzo. Usasi il suo succo incorporato con mele per quelle cose, che offuscano la vista. Tirato su per il naso purga il trabocco di fiele: e mettesi nell’orecchie per li vecchi dolori di quelle, e per aprire ì meati, che essendo oppilati impediscono l'udire. Chiamano i Greci il Marrobio, Πρασιον: i Latini, Marrubium. gli Arabi, Farasio, e Frasium: i Tedeschi, Andorn, e Lungen kraut: li Spagnoli, Marruio. i Francesi, Marrubin "
Dioscoride a cura di Pietro Andrea Mattioli
Ha proprietà amarotoniche, analgesiche, antelmintiche, antinfiammatorie, antisettiche, antispasmodiche, balsamiche, bechiche, cardiotoniche, coleretiche e colagoghe, diuretiche, emmenagoghe, espettoranti, eupeptiche, febbrifughe, sedative, sudorifere e nel dizionario economico rustico del 1797 è descritto così:
" Marrubio, Marrobìo, Marobio, lat. Marrubium, fr. Marrube. Pianta che ha un odore acuto, e di cui se ne distinguono 3. specie principali, cioè il marrubio bianco, e il marrubio nero e 1’acquatico. Il marrobio bianco, Marrubium album vulgare, C. Bauh. Marrubium vulgare, Linn. fr. Marrube blanc, ha la radica fibrosa; i suoi tronchi sono numerosi, alti circa un piede, quadrati, ramosi e cotonosi alla loro sommità, corredati di foglie picciuolate , opposte a due a due io ogni nodo, rigide, rotonde, biancastre e crenate, I suoi fiori, che nascono in gran numero all’intorno d’ogni nodo, sono piccoli, bianchi e verticillati: ad essi succedono 4. semenze bislunghe. Questa pianta che è tutta d’uso nasce abbondevolmente su i margini delle strade maestre e dei campi, nelle terre incolte e ne’ luoghi rovinati. Le sue foglie sono amare, astringenti ed hanno un odore assai penetrante; è cotesto uno dei principali rimedi nell’asma umorale, nelle malattie croniche e per la soppressione dei mestrui e delle lochie. Le foglie che principalmente si adoprano riscaldano e rianimano le forze vitali; per lo che sono nocevoli nell’etisia polmonale, essenziale, recente, con un poco di febbre e di tosse, benché siano state raccomandate per questo caso. Si danno le foglie fresche da 2. dramme fino a 3. once in macerazione al bagno maria in cinque once d'acqua: il loro sugo spremuto da mezz’oncia fino a 3. raddolcito con zucchero o mele; le foglie secche da 1. dramma fino a mezz’oncia in macerazione a* bagno maria in 5. once d’acqua; le foglie secche c polverizzate da 15. grani fino a mezza dramma, incorporate con siroppo o sbattute in 2. once d’ acqua. Agli animali si dà il sugo in dose di 4. once o l’infusione alla dose di 2. pugni in in 1 libra d’ acqua o di vino. Il marrubio nero o puzzolente, marrobiastro, marrobio bastardo, ballotta, Marrubittm nigrum fatidum, Ballote Dmeoridis, C.Bauh. Trassium nìgrum feetidum, Ballote feetìdum, Linn.fr. Marrube noìr, ou Ballote, ou Marrube puant, ha la radice vivace, legnosa e fibrosa: da essa pullulano parecchi tronchi, alti 1, piede e mezzo, consistenti, quadrati, villosi, ramosi, alquanto rossigni, corredati di foglie opposte, simili a quelle dell’ortica rossa, di color verde brunastro, di varie grandezze e di un odore disgustevole. I suoi fiori sono ugualmente verticillati, di color rosso; agli stessi succedono in ciascheduno 4. semenze bislunghe, nericce e contenute in una maniera di cornetto che ha servito di calice al fiore. Questa pianta ha l’odore dell’ortica puzzolente; nasce sulle mura degli antichi edifizj e lungo le siepi. E' tanto simile alla melissa, che se il suo fetido odore non la manifestasse all'odorato, spesso ingannerebbe l’occhio in farla raccogliere in iscambio. Non adoperasi questa pianta per lo più se non se esteriormente, a cagione del suo fetido odore e del suo sapore disgustevole. E’ acre, amara, antisterica. Viene impiegata per detergere e risolvere i tumori, per sanare tutte le pustole di una cattiva qualità, le volatiche e la rogna. S’impiega in cataplasma, in decotto e in infusione nel vino in dose di un mezzo pugno dentro i. 1 libra di acqua o di vino per l’uomo, e di 2. pugni dentro una libra di liquore per gli animali: in cataplasma i si applica con buon effetto sulla tigna, e in infusione alla dose di 4. once due volte al giorno contro l’itterizia. Alcuni autori hanno assai raccomandata l'erba cruda pestata con sale contro i morsi delle bestie arrabbiate. Se questo rimedio fosse capace di produrre qualche effetto, dovrebbe attribuirsi piuttosto al sale che alla pianta. Il marrubio acquatico, Marrubìum palustre, lycopus Europaus, Vìdv, Lycopus palustris fr. J Marrube aquatìque, si distingue in 2. sorti principali; una a foglie non villose, ma ruvide e nericce; l’altra 1 a foglie villose, bianche, ruvide, crenate, talvolta laciniate. Amendue hanno le foglie profondamente intagliate, ovali, oblunghe e opposte; il loro tronco è quadrato, duro, rugoso e cresce all’altezza d’un piede e mezzo, i fiori sono piccoli, a gola e verticillati, bianchi, non contengono che 2. stamine e danno semi minuti e rotondi. Crescono questi marrubi lungo i ruscelli e nei luoghi acquatici. Si reputano buoni per arrestare le dissenterie. Questa pianta impiegata con della copparosa si dice atta a dare una tintura nera bella come quella della galla.
Dizionario universale economico rustico
Il marrubbio non è assolutamente tossico, ma è sconsigliato a chi soffre di reflusso gastroesofageo e alle donne in gravidanza e in allattamento.
Nel linguaggio dei fiori non è contemplato, ma può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di San Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.
N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.
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