Pagine

giovedì 24 giugno 2021

Iperico di San Giovanni

... Il seme di entrambi i tipi di iperico si prende in pozione
nel vino ..."

Storia Naturale - Libro XXVI
Plinio il Vecchio
Traduzione Paola Cosci

Fiore di San Giovanni
 
L'origine del nome dell'iperico affidata a un'etimologia molto suggestiva fa derivare il termine latino hypericon dal greco ὑπερικόν - iupericon o hipericon composto da ὑπὲρ - iuper o hyper che significa oltre e da εἰκὼν - eikon che significa immagine, sembra quasi un messaggio che spinge lo sguardo dell'osservatore oltre il primo impatto per scoprire in contro luce le vescicole oleose delle sue foglie e dei suoi fiori che schiacciate rilasciano l'ipericina il cui colore rosso caratterizza la storia popolare della pianta che si innesca nel mito:
La nascita dell'hypericum perforatum segue la Pasqua ed è quindi Erba della flagellazione che porta in se le ferite di Cristo, è il Fiore di San Giovanni che per tradizione viene raccolto il giorno della festa del santo decollato, cinge la testa di chi danza intorno ai fuochi sacri e assume anche l'appellativo di cacciadiavoli in quanto è ὑπὲρ - al di sopra dell' εἰκόνος - dell'immagine (del mondo infero) che per protezione si pone sulle icone sacre, si porta sotto i vestiti insieme ad altre erbe che potenziano l'effetto, è appeso dietro le finestre e dietro le porte e sacralizzato dai rituali della festa si pone sui tetti per salvaguardare le case dai fulmini.

Una variante etimologica che vuole riportare al mito greco rimanda al termine Ὑπερίων - Hyperíōn - Iperione - più in alto, epiteto che Omero dedica al sole e che Esiodo usa come nome del Titano dell'est Iperione che osserva e vigila i fenomeni celesti, figlio di Οὐρανός - Ūrānòs - Urano - cielo stellato, firmamento e Γῆ - Ghḕ - Gea - Terra e padre di Ἠώς - Ēṑs l'Aurora, di Σελήνη - Selene la Luna e di Ἥλιος - Elios il Sole. In latino associato a cum costruisce la locuzione cum Hyperione - con Iperione da cui iperico.

Titano è anche

Prometeo da Προμηθεύς - Promethéus - colui che riflette prima, figlio del titano Iapeto e dell'oceanina Climene, ha il dono della preveggenza e la sua storia è raccontata per la prima volta da Esiodo nella Teogonia e nelle Opere e i giorni, ripresa poi da autori come Eschilo e Platone. Prometeo ha cinque coppie di fratelli gemelli tra cui Epimeteo da Ἐπιμηθεύς - Epimetheús - colui che riflette dopo, a cui rivela che entrambi devono schierarsi dalla parte di Zeus perché sarà lui il vincitore nella guerra contro i Τιτάνες - Titánes - Titani próteroi theoí - dei più antichi generati ancor prima degli dei olimpi da Urano e Gea.
Il sostegno dato al re degli dei gli apre le porte dell'Olimpo e assiste alla nascita di Atena che viene partorita dalla testa di Zeus aperta da Efesto con la λάβρυς - labrius o labrys - ascia bipenne.
Il valore che gli viene riconosciuto è tale e tanto che Zeus gli chiede di creare gli esseri viventi; lui li modella con il fango, li vivifica con il fuoco e riscuote dalle divinità le buone qualità da attribuir loro, ma Epimeteo che ha il compito di distribuirle le dispensa oltre misura e non ne rimangono per gli uomini; per porre rimedio allo sbaglio del fratello, Prometeo prende lo scrigno di Atena dove sono contenute l'intelligenza e la memoria e li dona con grande amore al genere umano, il gesto indispettisce molto Zeus che reputa le due qualità pericolose in mano agli uomini e inizia a valutare l'idea di distruggerli. Il suo dissappunto nei loro confronti aumenta quando in un sereno convivio condiviso a Mecone, Prometeo divide in due un toro sacrificato per l'occasione, le parti migliori le avvolge nella pelle dell'animale che non ha un gran bell'aspetto, le ossa invece le immerge in un allettante strato di grasso e chiede a Zeus di scegliere quale parte vuole tenere per se e quale vuole lasciare agli uomini, l'apparenza come previsto inganna il dio che opta per il grasso che cela le ossa, quando si accorge di essere stato raggirato si adira e sottrae il fuoco agli uomini che privi della forza vitale del fuoco sono destinati a morire. Prometeo non vuole che muoiano e per loro preleva dall'Olimpo un seme di fuoco, una scintilla che priva della divinità del fuoco sacro continuerà ad ardere solo se verrà alimentata. Quest'ulteriore affronto diventa imperdonabile e Prometeo viene fatto incatenare a una colonna su un monte della Scizia, dove l'aquila di Zeus gli infligge un supplizio perpetuo divorandogli ogni giorno il fegato che riscresce ogni notte.

" ... Legò indissolubilmente Prometeo? dai disegni complessi con ceppi dolorosi avvincendolo a metà di una colonna; e suscitò contro di lui un’aquila dalle ali spiegate, e questa il fegato immortale gli mangiava, che però ricresceva in tutto e per tutto uguale, di notte, a quello che per tutto il giorno gli aveva consumato l'uccello dalle larghe ali.
Questo il valoroso figlio di Alcemena dalle belle caviglie, Eracle, uccise, allontanò il crudele tormento dal figlio di Iapeto e lo liberò dalle angustie ... "

Teogonia
Esiodo
Traduzione Cesare Cassanmagnago

E qui si inserisce una leggenda popolare che dalle gocce di sangue cadute dal fegato di Prometeo fa nascere l'iperico.

Fiore di San Giovanni

L'iperico originario dell'Europa appartiene alla famiglia delle Hypericaceae e vanta circa 300 specie di cui 21 sono in Italia, ha i rami di un verde intenso, le foglie opposte, oblunge con i margini lisci contengono delle vescichette oleose che le fanno apparire bucherellate in controluce, ha i fiori gialli raggruppati in corimbi e nel dizionario universale economico rustico del 1797 è descritto così:

Iperico, lat. Hypericum, Hypericum vulgare, C. Bauh. Tòurnef. Hypericum perfoliatum, Linn. fr. Millepertuis. Pianta che cresce abbondevolmente nei campi, nei boschi e nei luoghi incolti. La sua radice è vivace, dura, giallastra e fibrosa: produce tronchi che giungono all’ altezza di 2 o 3 piedi, rigidi, legnosi, rotondi, rossastri e ramosi. Le sue foglie nascono a 2 a 2 senza coda, liscie e venate e che paiono perforate in moltissimi siti allorché espostele dinanzi al sole si riguardino attraverso. Ma sì fatti punti trasparenti altra cosa non sono, che certe vescichette d’un succo olioso avente un sapore astringente, alcun poco amaro che lascia della siccità sulla lingua. I suoi fiori nascono in gran numero nell’ estremità dei rami, i quali fiori sono gialli e rosacei. Agli stessi succedono per frutte certe picciole capsule triangolari piene di un sugo rosso, divise in 3 loculi, ripieni di sementi pieciolissime, di un bruno nericcio, di un sapore amaro, resinoso e coll’odore di pece. I fiori e le sommità riempite di semi essendo pestati recano un sugo rosso come il sangue ed esalano un odore assai piacevole; Questa pianta contiene molto olio essenziale simile all’olio di terebinto. L’iperico volgare è di un grand’uso e serve molto ia parecchie malattie: egli tiene il primo posto fra le piante vulnerarie; onde adoperasi , per mondificare e consolidare le piaghe e le ulceri, tanto interne, quanto esterne e segnatamente le contusioni. Guarisce lo sputo e l’ urinamento di sangue, risolve il sangue aggrumato ed eccita i mestrui. Viene grandemente raccomandato per distruggere i vermini, per la passione isterica e per l’alienazione dello spirito. Questa pianta chiamasi pur anche Fuga Damonum. Essa è la base della maggior parte dei balsami per infusione c distillazione. Nelle officine si tiene un olio d’iperico per infusione il cui colore è rossigno. A Mompellieri vengono macerati i fiori di questa pianta in un liquore resinoso tratto dalle vescicule dell’olmo. L’infusione si fa mettendo una porzione di rami e fiori in una caraffa d’olio che poi si fa stare al gran sole d’ estate per qualche tempo . Dai fiori si ricava una bella tintura gialla per la lana e per la seta.

Antica ricetta della Ratafia d'iperico:

" Si mette una pinta d’ acquavite su 4 once di fiori d’iperico in un vaso di vetro ben turato e si lascia esposto al sole per 15 giorni, dopo di che si filtra il liquore e vi si aggiungono 12 once di zucchero. Le proprietà che si attribuiscono a questo liquore sono di rimediare alla debolezza di spirito, alle malattie di reni e di vessica, di facilitare lo scolo delle orine e de’ mestrui ...

Dizionario universale economico rustico

Fiore di San Giovanni

Nel XII secolo, per la dottrina delle segnature, che agli elementi di origine animale, minerale e vegetale, attribuisce funzioni terapeutiche in base alla somiglianza con le parti del corpo, l'iperico nelle Crociate veniva usato dai Cavalieri di San Giovanni per medicare e far cicatrizzare le ferite e le ustioni, e sembra che riuscisse a risollevare lo stato d'animo dei soldati colpiti in battaglia e costretti per lungo tempo all'immobilità. E dal XIII secolo l'iperico è attestato anche con il termine pilatro dal latino pyrĕthrum che si rifà al greco πύρεϑρον che deriva di πῦρ - fuoco

Pilatro: Erba medicinale nota, che ha le foglie tutte ripiene come di buchi sottilissimi, onde perciò è anche detta Perforata. Lat. hympericum.

Vocabolario dell'Accademia della Crusca

Nella medicina popolare è usato per gli arrossamenti, per l'asma e la bronchite, le cicatrici, la couperose, la depressione, la diarrea, per i disturbi della cistifellea, per i dolori articolari e muscolari, per l'emorroidi, l'enuresi notturna, gli eritemi, per le ferite, la gastrite, per le infiammazioni e le macchie della cute, le piaghe da decubito, la parassitosi, la psoriasi, le punture d’insetto, per i reumatismi, le scottature, le smagliature, per le tonsilliti e per le ustioni.

Virtù. Di dentro. Il seme bevuto con vino, caccia fuori le pietre delle reni, e vale contra i veleni, e i morsi degli animali velenosi. Vale nelli sputi, e vomiti del sangue. Il medesimo bevuto al peso di due dramme con brodo di carne caldo fa andar commodamente del corpo purgando la colera. La decottion del seme, e delle frondi bevuta giova a cacciar fuori i veleni, a provocar l'urina e i mestrui fatta in vino, e a cacciarle febri terzane, e quartane. Giova alla sciathica, è agli sputi, e vomiti del sangue.
L'Acqua destillata da tutta la pianta, giova bevuta a coloro che patiscono il mal caduco, e per i paralitici è molto lodata.
Virtù. Di fuori. Applicato disotto, caccia fuori i mestrui. Le frondi impiastrate insieme col seme, giovano alle cotture del fuoco, e alle piaghe delle gambe. L'herba applicata pesta sopra la morsura, giova ai morsi velenosi. Scrivono alcuni esser l'Hipperico tato in odio a diavoli, che abbrusciandosi, e facendosi fomento con esso nelle case, ove si sentono, subito se ne partono via, e però è chiamato da alcuni caccia diauoli, overo fuga demoni L'olio, nel quale sieno lungamente macerati al sole i fiori, e le silique verdi, peste insieme con il seme, sana maravigliosamente, e consolida le ferite, eccetto quelle della testa; il che fa egli tanto più efficacemente, quando si mescola con olio d'abezzo. Unto in su'l corpo, giova alla dissenteria, e bevutone un cucchiaro ammazza i vermini. Fassi l'olio d'Hiperico perfettissimo in questo modo semplice, e composto. Prendonsi per far il semplice le cime dell'Hiperico, che cominciano a maturarsi, oncie tre, si macerano tre giorni in vino odorifero, poi si fan bollire in vaso doppio, atturato ben l'orifitio, poi si spreme, e si rimette altretanto hiperico, Se di nuovo si macera, si cuoce, e si spreme, e così si fa la terza volta, aggiungendovi del vino, se vi bisogna, poi si aggiunge alla colatura di termentina, oncie tre di olio vecchio chiaro oncie sei di zafferano sciopolo uno. Cuocesi di nuovo in vaso doppio alla consumation del vino, poi si preme e fatto chaverà l'olio la residentia si purga, e riserbasi il composto si fa così. Prendonsi di olio vecchio libre quattro, di vino bianco potente libra una, fiori d'Hyperico col seme fresco, manipoli quattro. Si pesta, e macera in vaso di vetro per duo giorni, atturato ben l'orifitio, cuocesi in doppio vaso, e alla colatura fatta forte espressione, si aggiungono altri fiori, è così si fa per tre volte, e ad ogni libra di questa colatura s'aggiungono di termentiva fina libra meza, di olio d'abozzo once tre, di dittamo, gentiana, cardo ſanto, tomentilla, carlina, calamo aromatico, ana dramme due lombrici lavati con vino, più volte oncie due, pestisi ogni cosa, e si mettano al sole per trenta, ò quaranta giorni: poi colato l'olio si serbi in vaso bene atturato. Quest'olio salda come l'altro le ferite grandi, ma molto piu valorosamente. Il seme oltr'a ciò dell'hiperico, dato in polvere, con succo di poligono, giova a gli sputi del sangue.

Herbario nuovo
Castore Durante

Contiene, acidi organici, acil-floroglucinoli, diantrachinoni, fitosteroli, flavonoidi, furanocumarine, procianidine e tannini catechinici, xantoni, e olio essenziale con a e b-pinene, a-terpineolo, andecano, cariofillene, decanale, geraniolo, limonene, metildecano, metilottano, mircene, nonano, ottanale.
È un analgesico, antiasmatico, antibiotico, antidepressivo, antidolorifico, antinfiammatorio, antimicotico, antirughe, astringente, antisettico, antivirale, cicatrizzante, decongestionante, dermorigenerante, digestivo, emolliente, lenitivo, purificante, stimolante.
Per uso esterno l'oleolito si ottiene lasciando macerare per 30 giorni al sole 200 g di boccioli, di fiori e di foglie d'iperico in 1 litro di olio extravergine di oliva o in alternativa di olio di riso, di girasole o di mais, per evitare la fermentazione non bisogna chiudere il macerato ermeticamente, passato il tempo di posa si filtra fino a non lasciare alcun residuo solido e si conserva in bottiglie di vetro scuro lontano dalle fonti di calore. Popolarmente è chiamato olio della casalinga per la sua azione emolliente sulla pelle delle mani sciupate dai lavori domestici.
L'ipericina contenuta nell'oleolito di iperico può causare reazioni fotosensibilizzanti in chi lo usa in dosi elevate prima di esporsi al sole.
L'iperico è sconsigliato per chi assume anticoncezionali ormonali, per chi è in stato di gravidanza o allatta, per chi usa farmaci antidepressivi anticancerogeni e anticoagulanti.
Nel linguaggio dei fiori rappresenta l'originalità e un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di San Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.

" ... Con un unguento a base di arnica e iperico cominciò a massaggiarli e li massaggiò a lungo ed energicamente. Poi massaggiò le mani e le braccia, sempre attento a non toccare le medicazioni. Infine riavvolse il ferito nella pelliccia e si chinò di nuovo a osservare quel viso. L'espressione non era più contratta. Il respiro era profondo e regolare ... "
...L'iperico porta la luce, lo sai?»
«No. Ma so altre cose che portano la luce.»

Il grande gladiatore
Gordon Russel
Ovvero Vanna De Angelis e Dario Battaglia

N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.

Buona Festa di San Giovanni con uno splendido plenilunio!

Brucia con le coccole il legno di ginepro

1 commento:

  1. praticamente è miracoloso. considerando che cura anche l'alienazione dello spirito :)
    sempre tutto interessante e ben impaginato. buon giorno

    RispondiElimina