" ... Scesi in breve al lido,
Sopra un’altura non discosta un’ampia
Grotta vedemmo, che guardava il mare,
Ombreggiata da lauri, e sotto ai lauri
Capre, agnelle e montoni accovacciati ...
Odissea Libro IX
Omero
Traduzione Paolo Maspero
Δάφνη - Dáphne è il nome del lauro in greco che nell'immediato rimanda al mito di Dafne e Apollo:
Apollo, figlio di Latona e di Giove, gemello di Artemide e dio delle arti, della medicina e del sole, orgoglioso di aver ucciso il serpente Pitone, nel vedere il dio dell'amore Cupido che piega il suo arco per tendere la corda, lo provoca dicendogli che può accontentarsi di infiammare la fiaccola dell'amore mentre lui è impegnato ad assestare colpi mortali, degni di ogni onore e gloria, alle fiere e ai nemici. Cupido estrae due frecce dalla sua faretra, con la prima che ha la punta aguzza, è d'oro e suscita l'amore, colpisce il vanesio Apollo e con la seconda che è spuntata, di piombo e respinge l'amore, colpisce Dafne ninfa dei corsi d'acqua, figlia del fiume Peneo e della Madre Terra Gea*, amata anche da Leucippo* che viene ucciso dalle ninfe quando scoprono che per avvicinarsi a Dafne si è unito a loro travestito da donna. Apollo in preda al suo desiderio lussurioso insegue Dafne nel bosco, lei fugge ma allo stremo delle forze vedendosi raggiunta invoca l'aiuto del padre Peneo che la trasforma in alloro.
" ... «Aiutami, padre», dice. «Se voi fiumi avete qualche potere,
dissolvi, mutandole, queste mie fattezze per cui troppo piacqui».
Ancora prega, che un torpore profondo pervade le sue membra,
il petto morbido si fascia di fibre sottili,
i capelli si allungano in fronde, le braccia in rami;
i piedi, così veloci un tempo, s’inchiodano in pigre radici,
il volto svanisce in una chioma: solo il suo splendore conserva.
Anche così Febo l’ama e, poggiata la mano sul tronco,
sente ancora trepidare il petto sotto quella nuova corteccia
e, stringendo fra le braccia i suoi rami come un corpo,
ne bacia il legno, ma quello ai suoi baci ancora si sottrae.
E allora il dio: «Se non puoi essere la sposa mia,
sarai almeno la mia pianta. E di te sempre si orneranno,
o alloro, i miei capelli, la mia cetra, la faretra;
e il capo dei condottieri latini, quando una voce esultante
intonerà il trionfo e il Campidoglio vedrà fluire i cortei.
Fedelissimo custode della porta d’Augusto,
starai appeso ai suoi battenti per difendere la quercia in mezzo.
E come il mio capo si mantiene giovane con la chioma intonsa,
anche tu porterai il vanto perpetuo delle fronde!».
Qui Febo39 tacque; e l’alloro annuì con i suoi rami
appena spuntati e agitò la cima, quasi assentisse col capo. "
figlia del fiume Peneo e della Madre Terra Gea* = In una variante del mito i genitori di Dafne sono la naiade Creusa e il dio fluviale Ladone, per il poeta Partenio Dafne è una cacciatrice figlia di Amicla.
Leucippo* =L'episodio è raccontato nella Descrizione della Grecia di Pausania - Libro VIII, tradotto da S. Alfonso Bonacciuoli " ... Ha il Ladone la più bell'acqua di tutti gli altri fiumi della Grecia.Et per altro ancora è molto famoso tra gli huomini, questo per cagione di Dafne et di quello, che di lei hano scritto i poeti. Ma volendo parlare ili Dafne lascierò da parte ciò, che ne dicono i Sortani c'habitano sul fiume Orote, percioche d'altra maniera ne parlano gli Arcadi, et gli EÌei. Era Leucippo figliuolo d'Enomao signore di Pisa. Innamoratosi così lui di Dafne incotanente havrebbe cercalo d'haverla per moglie, ma si difidò di poterla havere, come colei ch’abborriva tutto il sesso maschile. Ond'egli si servì cotra di lei d'uno così fatto ingano. Si coservava Leucippo la chioma lunga per Alfeo, questa accomodadosi egli come fanno le fanciulle, et postosi un habito feminile; andò à trovare Dafne, mostrado d'essere una figlia di Enomao che desiderava di farle copagnia alla caccia. Così tenuto per donzella, avanzando quell'altre vergini per la nobiltà del suo sangue, per la molta pratica del cacciare, oltre all'estrema schiavitù, ch’egli faceva à Dafne; acquistò co esso lei una strettissima amicizia. Ma quei poeti c'hano citato l'amore d'Apolline co lei, dicono, c’havédo Apolline invidia del felice successo dell'amore di Leucippo mise subito in animo a Dafne d'adare in fume co l'altre vergini sue copagne, à nuotare nel Ladone.Onde spogliado Leucippo contra sua voglia, e trovatolo non essere femina; tanto il percossero colle saette co' loro coltellini, che l'uccisero ... "
Metamorfosi - Libro I
Publio Ovidio Nasone
Traduzione Mario Ramous
Apollo è dunque δαϕνηϕόρος - dafneforos - portatore di lauro celebrato nelle Δαϕνηϕόριαι - Daphneforie, feste che venivano allestite ogni otto, nove anni ad Atene, a Cheronea, a Tebe e a Delfi luogo in cui fu edificato il primo tempio dedicato ad Apollo e in cui la sua sacerdotessa, la Pizia, masticando le foglie di alloro entrava in contatto con l'oracolo ed esponeva i suoi vaticini a chi ne facesse richiesta. In una delle cerimonie delle Δαϕνηϕόριαι un ragazzo, scelto tra le famiglie più in vista delle città, impersonava il δαϕνηϕόρος e portava i rami di lauro al tempio seguito da una processione.
Il potere divinatorio dell'alloro era protagonista anche nelle δαϕνημανζιε - dafnomanzie, rituali in cui i rami dell'arbusto venivano gettati nel fuoco, se bruciavano scoppiettando il presagio era fausto e se non si udiva alcun crepitio il presagio era infausto.
"Il vero io canto, se del sacro alloro
Senza danno io mi pasca, e se di mia
Verginitate ognor salvi il tesoro.ι
E il sacro lauro ne le fiamme ardenti
Ben orepitando ne dia segni buoni,
E porti a l’ anno più felici eventi.
Viva. viva ! allegratevi, o coloni;
Felicissimi segni il lauro diede:
Voi da Cerere avrete immensi doni ..."
Elegie - Libro II - V
Albio Tibullo
Traduzione Antonio Cavalli
" ... e con stridore acuto
L' alloro scoppiettando arda nel foco
Fasti Libro I
Publio Ovidio Nasone
Traduzione Giambatista Bianchi
Laūrūs in latino fino all'inizio del XIV secolo era considerato un termine di genere femminile, alcuni vocabolari riportano entrambi i generi, e preceduto dal pronome dimostrativo illa, con valore di articolo, formava la dicitura illa laurŭs - quell'alloro da cui, per crasi probabilmente deriva l' alloro laudem - gloria del trionfo che incorona le vittorie.
La querna corona o corona civica la più antica onoreficenza romana formata dall'intreccio di foglie di quercia veniva donata a chi si distingueva per aver salvato la vita a un uomo in combattimento, quella di Augusto era esposta sul suo palazzo incorniciata da due alberi di alloro. Quando si vinceva una guerra per darne notizia in patria si spedivano le laurĕātae, lettere avvolte e decorate con le foglie di alloro.
Nei trionfi i carri dei vincitori trainati dai cavalli erano addobbati con i rami di alloro e le fronde intrecciate con un nastro rosso componevano anche la corona aurea che cingeva la testa dei centurioni che in battaglia avevano ucciso un nemico, la testa del generale vittorioso che veniva salutato con il titolo di Imperator era invece cinta con la corona triumphalis realizzata in foglie d'alloro d'oro e il suo ingresso nella Città Eterna era preceduto da dei soldati che ponevano ramoscelli d'alloro sulla statua di Giove Feretrio in Campidoglio, sulla quale lui stesso poneva poi come trofei le spolia opima ovvero l' armatura e le armi del comandante nemico. La corona di alloro veniva portata in testa anche dai poeti per favorire l'ispirazione e l'imperatore Tiberio la indossava durante i temporali per proteggersi dai fulmini.
" ... Apollo stesso del suo casto alloro
Qualche foglia ti porge, e in un ti vieta
Tuonar parole per l’insano fóro.
Ne le astuzie di Amor sarai poeta,
Ecco il tuo campo; e a te verrà. la schiera,
Cui de le Muse l’almo fonte asseta ... "
Elegie - Libro IV - I
Sesto Properzio
Traduzione Antonio Cavalli
I rami che venivano chiamati strenue perché raccolti nel bosco sacro della dea Strenua erano considerati dei doni da offrire il primo marzo agli amici; per buon auspicio si esponevano sulle porte delle case e le fronde intinte nell'acqua erano usate nella lustratio, cerimonia di purificazione in cui si aspergevano i mercanti e le merci messe in vendita, i campi da coltivare, le greggi, gli animali scelti per i sacrifici che si facevano girare uno dietro l'altro rigorosamente in cerchio per il valore simbolico di protezione che questa figura geometrica rappresenta. Con il legno dell'albero dell'alloro si costruivano i pali di sostegno per le viti e le assi degli aratri.
" ... Fatti memorabili che riguardano l'alloro sono connessi anche col divino Augusto. Infatti Livia Drusilla, che poi assunse col matrimonio il nome di Augusta, quando ancora era fidanzata a Cesare
Augusto, stando seduta, ricevette in grembo una gallina di notevole bianchezza che un'aquila aveva lasciato cadere dall'alto, illesa; mentre ancora osservava, senza provar paura, un altro prodigio si aggiunse, perché la gallina teneva nel becco un ramo di alloro carico delle sue bacche: gli indovini ordinarono di conservare il volatile e la prole, nonché di piantare quel ramo e di custodirlo religiosamente. La prescrizione fu eseguita nella dimora di campagna dei Cesari, sulle rive del Tevere, sulla via Flaminia a nove miglia da Roma, che è chiamata per questo « Alle galline » , e li attorno
nacque prodigiosamente un boschetto. È l'alloro proveniente da li che Cesare Augusto, da quel momento in poi, tenne in mano mentre celebrava i suoi trionfi e di cui portò sul capo la corona: dopo di lui questa fu consuetudine comune a tutti gli imperatori. È cosi invalso l'uso di piantare i rami di alloro da loro tenuti in mano ed esistono tuttora dei boschi distinti dai nomi dei vari imperatori , motivo per cui, forse, furono sostituiti gli allori da trionfo.
È il solo albero il cui nome può essere imposto a dei maschi nella lingua latina, il solo di cui la foglia ha un nome speciale: infatti la chiamiamo laurea. Il suo nome persiste in un toponimo di Roma, poiché si chiama Loreto, sull'Aventino, il luogo sul quale sorgeva una selva d'alloro. Questo stesso albero è impiegato nelle purificazioni e, sia detto incidentalmente, si può piantare anche usando un suo ramo ... "
Storia naturale - Libro XV
Plinio il Vecchio
Traduzione Andrea Aragosti
" È dunque vero che Cesare, tornando a noi dalle regioni Iperboree, si
prepara a percorrere le vie Ausonie?1 Manca una prova sicura, ma tutti lo
dicono: io ho fiducia, o Fama, in te, perché tu suoli dire la verità. Le lettere
di vittoria testimoniano la pubblica gioia, le aste dei guerrieri hanno le
punte rivestite di verde lauro. Evviva! Roma acclama di nuovo i tuoi grandi
trionfi, e sei salutato, o Cesare, col nome di Invitto nella tua città. Ma
perché ci sia ormai un motivo più sicuro di gioia, torna tu stesso
annunziatore della vittoria sui Sarmati. "
Epigrammi Libro VII - VI
Marco ValerioMarziale
Traduzione Giuseppe Norcio
Poniamo orchestre anco in pià stretta via,
E di fronzuto alloro e verdeggiante
Bello d’ ogni magion l’ ingresso sia,
Satire - VI
Decimo Giuno Giovenale
Traduzione Zefirino Re
D’ogni altra pianta a lei più caro inoltre
Vera un alloro che pudico il letto
Verginale di grata ombra spargea.
Reciso questo ella mirò da l’ime
Radici, e i rami suoi guasti e d’ immonda
Polve imbrattati.
Il ratto di Proserpina - Libro III
Claudio Claudiano
Traduzione Tommaso Giraldi
395 e il 398 d. C.
L' alloro assunse un ruolo infausto sulle navi dove era considerato laurus insana che genera risse: Polluce uno degli argonauti uccise Amico re dei Bebrici che possedeva una grande forza e che per diletto sfidava gli stranieri costrigendoli a combattere contro di lui. Un ramo di alloro fu portato sulla nave per festeggiare la vittoria, ma non fu una buona idea perché si racconta che i membri dell'equipaggio iniziarono ad azzuffarsi:
" ... Nel Ponto, al di qua di Eraclea, ci sono gli altari di Giove soprannominato Stratios, e là esistono due querce piantate da Ercole. Nella medesima zona si trova il porto di Amico, famoso per l'uccisione del re Bebrice. Dal giorno della sua morte il suo tumulo è coperto da un alloro che chiamano pazzo, perché se un ramoscello staccato da questa pianta viene portato a bordo di una nave scoppiano risse nell'equipaggio fino a che non lo si butta via ... "
Storia naturale
Plinio il Vecchio
Libro XVI
Traduzione
Francesca Lechi
" ... Or io di questa pianta
ben' augurata, o gloriosa,
O buono Apollo, all’ultimo lavoro
fammi del tuo valor sì fatto vaso,
come dimandi a dar l’amato alloro.
Infino a qui l’un giogo di Parnaso
assai mi fu; ma or con amendue
m‘è uopo entrar nell’aringo rimaso.
Entra nel petto mio, e spira tùe
sì come quando Marsia traesti
della vagina delle membra sue.
O divina virtù, se mi ti presti
tanto che l’ombra del beato regno
segnata nel mio capo io manifesti,
venir vedra’mi al tuo diletto legno,
e coronarmi allor di quelle foglie
che la matera e tu mi farai degno.
Divina Commedia - Paradiso - Canto I
Dante Alighieri
Così come Apollo era innamorato di Dafne, Francesco Petrarca lo era di Laura
Quand’io veggio dal ciel scender l’Aurora
co la fronte di rose et co’ crin’ d’oro,
Amor m’assale, ond’io mi discoloro,
et dico sospirando: Ivi è Laura ora.
O felice Titon, tu sai ben l’ora
da ricovrare il tuo caro tesoro:
ma io che debbo far del dolce alloro?
che se ’l vo’ riveder, conven ch’io mora.
I vostri dipartir’ non son sí duri,
ch’almen di notte suol tornar colei
che non â schifo le tue bianche chiome:
le mie notti fa triste, e i giorni oscuri,
quella che n’à portato i penser’ miei,
né di sè m’à lasciato altro che ’l nome.
Quand'io veggio dal ciel scender l'Aurora
Francesco Petrarca
L'alloro - Laurus nobilis appartenente alla famiglia delle Lauraceae originario dell'area mediterranea con i suoi profumatissimi rami verdi in gioventù che virano verso il nero in maturità, con le sue foglie verde chiaro in germoglio e verde scuro in pieno sviluppo, coriacee e ovate, lucide nella pagina superiore e opache in quella inferiore, con i suoi fiori giallo chiaro raggruppati a ombrello, nel Dizionario universale economico rustico del 1797 è descritto così:
Alloro, Lauro, lat. Laurus fr. Laurier. Albero assai noto. Nei paesi caldi l'alloro cresce ad essere albero e conserva anche d'inverno le sue foglie verdi; e perciò è pregiato nei giardini per ornar prospettive e far pergolati. Nasce dal seme il quale sia stato macerato per due giorni nell'acqua. Si propaga eziandio per via delle marcotte o propagini, stendendo un ramo tenero attaccato ancora all'albero in un solco ricoperto di terra ove egli piglia radice in sei mesi. Si alleva in piana terra e nelle cassette come gli augrumi, ama luoghi umidi, serve ottimamente a fare spalliere ed a coprire le pareti del giardino. Si tonde di primavera e mai di autunno per timore che i nuovi getti non soggiacciano al gelo. Se mai la pianta gelasse tagliatene tutto il tronco; essa ripullula dalla radice. Seve in cucina per tramezzarsi ai fegatelli, uccelletti, salciccia ed anguilla. Serve per odore nei marinati di pesce e nella gelatina di animale. Sopra le foglie dell'alloro si pone la cotognata; ed un ramuscello d'alloro acceso messo entro lo strutto bollente gli dà odore e lo toglie dal pericolo di irrancidirsi, e conserva assai bene i fichi secchi ai quali si tramezza. Sulla fede di Tibullo gli antichi cavavano i presagi del lauro. Se abbruciandolo strepitava assai ne auguravano buona raccolta; se poi si udiva poco strepito ne presagivano il contrario. Il decotto d'alloro sparso in terra scaccia i tafani, e le foglie e messe tra i libri li difendono dal tarlo. D'alloro ve ne sono molte specie, alloro regio, alloro imperiale, lauro ceraso, lauro timo, lauro rosa, lauro spinoso, detto anche agrifoglio ...
Nella medicina popolare l'alloro è usato per l'alitosi, la bronchite, per le contratture muscolari per la dismenorrea, la flautolenza, i dolori muscolari, l'infiammazione del cavo orale l'influenza e il raffreddore, il nervosismo, i problemi digestivi, lo scarso appetito e la stanchezza.
Dalle bacche di alloro si ottiene l'olio che insieme a acqua, idrossido di sodio e olio di oliva, è usato per produrre il sapone di Aleppo. Per realizzarlo è necessario cuocere lentamente l'olio di oliva, aggiungendo poi l'olio di alloro e la soda che è estratta dal sale marino. Il composto ottenuto dalla bollitura si versa negli stampi si lascia raffreddare e essiccare per un anno.
" L'alloro ha proprietà calorifiche sia nelle foglie che nella scorza che nelle bacche; pertanto il suo decotto, soprattutto di foglie, è concordemente riconosciuto utile per l'utero e la vescica. Le foglie, in applicazione, combattono il veleno delle vespe, dei calabroni e delle api, nonché dei serpenti, specialmente la sepala dipsade e la vipera. Cotte nell'olio giovano anche al flusso mestruale, mentre le piu tenere, pestate con farinata d'orzo, alle infiammazioni oculari, con la ruta a quelle dei testicoli, con olio di rose o d'iris al mal di testa. In piu, tre foglie masticate e deglutite ogni giorno per tre giorni consecutivi, liberano dalla tosse, mentre le medesime, pestate con miele, guariscono dall'asma. Le donne incinte devono evitare la scorza della radice. La radice di per sé sbriciola i calcoli, giova al fegato presa in dose di 3 oboli nel vino profumato. Le foglie, in pozione, provocano il vomito. Le bacche, pestate e applicate in pessario, ovvero prese in pozione, provocano il mestruo. Due bacche, sbucciate e prese in pozione nel vino, guariscono la tosse cronica e l' ortopnea; nel caso vi sia anche febbre, si prendono in acqua o in elettuario nel vino passito o cotte, nell'idromele. Impiegate nello stesso modo, giovano anche alla tisi e ad ogni sorta di catarro del petto; portano infatti a maturazione il muco e lo fanno espellere. Contro gli scorpioni si prendono quattro bacche in pozione nel vino. Una lozione di bacche e olio guarisce le epinittidi, le lentiggini, le ulcere sierose, quelle della bocca e le desquamazioni, mentre il succo delle bacche guarisce la fodora e la ftiriasi 1 Nel caso di mal d'orecchi o di sordità lo si ,, istilla unito a vino stagionato e olio di rose. Tutti gli animali velenosi stanno lontani da chi se ne sia cosparso. Tale succo, anchepreso in pozione, giova contro le morsicature, specialmente il succo ricavato dalle bacche d'alloro a foglie molto strette. Le bacche, col vino, combattono il veleno dei serpenti, degli scorpioni e dei ragni. In olio e aceto se ne fanno applicazioni anche per la milza e il fegato, insieme a miele per la cancrena. Inoltre, nel caso di affaticamento o di raffreddamento, giova farsene delle unzioni con l'aggiunta di nitro. Secondo l'opinione di alcuni la radice, bevuta in acqua nella dose di un acetabolo, accelera di molto il parto ed è piu efficace fresca che secca. Alcuni prescrivono di somministrare in pozione 10 bacche contro le punture degli scorpioni nonché, come rimedio contro il rilasciamento dell'ugola, di far bollire un quadrante di bacche e di foglie in 3 sestari d'acqua finché il liquido si riduca ad un terzo, di gargarizzare calda questa pozione e, nel mal di testa, di pestare con olio e scaldare un numero dispari di bacche. Le foglie di alloro di Delfi, pestate ed odorate di tanto in tanto, preservano dal contagio nel caso di epidemie, tanto piu se fatte anche bruciare. L'olio di alloro delfico si impiega utilmente per fare cerotti e farmaci lenitivi, per vincere i raffreddamenti e, per rilassare i tendini, per la pleurite, per le febbri fredde 3; ed ancora, scaldato nella buccia di una melagrana, giova al mal di orecchie. Le foglie, bollite finché l'acqua si riduca ad un terzo, restringono, in gargarismo, l'ugola; in pozione calmano i dolori del ventre e dell'intestino; le foglie piu tenere, pestate nel vino e applicate durante la notte, eliminano le bolle e il prurito. Le altre specie di alloro hanno proprietà molto simili. L'alloro alessandrino, detto anche alloro ideo 1 , accelera il parto, se si prende in pozione la sua radice nella dose di 3 denari in 3 ciati di vino dolce; causa inoltre l'espulsione della placenta e provoca le mestruazioni. Preso in pozione allo stesso modo, l'alloro selvatico, chiamato dafnoide o con quei nomi che abbiamo indicato è benefico: le foglie fresche o secche, nella dose di 3 dracme con sale nell' idromele, sono lassative. Masticate, fanno espellere il muco; la foglia, che ha anche proprietà emetiche, è nociva allo stomaco. Si prendono anche quindici bacche alla volta per purgarsi. "
Storia naturale - Libro XV
Plinio il Vecchio
Traduzione Andrea Aragosti
Contiene acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, calcio, carboidrati, colesterolo, ferro, fibre, fosforo, grassi saturi, magnesio, manganese, niacina, olio essenzial come eugenolo e limonene; piridossina, potassio, proteine, rame, riboflavina B2, selenio, sodio, tiamina B1, vitamina A, B9, C, zinco. È un antiossidante, antisettico, antivirale, astrigente, digestivo, diuretico, espettorante, rilassante, stimola l’appetito, è anche un repellente per gli insetti.
Uso esterno, olio di alloro per massaggi decontratturanti e il sapone di Aleppo per la crosta lattea dei neonati, per il cuoio capelluto e per lenire gli arrosamenti da depilazione e rasatura.
Nel linguaggio dei fiori l'alloro rappresenta la difesa, la gloria, la perpetuità, la potenza della vittoria, il vaticinio. Un rametto può andare a comporre il mazzetto delle sette o nove erbe di san Giovanni, entrambi i numeri sono sacri.
Una ninfa gentil, leggiadra e bella,
piú che mai Febo amasse o altro dio,
cresciuto ha co’ suoi pianti il fresco rio,
dove lasciata fu la meschinella.
Lí duolsi e spesso accusa or questa or quella
cagion del viver suo tanto aspro e rio:
poi che lasciò Diana, il suo disio
s’è vòlto ad ubbidir la terza stella.
E nulla altro conforta il suo dolore,
se non che quel che gli ha tanto ben tolto,
gli renda il desiato e car tesoro.
Sol nasce un dubbio, che quel tristo core
che al pianger tanto s’è diritto e vòlto,
pria non diventi un fonte o qualche alloro.
Sonetto fatto di Rimaggio a certi che vi s’erono trovati a far festa
Lorenzo De' Medici
N.B. Nei miei post i principi attivi delle piante, lì dove è possibile, sono elencati in ordine alfabetico e non in ordine di quantità perché lo scopo è informativo-storico e non medico.
Francesco Petrarca
RispondiEliminaL'aura et dolore e 'l refrigerio et l'ombra
del dolce lauro et sua vista fiorita,
lume et riposo di mia stanca vita,
tolt'a colei del tutto 'l mondo sgombra.
Come a noi il solo de sua soror l'adombra,
cosi' l'alta mia luce a me sparita,
i' cheggio a Morte incontra Morte aita,
di si' scuri pensieri Amor m'ingombra.
Dormit' ai, bella donna, un breve sonno:
or se' svegliata fra li spirti electi,
ove nel suo factor l'alma s'interna;
et se mie rime alcuna cosa ponno,
consecrata fra i nobili intellecti
sfia del tuo nome qui memoria eterna.
(Da: "Canzoniere", CCCXXVII)
Sempre UNICA
RispondiEliminaComplimenti
Maurizio
Che bello Sciarada. Quante cure in questa semplice pianta.
RispondiEliminaE quanta storia porta con sé...
Volevo dirti che mio marito ne fa spesso un buon liquore. Dalla macerazione delle foglie.
Buonissimo.
Grazie ed abbraccio. Buona Domenica.
Uso moltissimo l'alloro,mi piace anche farlo crescere,da semi, e farne siepi di confine nel mio piccolo orto-giardino,ma anche regalare le piantine.Faccio un ottimo liquore,per macerazione delle foglie in alcool,come dice Pia ed anche l'oleolito,con le bacche.Ma dopo una attenta lettura di tanta storia e mitologia mi sarà ancora più prezioso.Grazie Sciarada!
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