L'undici aprile del 1944 sul Popolo del Friuli esce un articolo molto poetico che ha per titolo " Nella luce di Pasqua " e racconta il Lunedì di Pasqua celebrato il giorno precedente 10 aprile 1944:
" Il miracolo eterno della vita e della
natura ha dato un fiore a ogni ramo
e inghirlandato ogni fronda
Lunedì di Pasqua, ieri: si suol chiamare così il lunedì dell'Angelo. come quello che immediatamente segue la Pasqua e di essa fa integra parte. La solennità maggiore dell'anno liturgico la famiglia celebra riunita coi parenti più intimi e cari mentre il lunedì le brigate si perdono via sui prati e sui colli a scampagnare a gustare la profumata focaccia tradizionale e un boccale di vino nostrano.
E' la giornata classica delle scampagnate, il lunedì: se il tempo È bello — ieri, dopo il grigiore pure illuminato da un tenue bagliore vespertino della domenica, il sole sfolgorava nell'azzurro più terso - città e paesi si sono vuotati. Feste campestri che hanno il sapore di un rito. Vi si consumano le uova colorate - uovo, simbolo di vita nei colori dei fiori primaverili - il salame casalingo, la focaccia confezionata dalle mani industri delle mamme e delle spose. I prati di Santa Caterina, di Moncorona, di Gradisco, di Aisovizza, di Cormons dicono ancora quanto possa la tradizione in tale festività.
E' Pasqua: la più gioiosa festa dell'anno. L'allegria è di rito: si disse e si dirà: "Son contenti come una Pasqua
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Campane di Pasqua. Tutti i giardini, sotto la terra dolce e materna, sono incensieri di profumo. La primavera ha fiorito ogni ramo, ha inghirlandato ogni fronda, ha illuminato ogni zona tenebrosa. Questo è il miracolo eterno di una Verità eterna come la Bellezza. I piccoli uomini sospendono, forse l'ansito delle loro passioni, il respiro delle loro bocche aride e assetate, e il loro vagabondare inquieto, per ascoltare le voci di questa alba consolatrice che sorge.
Luce di Pasqua. C'è un po' di letizia per tutti, un piccolo posto di sole per tutti. Le strade percorse dalle biciclette lucenti sono una velocità che fugge nella polvere delle distanze. Le strade sono un'ombra infinita gettata strada delle sorgenti più alte della Luce, e vanno verso una culla o verso una tomba, verso un lembo di Paradiso o verso il rovente approdi di un inferno tragico. Oro e Povertà. Principio e Fine; La prima parola e l'ultima. Un sogno e un incubo. Una rosa e una spina.
Campane. E dovunque campane. Capovolte corolle di bronzo. S'infiammano. Si accendono. Risplendono. Avvampano. Orchestre scandite nell'aria dagli echi che si moltiplicano. Le vette delle montagne toccano il cielo. Lo attraggono, magnetizzandolo. La terra è gonfia di una recondità che palpita e respira.
Ricominciare a vivere. Risorgere. Ce lo dicono queste campane, in una salda trepidazione di canto. O belle bocche di bronzo generatrici di giganteschi amplessi sonori. La terra segue, con cullante ritmo, il loro ondeggiamento. Sale e discende come il respiro di un mare calmo e sconfinato, Il canto solleva la terra fin presso il cielo e l'abbondanza.
Campane. E dovunque campane. Nelle loro voci le stimmate della immortalità. Una scia di profumo.
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Gli uomini camminano. Sui prati verzicanti, fra sussurri di primule. Scampanellano bianchi i mughetti.
Pasqua: una rama del melo
candida in fiore che pare
la luce d'un trepido velo
di sposa dinanzi all'altare,
Pasqua: la speranza tenace,
il sogno più vivo, l'eterno
anelito dell'uomo che giace
prostato dal torbido inverno,
e tende a rinascere...
Campane. Auree sfuggenti miracolose campane. Batte le ciglia la vergine innamorata la primavera. E a quell'invito si desta. Il sole è nel mezzo del cielo, vicino al trono della Divinità.
Ma la notte è lo stesso sopra di noi. Uomini. E non più che uomini. Noi andiamo con il peso di un destino dentro l'anima: con il segno di fuoco di una immane fatalità inciso sulla fronte.
Abbiamo o Pasqua, bisogno della tua luce. Poiché le strade per le quali andiamo sono un'ombra infinita gettata sulla terra dalle sorgenti più alte della luce: e vanno verso una culla o verso una tomba: verso un lembo di Paradiso o verso l'affocato approdoto di un inverno tragico.
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Campane. Pasqua. Campane. "
e. cav.
Il Popolo del Friuli - 1944-04-11
Lieto Lunedì dell'Angelo
Per ulteriori informazioni
Resurrezione in tempo di guerra e bombardamenti. Non dev'essere mica facile. Ciao Sciarada, buona Pasquetta
RispondiEliminaBravissimo Alberto, hai colto proprio il punto; io ho trovato di una dolcezza davvero infinita la descrizione del Lunedì dell'Angelo fatta con un tale trasporto in una situazione tanto difficile.
EliminaGrazie e lieto martedì!