" ... Era di questi tempi, il Venerdì Santo. Tornai in paese verso sera e andai in chiesa sicuro di trovare il mio nemico. Si celebravano i sacri Misteri, la morte e passione di Nostro Signore, e la folla era tale che io dovetti stare alcun tempo nell’ingresso tra la gente che si accalcava per entrare. Alcuni uomini mi riconobbero, ma sorridevano e mi si stringevano attorno come per nascondermi e difendermi, tanto ero rispettato, figlio caro. Sentivo la voce di Gesù che diceva: «Cuddu chi mi traichet est chin mecus» (colui che mi tradisce trovasi con me) e la voce di Giuda che rispondeva: «Cheries narrar pro me, amadu Deus?» (Volete dire per me, amato Dio?). Poi sentivo Gesù che diceva: «Dio mio, allontanate da me questo amaro calice, però sia fatta la vostra volontà» e stretto tra la folla sentivo anch’io un freddo sudore bagnarmi le spalle. Cercavo con gli occhi il mio nemico, ma non vedevo che teste nere e bianche illuminate dal chiarore dei ceri, e stringevo entro la saccoccia il mio coltello. A un tratto la folla si diradò: Gesù era stato portato via dai soldati e nell’intermezzo tra una scena e l’altra del Mistero il prete salito sul pulpito predicava. Allora io potei avanzarmi e inginocchiarmi in un angolo dietro una panca fra due vecchie donne. Il prete abbracciava un Cristo nero e sanguinante che stava sul pulpito, e piangeva e gridava: «Dio mio, Signore mio, perdonate a quelli che non sanno quel che si fanno. Qui sotto i vostri occhi, mentre il sangue vostro cade per la salvezza dei peccatori, qui, qui c’è chi pensa ad uccidere, chi tiene il suo coltello in pugno per uccidere il suo fratello».... Te lo dico francamente, figlio caro, ho avuto paura; credevo che il prete mi vedesse. A un tratto un uomo andò a sedersi sulla panca davanti a me: era lui, il mio nemico. Mi bastava tirar fuori la mano di saccoccia per vendicarmi; ma mi pareva che la mia mano fosse diventata di ferro e non potesse più venir fuori dalla tasca. Non ho vergogna a dirlo, figlio caro: io vedevo Cristo lassù in croce e sentivo le donne piangere come se fossi io il morto: e quando il prete disse: «Cristo sarà deposto nel sepolcro, ma risorgerà, e così voi, peccatori, deponete i vostri rancori se volete che l’anima vostra risorga» ebbene, figlio caro, io mi misi a piangere con le donne. Remundu Corbu si volse e mi riconobbe. Egli aveva paura di me e rimase sbalordito; poi si alzò e si allontanò rapidamente. Ecco perché dice che io sono un poltrone, un buono a niente: perché quella volta non l’ho ucciso, e perché non lo odio e non gli faccio del male ... "
Colombi e sparvieri
1912
Grazia Deledda
Crocifissione di Cristo con la Madonna e i santi Domenico e Giovanni Evangelista - 1588 - Tiziano Vecellio - Pinacoteca Podesti - Chiesa di San Domenico - Ancona
Il quadro di Tiziano è caratterizzato da toni scuri in cui sprazzi di luce e di colore fanno da contrasto e sembrano saettare come lame taglienti che aumentano la drammaticità della scena; nella parte superiore gradazioni di bronzo e di giallo dipingono il corpo di Cristo; dal costato scende un rivolo di sangue che macchia la veste bianca, ma sul petto il presagio propizio della luce che assume la forma di una farfalla che tale diventa attraverso la morte del bruco che in lei risorge.
La presenza dei tre personaggi nella parte inferiore va a comporre la figura geometrica di un triangolo se si traccia una linea che unisce le loro teste.
A sinistra vediamo Maria con gli occhi abbassati nell'atto di alzarsi e ancora in movimento con una spalla piegata che sembra far fatica a tirarsi su per il peso del dolore, il suo manto è di un blu scuro rischiarato da un aurea che a quanto pare proviene da un incendio* sullo sfondo, accanto a lei, genuflesso e con gli occhi abbassati, san Domenico abbraccia la croce che a livello del suo ginocchio destro mostra la firma dell'artista TITIANVS F. 1558, in piedi a destra San Giovanni l'Evangelista con le braccia aperte ha le dita della mano sinistra percorse dalla luce, è l'unico a realizzare la morte di Cristo, è l'unico che lo guarda.
incendio* = La presenza del fuoco nelle opere di Tiziano Vecellio è una consuetudine
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Auguri di Buona Pasqua
RispondiEliminaTi auguro una serena Pasqua.
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