" ... Ecco, e all’isola Eèa giungemmo, ove Circe abitava.
Circe dai riccioli belli, la Diva possente canora,
ch’era sorella d’Eèta, signore di mente feroce.
Erano entrambi nati dal Sole che illumina il mondo:
fu madre loro Perse, di Perse fu Ocèano padre.
Qui, su la spiaggia del mare spingemmo in silenzio la nave,
dentro un sicuro porto: ché un Dio sopraggiunse a guidarci:
qui, dalla nave usciti, due giorni giacemmo e due notti:
che ci rodeva il cuore stanchezza commista a cordoglio.
Quando la terza giornata, però, l’alba ricciola schiuse,
io, la zagaglia presa con me. Preso il ferro affilato,
velocemente mossi dal legno, a scoprire d’intorno
se mai tracce vedessi di campi, se udissi una voce.
E sopra un’alta asceso vedetta di rupi, ivi stetti;
e ampie strade scorsi di là, vidi un fumo levarsi
dalla dimora di Circe, tra dense boscaglie e tra selve ... "
Odissea - Libro X
Omero
Ulisse dopo la dolorosa avventura nella terra dei Lestrigoni sbarca sull'isola Eèa e con i suoi compagni trascorre le prime due notti nei pressi della riva che rappresenta un accogliente rifugio e un porto sicuro. All'alba del terzo giorno il nostro eroe inizia la perlustrazione di questo luogo che apparentemente sembra disabitato, si inerpica per i 541 metri di quello che oggi viene riconosciuto come Monte Circeo e dall'alto scorge una rete di ampie vie, ma... Ettore Romagnoli, uno dei traduttori della famosissima epopea omerica si domanda:
" ... Come poté scorgere ampie vie, dove non sono che macchioni e foreste impenetrabili? ... "
E risponde:
" ... La terra stessa del Lazio risolve la difficoltà; e con un fenomeno quasi prodigioso. L’osservatore che, al principio d’aprile, salga su una tomba delI’Appia, volgendo attorno lo sguardo, può contemplare un singolare spettacolo. L’asfodelo (porrazzo) che apre per tutta la campagna i suoi fiori biancorosei, striati di violetto, in alcuni punti si addensa fittissimo, in lunghissime linee, che, ora diritte, ora sinuose, si perdono lontano pei campi. Sono antiche vie. L’asfodelo, che attecchisce di preferenza dove l’humus è poco profondo, si addensa naturalmente qui, dove appena un leggero strato di terriccio ricopre le pietre del lastrico. E alcune di queste linee fiorite disegnano un sistema di vie ben conosciute, al romano. Altre sono anteriori all’età classica, e furono abbandonate da quando i Romani conquistarono queste regioni. Le loro diramazioni non concordano con veruna delle città classiche; e molte si dirigono invece verso le Paludi Pontine. Queste furono un tempo fecondissime, le più fertili e più ricche del mondo preromano; e collegate con tutta una serie di rocche, le cui rovine coronano ancora le vette dei Lepini. Strade dovevano certo congiungere questi campi a quelle rocche: e queste appunto ebbe a scorgere Ulisse dalla eccelsa vedetta ... "
Prefazione Ettore Romagnoli -1926
Odissea
Omero
Quindi mi piace pensare al Pesce d'Aprile della natura che su antichi tracciati incorona di primavera le vie degli asfodeli e rivela il suo poetico inganno. Lei cela per poi regalare un magistrale effetto scenico che lega il presente al passato.
Buon Pesce d'Aprile !