In questo 31 gennaio, l'ultimo dei Tre Giorni della Merla, Giovanni Agnelli ci espone due varianti della leggenda che, attraverso la sua voce, vi ho proposto ieri, la prima, in cui la Merla si fa metafora dell'inverno che muore, è riportata nel 1886 da un cronista sul n. 25 dell'Osservatore Cattolico:
Il cronista dell' Osservatore cattolico reca la seguente versione: - «Una merla co' suoi merlotti erasi in un inverno, per difendersi dal rigore della stagione appiattata sotto una cappa da cammino, in una casa da contadini. Avendo creduto per poca bonaccia di gennajo finito il freddo, merla e merlotti abbandonarono là cappa ospitale, e usciti fuori, volando e spaziando per l'aere , gridavano in vecchio dialetto:
Boffa, gennè
che i me merli i ' ho già levè;
Soffia, gennajo
che i miei merli li ho allevati.
al che gennaio, indispettito, irrigidì di nuovo e più di prima: merla e merlotti perirono, e gennaio da quel tempo soffiò negli ultimi giorni più crudo».
E la seconda da un cronista del Secolo sul finire di gennaio del 1887:
Ingenuo più di tutti è il cronista del Secolo il quale, a proposito sempre della povera merla precipitata sulle ceneri per la gola del camino, dice che, di candida che era, diventò di un bel nero lucente, e neri furono i figli che ebbe di poi; neri dopo un po' di tempo tutti i merli di questo mondo.
Merula Vulgaris Ray - Storia naturale degli uccelli che nidificano in Lombardia - ad illustrazione della raccolta ornitologica dei fratelli Ercole ed Ernesto Turati
1865
Eugenio Betton
Oscar Dressler illustratore
Per gli appassionati dei volatili lascio la descrizione del Merlo fatta da Eugenio Betton:
Merula Vulgaris ray.
(Nido Concavo (Tav. 14) (Uova Ovate)
Turdus Merula Linné
Italiano: Merlo. - Merlo nero.
Lombardo: Mèrlo. - Merael. - Merlott. - Merla.
Il Merlo è sparso in tutta la Lombardia, estendesi però in tiitt’ Italia, in tutto il Nord europeo, Svizzera, Vosgi, ilte Alpi, Auvergne, Pirenei, Savoja, Grecia.
Alcuni individui hanno abitudine di rimanere fra noi per tutto l’anno, e molti eziandio immigrano verso di noi alla primavera provenendo da climi più caldi per cercarvi estate più mite, altri ci arrivano dalle montagne sul far dell’autunno scacciati dalla mancanza di cibo. Questi ultimi non si fermano tutti a svernare ma molti di essi raggiungono luoghi più miti per clima. Gli individui stazionarii d’inverno si recano di preferenza lungo le praterie di marcita o nei giardini ove trovano a cibarsi anche di semi di conifere.
Vive ordinariamente nei boschi o nei macchioni vicini a prati od a campi. Savi lo dichiara il primo ornamento dei boschi italiani e ciò per la sua voce che modulasi ad un canto forte, armonioso e variato.
Allevato per il canto, se vien preso giovane, impara quelle armonie che gli si vogliono apprendere, fatto prigioniero un po’ adulto può modificare e variare le strofe apprese e talora riesce ad ingentilirle. Gli uccellatori scelgono ordinariamente un Merlo che sia buon cantore e lo uniscono agli altri prigionieri, i quali apprendono da lui a cantare assomigliandolo nelle note. Libero canta al mattino ed alla sera, di raro fra la giornata. Quando disponsi a volare o teme pigola con un pigolio caratteristico che lo fa riconoscere.
Il Merlo è di carattere diffidente quantunque spesso nidifichi vicino all’abitato Nei luoghi però ove stette lungamente senza correre il menomo pericolo perde un poco la sua diffidenza pronto a riprenderla per un nonnulla che lo apprensioni. Come è di tutti gli animali timorosi, gode anche il Merlo di vista e di udito acutissimi che «li fanno più facile o la fuga od il ricorrere al nascondiglio. Vive volentieri coi Tordi (T. viscivorus, T. mimcus). Nelle ore calde si riposa silenzioso nel folto dei cespugli fra le frondi degli alberi, o infra le siepi: dall’alba fino al meriggio e verso la sera esce a far incetta di cibo o a inseguir la compagna.
Veleggia con volo poco rapido, non continuo, non alto. Piuttostochè far lunghe traversate preferisce volare da cespuglio in cespuglio, da macchione in macchione, dai quali passa alle terre basse e umide ove pedestremente cerca il nutrimento.
Questo consiste in insetti, poche lumache, c per ghiotto boccone vi si uniscono frutti e specialmente uva, per il che il Merlo è giustamente reputato dannoso alle vendemmie. In autunno si prendono i Merli in quantità nei paretai specialmente in pianura. È specie soggetta all’albinismo.
Nido. - Il Merlo è una specie che trova più numerosi i luoghi adatti a raccogliere il suo nido. Noi infatti possiamo trovare i suoi nidi a varie altezze sugli alberi sempre appoggiati ad un sol ramo, oppure alle radici, o fra le siepi o semplicemente per terra in adatte cavità, nonché sulle cataste secche non mosse da tempo. In onta alla sua diffidenza nidifica nei giardini di città. Però si disgusta con gran facilità se si accorge che il suo nido venne tocco o se venne sorpreso a costruirlo od a covare e quindi fugato.
Ai primi di marzo si trovano i primi nidi costrutti dai Merli svernanti fra noi; il numero maggiore di nidi si rinviene in maggio. Sono nidi di forma concava, costrutti con grande solidità e molta ampiezza Sono divisibili nettamente in due strati di cui l’esterno intessuto di radici vegetabili, fustelli e verso la base di foglie, per lo più, di quercia e di felce aquilina (Pteris aquilina).
L’intreccio è regolare e verso l’interno questi materiali sono impastati e tenuti in sesto con fango. Il secondo strato è una diretta continuazione dell’orlo del nido e risulta da un affastellamento di paglie, fili, che mano mano si approssima alla cavita si fa più accuratamente e con materiali più fini.
Il nido appoggia al sostegno con l’intermediario d’un grosso strato di fango entro cui si modella la base del nido e s’innesta il sostegno. La cavità è aperta, di rado perfettamente circolare, più spesso volgente all’elittica. Le frondi spesso proteggono il nido con benefica ombra e talora lo celano completamente allo sguardo.
Il diametro dell’imboccatura varia dagli 8 cent, ai 10 nei nidi circolari; in quelli a cavità quasi ovale un diametro è di 1 centim. minore dell’altro. Lo spessore delle pareti varia nei varii punti, in pochi è identico in tutto il contorno, in media 4 centimetri alla base. La profondità del cavo dai 4 ai 5,50 centimetri.
Uova - Le prime covate si trovano ai primi di aprile e se ne trovano perfino agli ultimi di luglio, e constano di 3 a 6 uova varianti molto nella grandezza e colore da nido a nido, mentre quelle di uno stesso nido affettano una quasi identità. Sono di forma ovata. Il colore del fondo varia dal verde-azzurrognolo, all’olivigno chiaro ed al rubiginoso con macchie o fine punteggiature o l'una e l'altre riunite, talvolta maggiormente sparse sul polo ottuso di colore rubiginoso volgente al caffè o al cretoso. Nel maggior numero l’asse maggiore è di mill. 30 per 22 di asse minore.
Pulcini - Nascono da queste dei pulcini nudi che si vestono poi di penne fulve con goccie mediane allungate, brune sul collo, petto e spalle. Ali nerastre, coda cinerina che grado grado volge al nerastro. Margini buccali giallastri o bianco giallastri. In alcuni si può già capire dal minor coloramento il sesso femminile. Vengono nutriti dai genitori con larve di insetti e insetti a cui si mischiano dei sassolini.
È facilissimo allevarli, con uva o bacche diverse e dopo pochi giorni si abituano a mangiare farina di crisalidi e ponno vivere a lungo. Divengono molto intelligenti e domestici, e talora ponno apprendere a imitare la voce umana.
Storia naturale degli uccelli che nidificano in Lombardia - ad illustrazione della raccolta ornitologica dei fratelli Ercole ed Ernesto Turati
1865
Eugenio Betton
Oscar Dressler illustratore
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P.S. - P.C. Ok.