Il Carnovale è quel breve periodo di tempo che tra il Natale e la Quaresima segna il passaggio dall'inverno alla primavera e, poichè in allegria si da fondo alle provviste rimaste e si è ben disposti a contrarre anche dei debiti per regalare alla propria vita un tempo di copiosa opulenza che riempa i modesti piatti di terracotta con ogni bendìdio prima che la Quaresima riconduca alla realtà,
" ... Vedi bene quanti sono coloro che il creditore,
sovente deluso, sta ad aspettare là dove si entra al mercato,
ché costoro è nel solo palato che ripongono la ragione di vita.
E tra questi, chi cena meglio e in modo più raffinato, è il più spiantato,
colui che sta per piombare in un disastro già chiaro.
Nell’attesa va in cerca di cibi gustosi senza che il prezzo
ne freni la voglia; anzi, se guardi più a fondo,
vedrai che gli vanno più a genio le cose che costan di più.
Trovar poi la somma da scialacquare non è, per loro, difficile:
basta impegnar le stoviglie o vendere, pezzo per pezzo, la statua
della madre ed eccoti, su un piatto di terracotta, una vivanda
da quattrocento sesterzi (anche se, così facendo, si arriva
alla sbobba dei gladiatori). Ma va distinto tra chi gode di tali delizie ... "
Satire - XI
Giovenale
Traduzione Ugo Dotti
iconograficamente è rappresentato da un uomo pacioccone e di bassa statura e, come i partecipanti alla festa che la indossano a partire dal 17 gennaio in cui si ricorda Sant'Antonio Abate, sul volto porta una maschera strumento di quel rovesciamento dei ruoli che permette di essere altro da sé; ha in testa una corona di edera, sacra a Bacco portatore di quei fiumi di vino che delizieranno le giornate, e al di sopra di essa una falce di luna che per sua natura mutevole simboleggia la pazzia caratteristica peculiare delle carnascialate.
" ... Salomone disse nell'Ecclesiastico: Il Savio a guisa del Sole dà in un proposito fermo, e lo sciocco è come la Luna mutabile. E scrive S. Matteo d'un giovane lunatico, che hora usava di cascare nel fuoco, hora nell'acqua. Il che se tu vorrai intendere quanto allo spirito, in cotali huomini puoi considerare alcuni impeti, che subito in loro si muovono di far bene, di maniera, che paiono degni di lode, à quelli però, che nó hano havuta notitia di quei lor lucidi intervalli: perché ad un tratto gli vedrai divenir minori, e quello, che in loro haveva sembianza di lume, nó é lume di giorno, ma di notte, il quale già di maniera vien meno. che in tutto manca, e eglino talhora cascano nel fuoco, cioè nell'ardore della concupiscenza, ne gl'antichi sdegni, e nel desiderio di vendetta, nella voglia d'accumular denari, e negl'altri-vitij: talhora traboccano nell'acqua, cioè ne i pericolosi pensieri mondani, e nella disperatione del perseverare, nelle perturbate onde dell'ambitione, e nel mare de i civili travagli, combattuti da una perpetua istabilità. Peroché la vita humana (come altrove dicemmo) per lo più viene assomiglìata all’istabilità del mare. "
I ieroglifici overo Commentarii delle occulte significationi de gl'Egittij, e altre nationi
Giovanni Pierio Valeriano - 1625
Carnevale, è vestito con un abito teatrale che porta dei galloni composti da una moltitudine di penne di uccelli diversi e se da una parte sono dipinti spartiti e vari strumenti musicali quali chitarre, mandole, oboe, traversieri, violini, violoni, dall'altra vi è una variegata rappresentanza di bicchieri, fiaschi di vino, volatili pronti per essere cucinati e vivande fumanti di carni. Con la mano sinistra tiene un ramo di foglie di fico che rimanda alle trasgressioni sessuali
" ... Mi son risioluto attorniare l'arma vostra di ghirlanda tessuta d'olivo, di vite, e di rami di fico: d'olivo perché tal'arbore fusse inditio della mansuetudine, e serenità vostra: di vite, perché io scoprissi l'allegrezza, e mia, e di tutt'i letterati: del fico, perché da quello s'accennasse la dolcezza de vostri costumi, e già potete conoscere dall'istesso trattato, che cose queste siano ... "
I ieroglifici overo Commentarii delle occulte significationi de gl'Egittij, e altre nationi
Giovanni Pierio Valeriano - 1625
e con la destra una borsa da cui vengono versate delle monete che rimandano allo sperpero messo in atto. Accanto a lui un cavallo senza briglie che con la sua esuberanza vuole manifestare tutto l'impeto di quella gioventù a cui tutto è permesso, più propensa rispetto alla maturità a calarsi tra gli statuti carnevaleschi concedendosi ai molli piaceri, alle passioni sfrenate e al tripudio della giocondità per poi farsi prendere dai rimorsi una volta rientrata nella dimensione della moralità che apre la strada alla Quaresima.
Cieco desìo, come Destrier feroce,
Che armato ha il fen d' infaticabìl lena
Indomito, superbo, il piè veloce
Quae la volgendo a suo piacer mi mena,
Pensa sé giova a me, che il reggo appena,
O minacciar di verga, o alzar di voce,
Che morso di ragion pia nol raffrena,
Né l'aspro ai fianchi ognor stimolo atroce.
Così precipitoso Ei mi trasporta
A perir seco, e chiamo invan soccorso,
Io che son senza forze, e senza scorta.
Ed oh! qual sento allor crudo rimorso,
Che mi sgrida: ecco dove alfin ne porta
L'empio Destrier, se non s'avvezza al morso.
Antonio Zampieri
Lieta domenica di Carnevale!
Nota - per dare continuità al testo è preferibile saltare e leggere dopo le citazioni in giallo.
Per ulteriori informazioni
Carnevale è una festa che non mi è mai piaciuta però è bello leggere tutte le curiosità che la circondano
RispondiEliminaCiao Stefania!
EliminaSe dovessi definire in una sola parola la sensazione che mi lascia il Carnevale la più adatta sarebbe malinconia.
Ti abbraccio e ti auguro un lieto lunedì.
Le mie nipotine amano il Carnevale. Per me rappresenta semplicemente una pausa, in parte reale in parte fittizia, tra l'inverno ed i crucci quotidiani.
RispondiElimina