"Il Carnevale a Roma non è una festa data al popolo, ma una festa che il popolo dà a se stesso. Il governo non fa né preparativi né spese. Non illuminazioni, non fuochi artificiali, non processioni splendide, ma un semplice segnale che autorizza ciascuno ad essere pazzo e stravagante quanto gli pare e piace, ed annunzia che, salvo le bastonate, e le coltellate, tutto è permesso".
Viaggio in Italia
Johann Wolfgang von Goethe
Achille Pinelli 1835
Il Carnevale più bello e originale del mondo, lustro per i giochi agonali, per i tornei, per le giostre, per la Commedia dell'Arte, per le sfilate in maschera, per i carri allegorici, per l'attesa "corsa dei cavalli berberi" e per la famosissima "festa dei moccoletti", descritto dai più grandi artisti italiani e stranieri, che fin dalle sue origini medievali iniziava 11 giorni prima del Mercoledì delle Ceneri, ma non comprendeva il sabato e la domenica giorni dedicati al Signore. Un segno convenzionale, esattamente alle ore 19.00, apriva i festeggiamenti con le sfilate delle carrozze delle autorità in maschera sull'antica via Lata ovvero l'odierna via del Corso.
" ... al bombo della campana di Campidoglio s'apre la venuta delle carrozze, e in poco d'ora il Corso n'è, pieno a doppia fila e vi si fa un baccano inestimabile. Le dette carrozze son tutte aperte, e i gran signori usano i carri da caccia colle sponde a piuoli: tutta la cassa v'è foderata di mussola bianca; le donne sono in abiti a sacco e gli uomini in candidi camiciotti, e in cappelloni flosci colar di cenere: nel mezzo del cocchio son due panieri; l'uno pieno di confettini a granuola di gesso, e l'altro di massetti di fiori. Le finestre, le logge, i balconi ed i palchi son tutti messi a drappelloni e a ricascate di damaschi, di zendadi e di mussoline, vermiglie e cilestri; e i davanzali son pieni di spettatori, i quali hanno anch'essi di gran ceste piene di confetti che gettano nelle carrozze."
Edmondo - o Dei costumi del popolo romano
Padre Antonio Bresciani
Il primo luogo dei festeggiamenti del Carnevale romano fu piazza Navona, qui si svolgevano:
le tauromachie in cui i tori si scontravano tra di loro, con altri animali e anche con l'uomo,
le giostre del saracino in cui un cavaliere armato di lancia, colpendo un fantoccio che roteava, metteva in scena una sorta di rappresentazione della lotta agli infedeli
La giostra del saracino
Andrea Sacchi
1634
e i giochi dell'anello in cui un cavaliere doveva costringere la sua lancia entro un anello posto al di sotto di un contenitore d'acqua che si rovesciava sui partecipanti,
Il gioco dell'anello
Bartolomeo Pinelli
1825
ma nel 1464, con l'elezione a pontefice di Paolo II che spostò la sua residenza a palazzo Venezia dalle cui finestre, alla fine di lauti banchetti, lanciava del denaro al popolo in festa, via del Corso divenne il cuore degli intrattenimenti del Carnevale e qui, sotto il nuovo Papa, come sostiene l'architetto Andrea Busiri Vici:
" si facevano altri sei pallii, oltre quelli d'oro e di seta pei cavalli romani, per quelli forensi e pei conduttori di asini, e cioè:
Uno per gli ebrei che correvano il lunedi prima della domenica.
Uno pei fanciulli cristiani pel martedì.
L'altro pei giovani cristiani nel mercoledì.
Il quarto pei sessagenari nel venerdì.
Il quinto per gli asini nel lunedì.
Il sesto per le bufale nel martedì di Carnevale.
Nel 1545 invece in questa via fu riproposta la sfilata dei carri trionfali degli antichi romani rivisitata dai Rioni:
1. Rioni: Trastevere. Carro che rappresentava il Carro Massimo.
2. Rione Ripa. La statua della Fortuna e vari emblemi.
3. Rione Sant'Angelo. La citta di Costantinopoli.
4. Rione Campitelli. Gli orti delle Esperidi.
5. Rione Pigna. La statua di Cibele Turrita.
6. Rione Sant'Eustacchio. Un Concilio in atto di condannare gli eretici.
7. Rione Regola. Un corvo che inseguiva alcuni serpenti avendone afferrato uno in bocca.
8. Rione Parione. Uno smisurato grifone alla custodia di un nascondiglio d'oro.
9. Rione Ponte. Due cavalieri a cavallo affrontati insieme sopra un ponte ; uno vestito alla romana, l'altro alla barbara, dei quali il primo restava vincitore.
10. Rione Campomarzio. Due eserciti sopra, da una parte turchi, e dall'altra italiani, tedeschi, spagnoli e francesi che venivano alle mani dichiarandosi la vittoria pei secondi.
11 . Rione Colonna. Due monti, Abila e Calpe, con un braccio di mare intermedio, sul quale veleggiava una nave verso oriente. Dopo tal carro gran quantità di guastatori con vettovaglie, artiglierie, ed arnesi di campo militare.
12. Rione Trevi. Un cavaliere armato alla romana che con la lancia in mano superava un barbaro con vigore già sotto i piedi."
Nel '700 le nobili famiglie romane non lesinavano la loro presenza sui carri di cui finanziavano l'addobbo:
nel 1711 il principe Pamphili si circondava di ussari, e il principe Ruspoli era un sultano accompagnato da una schiera di eunuchi, di giannizzeri e di mammalucchi,
nel 1719 i Colonna proposero un carro trionfale diverso per ogni giorno del Carnevale,
non mancavano neanche i carri che celebravano le vittorie politiche
nel 1721 venne rappresentata la vittoria diplomatica della Quadruplice Alleanza sulla Spagna con emblemi mitologici indossati da cavalieri tedeschi,
nel 1735 il principe Rospigliosi si travestì da magnate polacco accompagnato dai suoi staffieri e gli allievi dell'Accademia di Francia si cimentarono in una cavalcata cinese,
nel 1763 la duchessa Gravina Orsini diventò Diana cacciatrice su un carro dove era rappresentato un colle con alberi e grotte che custodivano delle ninfe; le famiglie Barberini, Boncompagni, Borghese e Spada si travestirono da sacerdoti e sacerdotesse Indù indossando turbanti e veli, abiti di seta riccamente ricamati e gioielli di diamanti e smeraldi per rappresentare l'atto di un sacrificio alle divinità dell'India.
Carro trionfale
1748
Una delle manifestazioni più importanti del Carnevale romano era la corsa dei cavalli berberi, si svolgeva ogni giorno della festa al tramonto del sole:
"Il carnovale romano s'accentra sulla via del Corso ov'è la carriera de' berberi, e il giro delle carrozze. Nella piazza del Popolo, a piè dell'obelisco rizzasi uno steccato a semicerchio, ov'è la mossa de' corsieri: ai due lati s'alzano due magnifici padiglioni, in cui seggono parte dei conservatori di Roma per presiedere alla sferrata de' berberi, e per su tutta quella lunghissima e dirittissima via son palchi e steccati sino alla ripresa, ov'è un altro padiglione de' giudici della meta. La mossa de' berberi si fa dopo la calata del sole"
Edmondo - o Dei costumi del popolo romano
Padre Antonio Bresciani
Era caratterizzata dalla mossa ovvero la partenza che avveniva dall'obelisco di piazza del Popolo dove erano allestiti i palchi per le alte personalità;
La mossa dei cavalli berberi
Thomas jones Barker
1859
i cavalli che appartenevano alle famiglie benestanti e che erano tenuti a bada dai palafrenieri venivano liberati dalle briglie e dalle gualdrappe di tela bianca, le sfere acuminate legate con delle corde agli animali venivano private della loro protezione di cuoio affinché queste con il movimento pungolassero i cavalli per farli correre di più, lungo il tragitto venivano incitati dal popolo che aveva preso un posto a pagamento lungo i lati della via per assistere alla gara e al traguardo che era posto a piazza Venezia, veniva messa in atto la ripresa dei cavalli da parte dei barbareschi che erano gli addetti alle stalle di questi animali.
La ripresa dei cavalli berberi
Achille Pinelli
1832
Il cavallo vincitore assicurava al suo padrone una non indifferente somma di denaro, le felicitazioni da parte del senatore e il palio di broccato d'oro fissato a un'asta colorata che nella parte inferiore aveva un ricamo che rappresentava un cavallo al galoppo.
"Sulla piazza del Popolo è tirata la fune alle mosse; dietro a quella i barberi addestrati dai barbareschi zampeggiano, s'inalberano, rignano, fremono, divorando cogli occhi l'agone; essi non hanno che una testieretta in capo, sopra cui ondeggia un piumino e ai fianchi e alle groppe hanno appiccato con pece delle pallottole a punte d'ago.
Al segno dato, è tolta la fune; i barberi sferrano, e via L'impeto del primo slancio, le grida del popolo, il pungolo degli spilli, l'emulazione che li arrovella, impegnando si fattamente il corso de' barberi, che l'occhio li può appena seguire. Gli Agonoteti o il Magistrato della mèta gli attende dal padiglione; i barbareschi gli aspettano a pie fermo alla tenda della ripresa; i due o tre barberi che anelano alla vittoria si dinanzano di poco, e si soffiano addosso, e danno e ricevono stimolo a vicenda: al primo che giunge il barbaresco si scaglia alla testa; e tanto è l'impeto della foga che il barbero lo si leva per aria. I plausi al vincitore echeggiano intorno; e il padrone del barbero si presenta tra i festeggiamenti degli amici al magistrato, e riceve solennemente il pallio di velluto o di tocca d'oro.
Allora il barberesco addestra il corsiere e un altro gli tien sollevato il pallio sopra un' asta, e a suon di stromenti lo mena lungo il Corso e per le più popolate contrade a ricevere dagli spettatori gli onori del trionfo. Il sentimento dell'animale è meraviglioso, sì procede superbo: e tiene il capo alto; e guarda con occhio giulivo; e inarca il collo; e guizza gli orecchi, ed agita la criniera, e porta la persona ristretta con un andar gagliardo e sonante. "
Edmondo - o Dei costumi del popolo romano
Padre Antonio Bresciani
Nel 1874 durante la gara, un giovane attraversò la strada, fu travolto dai cavalli e perse la vita, Vittorio Emanuele II che era presente all'evento decise di eliminare la corsa dei cavalli berberi dalle manifestazioni del Carnevale, questa scelta inflisse un duro colpo a quella che, riconosciuta a livello mondiale, era considerata la festa del popolo e solo da pochi anni a questa parte sta riconquistando il suo vigore.
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