L’immaginario delle leggende metropolitane ha modellato Halloween sulla scia di una sua ipotetica origine pagana che è stata costruita a tavolino nel 19° secolo; in realtà la Vigilia di Ognissanti/Halloween è di origine cristiana e dal 31 ottobre 1517 con l’inizio dello scisma protestante assume una connotazione prettamente cattolica; chi la festeggia deve prendere atto che sta celebrando Tutti i Santi a cui segue la Commemorazione dei defunti.
" ... a Ognissanti (vecchio stile) uomini mascherati andavano in giro cantando, nella lingua locale, una canzone detta Hogmanay che cominciava: «Stanotte è il primo dell’anno. Hogunnaa!» Nell’antica Irlanda si accendeva ogni anno un fuoco nuovo alla vigilia d’Ognissanti o di Samhain e da questa sacra fiamma si riaccendevano i fuochi di tutta l’Irlanda. Tale uso è forte indizio che il Samhain od Ognissanti (1° novembre) fosse il Capodanno; poiché il riaccendere annualmente un nuovo fuoco si fa naturalmente al principio dell’anno perché l’influenza benedetta del primo fuoco possa durare per tutto l’intero periodo di dodici mesi. Altra conferma dell’opinione che i Celti cominciassero il loro anno dal 1° novembre ci è fornita dalle innumerevoli forme di divinazioni a cui ricorrevano comunemente i popoli celti a Ognissanti; poiché quando mai si poteva più ragionevolmente mettere alla prova questi precetti per penetrare l’avvenire se non al principio dell’anno? Pare che nell’immaginazione dei Celti, l’Ognissanti sorpassasse il Beltane come stagione di presagi e auspici: altro indizio che calcolassero l’anno dall’Ognissanti piuttosto che dal Beltane. Una circostanza di grande importanza che conduce alla stessa conclusione è l’associazione dei morti con l’Ognissanti. Non soltanto fra i Celti ma per tutta Europa pare che l’Ognissanti, la notte che segna il passaggio dall’autunno all’inverno, fosse anticamente il tempo dell’anno in cui si supponeva che le anime dei morti tornassero alle loro case per riscaldarsi al fuoco e ristorarsi con le vivande per loro imbandite dagli amorosi parenti in cucina o nella sala da pranzo. Era forse un pensiero naturale che l’avvicinarsi dell’inverno spingesse le povere anime tremanti e affamate dai nudi campi e dalle spoglie selve al ricovero della casa col suo focolare domestico. Non era allora che il bestiame muggente tornava a torme dalle pasture estive nelle foreste e sulle colline per esser custodito e pasciuto nelle stalle, mentre il vento gelido soffiava tra i rami ondeggianti e la neve s’ammucchiava nelle vallette? Come potevano il capo di casa e la massaia negare agli spiriti dei loro morti la buona accoglienza che pur davano alle bestie?
Ma non soltanto le anime dei morti si suppone che vaghino non viste nel giorno in cui «l’autunno cede all’inverno il morente anno». Anche le streghe corrono allora per i loro malefici intenti. Alcune attraversano l’aria a cavallo delle scope, altre galoppano per le vie su grossi gatti che per quella notte si trasformano in cavalli neri come carbone. Anche le fate sono tutte in libertà e folletti d’ogni sorta vanno in giro a loro talento.
Eppure, mentre per i contadini celti un’aura di mistero e di terrore ha sempre circondato l’Ognissanti, la celebrazione popolare della festa non ha avuto, almeno in tempi moderni, un carattere del tutto triste. Al contrario, è stata sempre accompagnata da pittoreschi usi e allegri passatempi che ne facevano la nottata più gaia dell’anno. Negli Highlands della Scozia l’uso che maggiormente contribuiva a rivestire la festa d’una bellezza romantica era quello dei falò che fiammeggiavano a intervalli frequenti sulle alture.
«Nell’ultimo giorno d’autunno i bambini raccoglievano felci, barili da catrame, lunghi steli sottili del gàinisg e ogni cosa utile per fare un fuoco di gioia: ne facevano un gran mucchio su qualche altura vicino alla casa e vi davano fuoco. I fuochi si chiamavano Samhnagan. Ce n’era uno per ogni casa, e v’era una gara d’onore per chi facesse il più grosso. Distretti interi brillavano di falò, e il loro rosseggiare attraverso i laghi montani e da molte alture formava una scena assai pittoresca.» Come i fuochi di Beltane per il 1° maggio, i fuochi d’Ognissanti pare che s’accendessero più comunemente negli Highlands del Perthshire. Nella parrocchia di Callander fiammeggiarono ancora fino a quasi la fine del secolo XVIII. Quando il fuoco era spento se ne raccoglievano le ceneri con grande cura in forma di circolo, e dentro, vicino alla circonferenza, si metteva un sasso per ogni membro delle varie famiglie che se n’erano occupate. La mattina seguente se qualcuna di queste pietre si trovava spostata o danneggiata, la gente era sicura che la persona da essa rappresentata era fey, cioè condannata, e non sarebbe vissuta dodici mesi da quel giorno. A Balquhidder fino a verso lo scorcio del secolo passato ogni casa accendeva il suo fuoco a Ognissanti; ma l’usanza era osservata principalmente dai bambini. Si accendevano su qualunque montagnola o altura vicino alla casa, ma non vi si ballava attorno. Fuochi per Ognissanti s’accendevano anche in alcuni distretti del nord-est della Scozia come nel Buchan. Tanto i paesani che i contadini avevano il loro fuoco. Nei villaggi i ragazzi andavano di porta in porta a chiedere della torba a ogni massaia, per solito con le parole: «Dacci la torba per bruciare le streghe.» Quando ne avevano raccolta a sufficienza, ne facevano un mucchio, insieme con paglia, erica, e altre materie combustibili e accendevano tutto. Poi ciascuno dei giovani, uno dopo l’altro, si coricava in terra più vicino che poteva al fuoco senza abbrustolirsi e così giacendo si lasciava avvolgere dal fumo: gli altri correvano attraverso il fumo e saltavano sopra il compagno. Quando il mucchio era tutto consumato, sparpagliavano le ceneri gareggiando a chi ne sperdesse di più. V’era l’usanza nel nord del Galles che ogni famiglia facesse per la vigilia d’Ognissanti un gran falò chiamato Coel Coeth.
Si accendeva il fuoco nel posto più in vista vicino alla casa e quando era quasi spento ciascuno gettava nelle ceneri un sasso bianco che aveva segnato: poi tutti dicevano le orazioni intorno al fuoco e andavano a letto. La mattina dopo, appena alzati andavano a cercare i sassi e se uno di questi mancava credevano che la persona che ce l’aveva gettato sarebbe morta prima della prossima vigilia d’Ognissanti. Secondo John Rhys l’abitudine di celebrare la vigilia d’Ognissanti accendendo dei falò sulle colline non è ancora spenta nel Galles, e vivono ancora uomini che ricordano come la gente che assisteva ai fuochi aspettava finché l’ultima scintilla fosse spenta, e poi d’un tratto se la dava a gambe, gridando a squarciagola: «La scrofa nera senza orecchi si prenda l’ultimo!» Come osserva giustamente John Rhys, questa frase implica che in origine uno della compagnia rimaneva realmente vittima. Nella contea di Carnarvon questo detto è popolare anche oggi e si fanno ancora allusioni alla scrofa nera con le orecchie tagliate per spaventare i bambini.
Possiamo ora capire perché nella bassa Bretagna ogni persona getta un sassolino nel falò di mezza estate. Senza dubbio, lì come nel Galles e negli Highlands della Scozia, presagi di vita e di morte sono stati in un tempo o in un altro desunti dalla posizione e dall’aspetto dei sassi la mattina di Ognissanti. Questa usanza che abbiamo trovata in tre rami distinti della razza celtica esisteva probabilmente prima della loro dispersione, o almeno nel tempo in cui razze estranee non avevano calcato fino in fondo il cuneo che le separava.
Nell’isola di Man, altra terra celtica, la vigilia d’Ognissanti veniva celebrata fino a tempi moderni accendendo dei fuochi con tutte le solite cerimonie intese a stornare la dannosa influenza di fate e streghe ... "
Il testo soprastante è estrapolato dal libro "Il ramo d’oro*" di James George Frazer un etnologo ottocentesco la cui influenza, come sostiene l’antropologo Godfrey Lienhardt*, si sviluppò: "nel mondo letterario piuttosto che in quello accademico, mentre gli antropologi sociali si erano per lo più allontanati dalle sue teorie e opinioni durante la sua lunga vita ..." perché come aveva anticipato il professor Edmund Leach* dell’Università di Cambridge: "Frazer usò le sue prove etnografiche che raccolse da qui e dappertutto, per illustrare proposizioni a cui era arrivato in anticipo con un ragionamento a priori, ma, in una misura che è abbastanza sorprendente, ogni volta che le prove non si adattavano semplicemente alterava le prove! ..."
Il ragionamento a priori di Frazer, sull’equipollenza tra Samain e la Vigilia di Ognissanti/Halloween, che si rivela arbitrario in quanto privo di fondamenti storici, è di una banalità quasi sconcertante e consiste nell’inferire l’esistenza della festa dei morti celtica dall’esistenza delle feste cristiane di Ognissanti e della commemorazione dei defunti, per cui i rituali praticati dal folklore cristiano scozzese e irlandese vengono riversati in Samain che nei racconti medievali trascritti dai monaci amanuensi, senza i quali non avremmo neanche un nome da menzionare, viene citato come "raduno" che l’antropologia moderna, più accurata rispetto a quella degli esordi considera come parte di un processo agricolo più che come un evento religioso legato alla sacra celebrazione dei morti.
Le opinioni non sono prove e gli studi accademici sgretolano l’inconsistente teoria, a oggi non dimostrata, dell’origine celtica di Halloween che in lingua inglese, come ho sottolineato più e più volte, traduce la Vigilia di Ognissanti nata a Roma, per cui le insinuazioni di chi usa questa festa per assorbire proseliti anticristiani da abbeverare alla propria fonte, si mostrano per quello che sono ovvero chiacchiere che servono a promuovere e diffondere l’odio religioso e in quanto tali ritornano al mittente.
La Vigilia di Ognissanti, Ognissanti e la Commemorazione dei defunti meriterebbero un po' più di rispetto, così come lo meriterebbe anche Samain beceramente strumentalizzata da sedicenti portatori di verità opinabili che, pur consapevoli dell’inesistenza di prove su una reale data della sua celebrazione, sono disposti lo stesso a buttarci dentro qualsiasi cosa pur di accaparrarsi il primato di festa più antica pappata dal lupo cattivo anche se è l’esatto contrario.
Quando raccontate, raccontateleee, le meravigliose tradizioni della Vigilia di Ognissanti appartenenti alla vostra famiglia accostate al termine italiano il termine inglese Halloween, raccontate di come in questi tre giorni dedicati ai morti si raccoglievano porta a porta le offerte per i defunti che consistevano in castagne, noci, fichi essiccati, mandarini, aranci e altra frutta di stagione, raccontate di come si poneva un lumino acceso davanti alle loro fotografie o davanti alle loro tombe, e chiedete anche ai vostri amici di farlo per trasmettere alle generazioni future la vera essenza di questa festa che non è pagana.
Se c’è qualcuno a cui fa piacere condividere nei commenti le tradizioni relative ai giorni dei morti, sarò ben lieta di aggiungerli al post.
Il ramo d’oro* = Traduzione di Lauro de Bosis
Godfrey Lienhardt* = In Frazer’s anthropology-science and sensibility per il Journal of the Anthropological Society of Oxford del 24/01/1993
Edmund Ronald Leach* = In "regalità e divinità – L’inedita lettura di Frazer, Oxford University 28 ottobre 1982"
Nel "A Dictionary of English Folklore" compilato da Jacqueline Simpson e Steve Roud per la Oxford Press attraverso la mia libera traduzione, leggiamo:
Halloween (31 ottobre). La vigilia di una Festività cattolica maggiore, Ognissanti (1 novembre), assegnata a questa data nell'8° secolo; a cui segue Tutte le Anime (2 novembre), istituita all'incira nel 1000 d.C. come giorno per pregare per i morti. In Inghilterra dal 19° secolo, e sempre di più nel 20° secolo, ha acquisito una reputazione come notte in cui fantasmi, streghe e le fate sono particolarmente attive. Perché questo dovrebbe essere è discutibile. Attualmente, è opinione diffusa che abbia avuto origine come una festa celtica pagana dei morti, imparentata con gli irlandesi e gli scozzesi, Samhain (1 novembre) che segna l'inizio dell'inverno, una teoria resa popolare da Frazer. Sicuramente Samhain era un momento di raduni festivi, e i testi medievali irlandesi e successivamente il folklore irlandese, gallese e scozzese lo usano come ambientazione per incontri soprannaturali, ma non ci sono prove che fosse collegato con i morti in epoca precristiana, o che si tenessero cerimonie religiose pagane (Hutton, 1996: 360–70).
I testi anglosassoni non menzionano mai questa data. Beda osserva che il nome nativo di novembre era stato il mese del sangue, il "mese del sangue" (quando il bestiame in eccesso veniva macellato per risparmiare foraggio e alcuni capi erano offerti in sacrificio), ma non individua un giorno come significativo. Dal Medioevo fino al 19° secolo, non vi è alcun segno in Inghilterra che il 31 Ottobre aveva alcun significato se non come Vigilia di Ognissanti, quando le campane potevano suonare gioiosamente (come anche la Vigilia di Natale e la Vigilia di Pasqua). Il triste rintocco segnava il giorno dei defunti, come invito alla preghiera per i morti. I Riformatori naturalmente si opposero a entrambi, e sotto Elisabetta I il suono superstizioso delle campane a Allhallowtide, e alla Commemorazione dei defunti, con le due notti prima e dopo fu vietato (Annali di Stripe citati in Hazlitt, 1905: 299). Ma la preghiera per i morti si rivelò tenace; ci sono riferimenti sparsi dal 16° all'inizio del 19° secolo alle persone in preghiera nei campi aperti di notte alla luce di torce di paglia o piccoli falò, soprattutto in Lancashire e Derbyshire (Wright e Lones, 1940: iii. 109; Hutton, 1996: 372-4). Contrariamente all'opinione popolare, il legame con il fuoco è piuttosto tardivo in Inghilterra, la prima allusione risale al 1658, pur sottintendendo un'usanza ben consolidata: ' Per All-Hallow e'en il capo famiglia anticamente usava portare un fascio di paglia, infuocato, sul suo grano ' (Sir William Dugdale, citato in Hutton, 1996: 373). I primi folcloristi sottolinearono eccessivamente questo aspetto, perseguendo il simbolismo solare e un parallelo con i fuochi di Beltane.
Le raccolte folcloristiche della fine del 19° e del 20° secolo fanno una menzione straordinariamente scarsa di Halloween in Inghilterra (rispetto alla Scozia), e ciò che c'è proviene principalmente dalle contee settentrionali. La maggior parte cita fonti scozzesi, in particolare la poesia "Halloween" di Robert Burns, e potrebbe benissimo essere che alcune usanze descritte di seguito siano state importate dalla Scozia all'Inghilterra attraverso influenze e mode letterarie in epoca vittoriana. Scrivendo negli anni '50, Iona e Peter Opie dimostrarono che Halloween era popolare tra i bambini che vivevano a nord e ad ovest di un confine che correva all'incirca a sud-ovest dall'Humber al confine con il Galles e poi lungo il Severn, mentre quelli del sud e dell'est quasi non se ne accorsero (celebravano invece il 5 novembre). Fattori moderni hanno eliminato questa distinzione, ma la sua precedente presenza supporta il sospetto che Halloween fosse originariamente scozzese.
I riferimenti più comuni del 19° secolo sono le divinazioni d'amore. In tutto il paese, i giovani mettevano due noci (in alcune zone, due semi di mela) fianco a fianco nel fuoco, con il loro nome e dei loro cari, per vedere se esplodevano o meno; nel sud, si riteneva generalmente che un forte schiocco fosse un buon segno per il gioco, ma i nordici lo consideravano un male. Come in tante altre notti, le ragazze mettevano qualcosa sotto i cuscini per sognare i mariti: rosmarino e un sei pence storto (Addy, 1895: 80), o, nell’Herefordshire, un rametto di tasso del cimitero (Folk-Lore Journal 4 (1886), 111). Il racconto di un testimone oculare del Norfolk descrive cinque uomini seduti tutta la notte attorno a un forcone su cui era stata posta una camicia bianca pulita, credendo che l'innamorata di uno di loro, "se gli fosse stata fedele", sarebbe entrata e l'avrebbe rimossa (Maggiore Charles Loftus, La mia vita 1815–1849 (1877), 302–3; citato in Wright e Lones, 1940: iii. 114–15). Per altre divinazioni di Halloween, vedi cavolo, torta muta, salvia, tre piatti. Mele e noci, prontamente disponibili in questo momento, erano un alimento tradizionale di Halloween (da cui il suo altro nome, "Notte del crack delle noci"), e compaiono in diversi vecchi giochi ora rianimati per le feste dei bambini. I giocatori devono prendere tra i denti mele che galleggiano nell'acqua, o appese a uno spago, o in equilibrio su un mucchio di farina. Mentre i bambini scozzesi si travestivano e andavano a fare visita a casa, quelli inglesi più comunemente partecipavano a una festa in maschera al chiuso; tradizionalmente giocavano anche a spaventare le persone con lanterne di rape scavate o svedesi, scolpite in facce e con candele accese all'interno (cfr. Punkie Night).
Nello Yorkshire chiamarono questa festa Mischief Night e giocarono brutti scherzi a tutti.
Ho aggiunto le immagini del testo in lingua originale in modo che chi ha voglia e conosce l'inglese possa tradurselo da solo. La fonte la offro io.
Lieta Vigilia di Ognissanti/Halloween, Ognissanti e Commemorazioni dei Defunti
P.S. La stanchezza gioca brutti scherzi e per errore ho cancellato il post, ho perso i commenti, ma ho recuperato lo screenshot.
Gus, Olga, Pia, Stefania vi chiedo scusa e grazie a voi.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCiao Sciarada. Tranquilla, non avevo letto la parte aggiunta, quindi perdona il commento su cancellato. Comunque grazie perché è tutto molto interessante. Buona festa!
RispondiEliminaDeliziosa Pia ho combinato un piccolo pastrocchio :-) e l'unica soluzione per non perdere definitivamente i vostri commenti è stato lo screenshot.
EliminaBacio e grazie a te!
Devo dire che non amo allouin come non amo le feste comandate, che siano comandate da un'antica tradizione o da un'altra. Mi pare che troppo spesso siano pretesto per dividere invece che terra di confronto. Ma allouin lo trovo particolarmente fastidioso
RispondiEliminaCiao Albertooo!
EliminaIn Egitto sono stata invitata a un matrimonio musulmano, in Giordania ho assistito a una celebrazione in una moschea, in Russia in una chiesa ortodossa e nel Regno Unito nelle chiese protestanti, A Sonehenge ho visto sorgere il sole con una marea di persone e nessuno era interessato a conoscere la religione dell'altro, in Perù ho ballato con i discendenti degli Inca, in Cina ho conosciuto il culto degli shen, ho ascoltato il canto dei monaci buddisti, a Roma ho partecipato alla cerimonia buddista della costruzione e distruzione dei mandala, e tutto ciò l'ho fatto con grande piacere, questo per dirti che la divisione nasce lì dove non c'è apertura mentale e il confronto al contrario lì dove c'è; cedere davanti a quel pretesto di cui tu giustamente parli vorrebbe dire cedere a un ricatto.
Stonehenge
EliminaPerché ci dobbiamo confrontare con persone che ci accusano di rubare? Non sanno come si festeggiava Samhain, non hanno prove, non sanno che significa inculturazione, ma sanno che il cristianesimo ha rubato ai pagani. Alterano gli studi etimologici per far credere a tutti i costi che Halloween è pagana e danno lezioni di morale?
EliminaGracias, estimada amiga, por tan interesante y exhaustivo trabajo de investigación, sobre esta fiesta instalada en Europa desde hace relativamente poco tiempo, pero que cada día tiene más adeptos.
RispondiEliminaHe aprendido mucho contigo y has dejado claro de que se trata de una fiesta no pagana, pero lo que si tengo claro de que es una celebración consumista al ciento por ciento.
Un abrazo, Sciarada.
Ciaooo Manuel, hai ragione ed è per restituire alla Vigilia di Ognissanti/Halloween la sua vera natura che si devono far conoscere le tradizioni.
EliminaAbbraccio a te e grazie!
Gli adepti delle sette neopagane devono essere delle cime per credere a tutte le stronzate che gli propinano. Nell'aria si sente il rumore delle unghie che si arrampicano sugli specchi.
RispondiEliminaPer stronzate intendo le frottole
EliminaCiao Anonimo, molti, la maggior parte dei neopagani in buona fede si affidano a coloro che ritengono credibili, ma a volte, solo a volte questa credibilità non è ben riposta.
EliminaSciary, Dafne, confermo senza riserve: paccottiglia da odiatori. Giuseppe
RispondiElimina