Diciannovesima finestra del Calendario dell'Avvento del Focolare dell'anima - IX Edizione Natale 2022
E Zebul gli rispose: 'Tu vedi I'ombra
de' monti e la prendi per uomini'. E Gaal riprese a dire:
'Guarda, c'è gente che scende dal Poggio, e una schiera giunge
per la via del terebinto degli auguri '.
Giudici 9, 37- 38
Traduttore Giovanni Luzzi
In questo tempo Antioco decise la seconda spedizione in Egitto.
Accadde allora che sopra tutta la città, per circa quaranta giorni, si vedessero cavalieri che correvano per l'aria con vesti d'oro, armati di lance roteanti e di spade sguainate,
schiere di cavalieri disposti a battaglia, attacchi e scontri vicendevoli, trambusto di scudi, selve di aste, lanci di frecce, bagliori di bardature d'oro e corazze d'ogni specie.
Tutti, perciò, pregavano perché l'apparizione fosse di buon augurio.
2 Maccabei 5, 1-4
Uno dei rituali più diffusi nelle feste è lo scambio degli augùri e per trovare l'origine di questa consuetudine partiamo dalla Mesopotamia meridionale dove incontriamo i Caldei che trasmettono l'arte divinatoria agli Arabi dai quali passa ai Frigi, da questi ai Greci e da loro agli Etruschi che diventano dei grandi maestri nell'aruspicina, dal latino haruspicina termine composto da hīra - intestino e spicio - osservare. Gli aruspici dopo aver preso la consueta posa rituale* rivolgendosi a sud porgendo le spalle a nord per offrire la loro sinistra a Oriente considerato di buon auspicio in quanto dimora della luce e conseguentemente della vita e del bene e la loro destra a Occidente considerato di cattivo auspicio in quanto dimora dell'oscurità e conseguentemente della morte e del male, iniziavano a osservare il modo in cui la vittima da immolare raggiungeva l'ara, come reagiva al colpo scagliatole e quanto tempo impiegava a morire, se procedeva con tranquillità senza essere forzata, se non schivava il colpo e se moriva all'istante era segno favorevole, nel passo successivo procedevano all'esame delle anomalie delle exta - le viscere, considerando se stavano a sinistra o destra controllavano la presenza di fenditure, imperfezioni, macchie o protuberanze nel cuore, nei polmoni, nella vescica biliare e nel fegato che veniva diviso in 16 sezioni, specchio delle 16 regioni in cui era frazionato il firmamento nell'interpretazione ex caelo - dal cielo o caelestia auguria - divinazioni dal cielo dei fulgŭra - fulmini, dei fulgŭrātĭones - lampi e dei tonitrūs - tuoni:
" ... I fulmini da sinistra sono considerati favorevoli perché l'alba avviene sul lato sinistro del cielo. E
non si considera tanto l'attivo, quanto il ritorno, o che dal rimbalzo scaturisca il fuoco, o che il soffio d'aria torni indietro, compiuta l'opera o consumato il fuoco che sia. Per questo tipo di ispezione, gli Etruschi hanno diviso il cielo in sedici parti. La prima zona è dal settentrione all'alba equinoziale, la seconda sino al mezzogiorno, la terza sino al tramonto equinoziale, la quarta occupa lo spazio restante, fra il tramonto e il settentrione. Hanno poi diviso nuovamente ogni zona in quattro parti, e fra di esse hanno chiamato « sinistre » le otto che si contano a partire da levante, « destre » le altre otto contrapposte. Fra di esse sono particolarmente di malaugurio quelle che fiancheggiano il settentrione da ovest. Perciò è decisivo sapere da dove sono venuti e dove sono andati a finire i fulmini. Il caso migliore è quando ritornano verso le zone orientali.
Quindi, se sono venuti dalla prima zona del cielo, e alla stessa ritornano, ne risulterà la profezia di una fortuna grandissima; come il presagio che, si tramanda, toccò in sorte al dittatore Silla. Gli altri fulmini sono, a seconda della zona celeste cui appartengono, o meno fausti, o di malaugurio ... "
Storia Naturale - Libro II
Plinio il Vecchio
Traduzione Alessandro Barchiesi
posa rituale* = L'aspetto negativo di ciò che oggi è considerato sinistro trae origine dall'abitudine greca di rivolgersi a nord e non a sud nel rituale degli auspici offrendo così la destra a Oriente e la sinistra a Occidente e nel mondo romano si diffonde attraverso gli scrittori.
Le osservazioni ex caelo erano così accurate che furono identificati ben 12 specie diverse di fulmini che si distinguevano per colore, per intensità, per il momento in cui si manifestavano e per gli oggetti colpiti; tutto ciò che era stato toccato dalla scarica del fulmine veniva seppellito, compresi animali e uomini rimasti uccisi, e il luogo della sepoltura non poteva più essere calpestato per cui veniva recintato e considerato sacro.
Ex quadrupedibus - dai quadrupedi, o pedestria auspicia - auspici da chi va a piedi, erano le divinazioni in cui si osservava il movimento dei quadrupedi quali cani, cavalli, lupi, rettili e volpi che incrociavano il percorso degli uomini. Facevano parte degli auspici privati e non venivano usati nelle funzioni pubbliche.
Ex tripudiis - dai tripudi - o auguria pullaria - auspici dai polli, erano le divinazioni in cui il pullarius osservava il modo in cui i polli sacri, allevati a tale scopo, mangiavano una focaccia di farina chiamata òffa, se veniva ingerita con avidità il presagio era ritenuto fausto se invece i polli erano inappetenti il presagio era considerato nefasto, se i polli venivano cibati con il mais e il chicco cadeva sul terreno saltellando e intero si realizzava il sōlistĭmus - presagio favorevole, questo tipo di divinazione era di rapido consulto per cui era praticato sui campi di battaglia prima degli scontri, se i polli non uscivano dalla gabbia in cui erano stati portati o se uscivano sbattendo le ali e si allontanavano, il presagio asummeva una connotazione sfavorevole.
" ... I Romani interpetravano gli auspizi secondo la necessità, e con la prudenza mostravano di osservare la religione, quando forzati non la osservavano; e se alcuno temerariamente la dispregiava, punivano.
Non solamente gli augurii, come di sopra si è discorso, erano il fondamento, in buona parte, dell’antica religione de’ Gentili, ma ancora erano quelli che erano cagione del bene essere della Republica romana. Donde i Romani ne avevano più cura che di alcuno altro ordine di quella; ed usavongli ne’ comizi consolari, nel principiare le imprese, nel trar fuora gli eserciti, nel fare le giornate, ed in ogni azione loro importante, o civile o militare; né mai sarebbono iti ad una espedizione, che non avessono persuaso ai soldati che gli Dei promettevano loro la vittoria. Ed in fra gli altri auspicii, avevano negli eserciti certi ordini di aruspici, ch’e’ chiamavano pullarii: e qualunque volta eglino ordinavano di fare la giornata con il nimico, ei volevano che i pullarii facessono i loro auspicii; e, beccando i polli, combattevono con buono augurio, non beccando, si astenevano dalla zuffa. Nondimeno, quando la ragione mostrava loro una cosa doversi fare, non ostante che gli auspicii fossero avversi, la facevano in ogni modo; ma rivoltavanla con termini e modi tanto attamente, che non paresse che la facessino con dispregio della religione.
Il quale termine fu usato da Papirio consolo in una zuffa che ei fece importantissima coi Sanniti, dopo la quale restarono in tutto deboli ed afflitti. Perché, sendo Papirio in su’ campi rincontro ai Sanniti, e parendogli avere nella zuffa la vittoria certa, e volendo per questo fare la giornata, comandò ai pullarii che facessono i loro auspicii; ma non beccando i polli, e veggendo il principe de’ pullarii la gran disposizione dello esercito di combattere, e la opinione che era nel capitano ed in tutti i soldati di vincere, per non tôrre occasione di bene operare a quello esercito, riferì al consolo come gli auspicii procedevono bene: talché Papirio, ordinando le squadre, ed essendo da alcuni de’ pullarii detto a certi soldati, i polli non avere beccato, quelli lo dissono a Spurio Papirio nepote del consolo; e quello riferendolo al consolo, rispose subito, ch’egli attendessi a fare l’ufficio suo bene; che, quanto a lui ed allo esercito, gli auspicii erano buoni; e se il pullario aveva detto le bugie, le tornerebbono in pregiudizio suo. E perché lo effetto corrispondesse al pronostico, comandò ai legati che constituissono i pullarii nella prima fronte della zuffa. Onde nacque che, andando contro a’ nimici, sendo da un soldato romano tratto uno dardo, a caso ammazzò il principe de’ pullarii: la quale cosa udita, il consolo disse come ogni cosa procedeva bene, e col favore degli Dei; perché lo esercito con la morte di quel bugiardo s’era purgato da ogni colpa e da ogni ira che quelli avessono presa contro a di lui. E così, col sapere bene accomodare i disegni suoi agli auspicii, prese partito di azzuffarsi, sanza che quello esercito si avvedesse che in alcuna parte quello avesse negletti gli ordini della loro religione.
Al contrario fece Appio Pulcro in Sicilia, nella prima guerra punica: che, volendo azzuffarsi con l’esercito cartaginese, fece fare gli auspicii a’ pullarii; e riferendogli quelli, come i polli non beccavano, disse: - Veggiamo se volessero bere! - e gli fece gittare in mare. Donde che azzuffandosi, perdé la giornata: di che egli fu a Roma condannato, e Papirio onorato, non tanto per avere l’uno vinto, e l’altro perduto, quanto per avere l’uno fatto contro agli auspicii prudentemente, e l’altro temerariamente. Né ad altro fine tendeva questo modo dello aruspicare, che di fare i soldati confidentemente ire alla zuffa; dalla quale confidenza quasi sempre nasce la vittoria. La qual cosa fu non solamente usata dai Romani, ma dagli esterni ..."
Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio - Libro primo
1824
Niccolò Machiavelli
Ex diris - dai presagi funesti, erano le divinazioni che non rientravano nelle altre categorie tratte da quegli eventi percepiti come calamitosi mandati dagli dei.
Omina - presagi buoni o cattivi, erano tratti dalle parole o dalle frasi che assumevano la sacralità dei signa- i segni interpretabili come premonizioni.
Infine gli ex avibus - dagli uccelli, le divinazioni più antiche e più importanti che formano l'etimologia di auspicio deriva del latino auspicium composto da avis - uccello e specio - osservare, e una prima etimologia del termine àugure che designa i sacerdoti impegnati nel trarre presagi dall'osservazione del volo degli uccelli e sarebbe composto da avis - uccello e gero - fare, operare o garrio - garrire. In una seconda interpretazione più suggestiva augure deriverebbe dal verbo augĕo - abbondare, crescere, prosperare che sta per rendere augusto.
Fatto sta che sull'arte augurale si muove la fondazione di Roma:
" E quell'augurio ottenuto da Romolo fu un augurio da pastore, non da esperto cittadino, non inventato per dar soddisfazione alle credenze degli ignoranti, ma ricevuto da persone fededegne e tramandato ai posteri. Or bene, Romolo àugure, come leggiamo in Ennio, e suo fratello àugure anche lui, "procedendo con gran cura, e desiderosi di regnare, si accingono all'auspicio e all'augurio. Sul monte Remo si dedica all'auspicio e da solo attende che appaia qualche uccello; dal canto suo, Romolo dall'aspetto divino osserva il cielo sull'alto Aventino, attende la stirpe degli altovolanti. Gareggiavano per decidere se dovessero chiamare la città Roma o Rémora; tutti attendevano ansiosamente chi sarebbe stato il sovrano. Aspettano, come quando il console sta per dare il segnale nella corsa dei carri, tutti guardano avidamente le aperture dei cancelli, attenti al momento in cui lascerà uscire dalle dipinte imboccature i carri: allo stesso modo il popolo aspettava coi volti pallidi nell'attesa degli eventi, chiedendosi a quale dei due sarebbe toccata la vittoria nella gara per il gran regno. Frattanto il sole lucente si calò nelle profondità della notte. Ed ecco, la fulgida luce riapparve raggiante, spinta fuori nel cielo; e nello stesso tempo, lontano, dall'alto, volò un uccello bellissimo, di buon augurio, da sinistra. Appena sorge l'aureo sole, scendono dal cielo dodici corpi sacri di uccelli, si posano su luoghi fausti e bene auguranti. Da ciò Romolo comprese che a lui era stata data la preferenza, che in seguito all'auspicio gli era assicurato il seggio regale e il territorio."
Della Divinazione - Libro I
Marco Tullio Cicerone
Traduzione Sebastiano Timpanaro
Romolo e Remo consultano gli auguri per la fondazione di Roma
Incisione 1573
Giovanni Battista Fontana
La tradizione ritiene Romolo il primo àugure di Roma ed è lui a realizzare al di fuori del pomerio il primo recinto augurale, l'Auguraculum, uno spazio a cielo aperto i cui confini erano delimitati dagli alberi sacri, un templum dal greco τέμενος - luogo sacro con la radice τέμ-*tem che indica il tagliare una porzione di cielo da ciò che lo circonda per adibirlo al culto e al contemplare non a caso composto di cum e templum. Un templum auspicale in terra che si differenziava da quello naturale celeste e da quello analogico cotnio.
La capitale comprendeva tre Auguracula stanziali ubicati sul Palatino, sul Quirinale, e sul Campidoglio nella parte orientale dell'Arx in quelli che oggi sono i giardini adiacenti a Palazzo Senatorio; alle sue spalle, nel 344 a.C., dopo la vittoria sugli Aurunci, era stato eretto il Tempio di Giunone Moneta.
Sull'Auguraculum capitolino, nel quale si tenevano i comitia curiata, l'augurium salutis e l'inauguratio del re a partire da Numa Pompilio, gli àuguri ogni mese portavano offerte votive e lo raggiugevano percorrendo la Via Sacra che partiva dalla cappella di Strenia; indossavano la trabea, toga di lana, conosciuta come "tinta due volte": la prima con la porpora e la seconda per formare le strisce scarlatte, e per avere entrambe le mani libere durante i rituali, veniva fermata con il cinctus Gabinus*, un lembo passava sopra la spalla sinistra e poi sotto il braccio destro per essere annodato alla vita da cui partiva un risvolto per il capite velato ovvero per coprire il capo; con sé portavano il lituo, un bastone ricurvo che serviva per delineare perpendicolarmente il cielo e formare una X per conspicionem cioè per le attente osservazioni della volta celeste fin dove arrivava la vista; recitando questa formula che ci riporta Varrone con la traduzione di Antonio Traglia:
Templi e luoghi augurali per me siano quelli dentro i confini che io con la mia lingua indicherò nel modo rituale.
Per l’appunto quell’albero lì, di qualunque genere sia, che io intendo da me indicato a sinistra sia per me tempio e luogo augurale. il braccio destro per essere annodato alla vita
Per l’appunto quell’albero lì, di qualunque genere sia, che io intendo da me indicato a destra sia per me tempio e luogo augurale.
Lo spazio racchiuso fra questi punti ho inteso realmente indicare nel modo rituale per direzione, visione e intuizione della mente.
si tracciavano simbolicamente quattro sezioni uguali funzionali al presagio, la linea che procedeva da Oriente a Occidente prendeva il nome di decumano e quella che procedeva da nord a sud prendeva il nome di cardo e al centro dell'intersezione delle due linee che prendeva il nome di dĕcussis si posizionavano gli àuguri. Se durante il rito il suono di una buccina, usata dai militari per darsi il cambio della guardia, spavantava gli uccelli, l'osservazione era inficiata e doveva ricominciare da capo.
cinctus Gabinus* = Il cingolo gabiniano, originario della città di Gabi, indossato per le dichiarazioni di guerra era una peculiarità dei guerrieri.
" ... Alcuni... riconoscono a Romolo l'istituzione di altri riti segnalatamente religiosi e tramandano che egli fosse augure e che portasse per l’esercizio della divinazione il così detto «lituo», che è un bastone ricurvo con cui stando seduti gli auguri segnano gli spazi celesti entro i quali osservare il volo degli uccelli. Questo bastone, conservato sul Palatino, andò perduto allorché la città fu invasa dai Galli. In un secondo tempo, dopo la cacciata dei Barbari, fu ritrovato illeso dall’incendio tra le rovine della città distrutta, sotto un profondo strato di cenere ... "
Vita di Romolo - 22,1-2
Plutarco
Traduzione Antonio Traglia
" ... mentre lavoravano a sgombrare il luogo dalle macerie e a ripulirlo, ritrovarono, sepolto sotto uno strato immenso e alto di cenere il bastone augurale di Romolo. È, questo bastone, ricurvo in una delle due estremità e si chiama lituo: se ne servono gli àuguri per la delimitazione delle zone del cielo, quando siedono intenti a prendere gli auspici dal volo degli uccelli, come se ne serviva anche Romolo, che era quanto mai esperto nell’arte divinatoria. Dopoché questi scomparve dal mondo, i sacerdoti presero il bastone in consegna e lo custodirono come oggetto intoccabile, al pari di ogni altra sacra reliquia. Avendo allora ritrovato questo bastone, sfuggito alla rovina cui ogni cosa era andata incontro, essi si aprirono alle più dolci speranze per Roma, perché sembrò che fosse questo un segno sicuro per essa di eterna speranza.
Vita di Camillo - 32, 6 -7
Plutarco
Traduzione Antonio Traglia
XVIII - XIX secolo
Jacques Grasset de Saint Sauveur
In un continuum vivendi tra passato, presente e futuro, entro cui si dipana il filo rosso che unisce l'ospitalità, il dono e gli auguri, chiudo il cerchio con l'Asylum, dal greco ἄσυλος - inviolabile, il sancta sanctorum dell'ospitalità in cui chiunque ne avesse necessità trovava accoglienza senza distinzione di sorta tra concittadini e stranieri, tra liberi e schiavi. Lo costruì Romolo in quella che oggi è Piazza del Campidoglio tra l'Arx posizionata a settentrione dove oggi sorge la Basilica di Santa Maria in Aracoeli e il Capitolium posizionato a meridione dove oggi sorge Palazzo Caffarelli.
Piazza del Campidoglio dove originariamente sorgeva l'Asylum
Per ulteriori informazioni:
P.S. La finestra del 21 dicembre sarà online dalle 22.47 in corrispondenza con il solstizio d'inverno che ci farà entrare nella stagione invernale.
Auguri cara amica.
RispondiEliminaQuando dirò Auguri,e adesso li dedico a te,saprò molto di più sulle origini del termine e su quanta storia c'è dietro le cose più semplici e quotidiane.Grazie Sciarada e a domani.
RispondiEliminaÈ sempre interessante scoprire l’origine delle parole, grazie Sciarada. Buona fine di Avvento.
RispondiEliminasinforosa
I post lunghi sono notoriamente noiosi ma quando leggo i tuoi vorrei che non finissero mai
RispondiEliminaDa una parola hai tirato fuori il mondo.
RispondiEliminaBello Sciary grazieeeee!!!!!!!!
RispondiEliminaAuguri!
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