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giovedì 29 novembre 2012

L'annuncio degli zampognari

Tra i vicoli delle città illuminate da festose luci colorate dove l'aria è impregnata dal profumo della legna bruciata che fuoriesce dai comignoli dei camini accesi che riempiono di tepore le case, mescolato a quello delle caldarroste fumanti che esce dai bracieri ardenti e a quello degli oli essenziali che proviene dalle bucce degli agrumi, si odono suoni di arcaici strumenti musicali eseguiti dalle abili mani degli zampognari, scesi a valle dalle montagne per annunciare l'inizio delle novene, dal 29 novembre al 7 dicembre per celebrare l'Immacolata e dal 16 al 24 dicembre per celebrare il Natale, i due pastori che con i loro conici cappelli vellutati, con i mantelli neri su cui poggiano velli di pecora e con le zaricchie o cioce ai piedi dotate di stringhe che avvolgono i polpacci, si pongono sulle soglie delle porte e intonano antiche melodie natalizie in attesa di un offerta che può essere in denaro o anche in generi alimentari e a chi li assume per l'intera novena, come simbolo che consacra l'avvenuto patto, portano in dono un cucchiaio di legno intagliato chiamato "cucchiarella" e un'immaginetta sacra che raffigura Gesù Bambino sul cui retro c'è scritto "Tu scendi dalle stelle".

La zampogna è costituita da un insufflatore che serve per immettere aria in un otre di pelle di capra o di pecora legata a un ceppo in cui possono essere inserite da una a cinque canne di legno di ciliegio o d'ulivo, in rari casi di acero, di mandorlo, di prugno o di sorbo, le canne che sono dotate di ance sono di due tipi: 
i Chanters, servono a produrre la melodia, quello corto con 5 fori sta a destra e quello lungo con quattro fori sta a sinistra, 
e i Bordoni servono come accompagnamento e hanno una nota fissa, quello maggiore emette il suono ed il minore invece è muto

© Sciarada Sciaranti

Gli zampognari

A ttempo mio, quinici o ssedici ggiorni prima der Santo Natale, da la Ciociarìa e dda l' Abbruzzi, scegneveno a Roma li Bbiferari, a ffa' le novene a ttutte le Madonne che staveno pe' le strade, pe' le bbotteghe e ppe' le case.
Mi' padre, pe' nun èsse' preso de mira dar guverno, per ogni artarino che cciavemio pe' ll'osterie, je faceva fa' co' quattro pavoli du' novene, una la mmatina e una la sera, che dduraveno diciotto ggiorni. 
Li bbiferari erano sempre in dua; quello ppiù vvecchio sonava la zampogna; e quello ppiù ggiovine la bbifera. 
'Gni sonata poi l'intrammezzaveno co' 'na canzona religgiosa (dicevano loro) che mmai a gnisuno e riuscito de capilla. 
Noi romani dicemio che ccantaveno accusì: 
"E quanto so' mminchioni 'sti romani 
che ddanno da magnà' a 'sti villani". 
Li bbiferari se n'aritornaveno ar paese 15 ggiorni doppo de Natale 

Li Bbiferari 
Luigi detto Giggi Zanazzo

Zampognari

" Non c'è epoca dell'anno più gentile e buona, per il mondo, che il Natale e le settimane precedenti. 
Sale dalle vie il tremulo suono delle zampogne. 
Sui marciapiedi ricoperti da una crosta di gelo si inoltrano gli zampognari, discesi da buie misteriose montagne, sostano un po' abbagliati dalle troppe luci, dalle vetrine troppo adorne, e a capo chino danno fiato ai loro strumenti; a quel suono tra gli uomini le grevi contese d'interesse si placano e lasciano posto ad una nuova gara: a chi presenta nel modo più grazioso il dono più originale.
Tutti sono presi dall'atmosfera alacre e cordiale che si espande per la città festosa e produttiva; nulla è più bello che sentire scorrere intorno il flusso dei beni materiali e insieme del bene che ognuno vuole agli altri; e questo, questo soprattutto - come ci ricorda il suono, firulf, firuli delle zampogne, è ciò che conta. " 

Natale con gli zampognari
Italo Calvino




lunedì 26 novembre 2012

Melodia d' Amore

Alberi in autunno

Melodia d'Amore 

già cadute sono le foglie 
una sull’altra leggere 
s'un grigio e muto selciato 

alberi che s'apprestano 
a dimenticare l’estate 
radici che chiudono gli occhi 
sepolte in terre d’autunno 

e cadono uno sull’altro 
baci di ieri e l’altro ieri 
di quel tempo soltanto 
ricordi d’immagini care 
chiuse in solo respiro 

e respira l’aria l’inverno 
echi di parole dolcissime 
suoni che sublimano 
al pentagramma del cuore 

quando silenziosa scende la bruma 
e cantan le note d'una melodia 
che mai oblio silenzierà in oblio

Sergio Celle

Alberi in autunno

In autunno, nella stagione del distacco, dagli alberi che si accingono a dormire dopo il vigore estivo, le foglie cadono e cedono i loro caldi colori alla terra priva ormai della sua vivacità, sono come i baci dati e caduti nel loro tempo vissuto che si offrono ai ricordi sprigionati dal profumo di un respiro che ci scalda, ci colora e che si moltiplica poi nell'inverno dell'esistenza facendo giungere a noi echi di parole d'amore, suoni che nel nostro cuore si armonizzano in note melodiose che per il loro esser state nella vita, per l'eternità, non potranno mai trovare il silenzio nell'oblio.
La poesia non vuole velarsi di tristezza ma esaltare il soave e idilliaco prendersi per mano della natura che si rigenera in uno scambio reciproco di attenzioni che comprende l'uomo e l'universo e che si attua, in una simbiosi ancestrale, quando una "zolla" si affida all'altra.

© Sciarada Sciaranti 

N.B. l'analisi del testo è un'interpretazione assolutamente personale ; se l'autore ha qualcosa da obiettare, questo spazio è aperto ai suoi pensieri, alle sue opinioni e precisazioni.

Alberi d'autunno

Questa poesia di Sergio è un dono che lui ha fatto al mio blog, lasciandola come commento a questo post: Dall'inverno alla primavera, l'ho ritenuta troppo bella per lasciarla costretta nello spazio di un commento, pertanto ho chiesto l'autorizzazione all' autore che me l' ha concessa ed eccola qui per voi.

domenica 25 novembre 2012

Gaio il cuore

Auguri Raggio di Sole

Gaio il cuore 
palpiti d'amore 
erige per te

© Sciarada Sciaranti 

Felice giorno Raggio di Sole da me e Sorellina

lunedì 19 novembre 2012

NO ALLA GUERRA - NO WAR

Il volto della guerra - Salvador Dalì

Il volto della guerra 
Salvador Dalì 

Quando gli elefanti combattono è sempre l'erba a rimanere schiacciata. 

Proverbio Africano 
Dell'innocente

Sangue versato 
In scellerata guerra 
Conta il Cielo le stille, e le schernite 
Lagrime tutte della stanca terra. 

Vincenzo Monti 
(Poeta italiano) 

Cenere Nera 

aprite gli occhi 
apriteli su tutti gli orizzonti 
detentori del sanguinario arco 
dirigenti della potente orchestra 

non sono strumenti a fiato 
a spargere melodie nell'aria 
né sono strumenti a corde 
che veritieri mimano 
la più chiara delle voci 

non son tamburi né grancasse 
che rallegrano la terra 
aprite gli occhi 
apriteli su tutti gli orizzonti 

tendete l'udito su ogni zolla 
ascoltate le inique melodie 
non sono suoni di Armonia 
sono urla d' incolpevoli voci 
di sangue sono vite sommerse 
fra sibilanti e ignari proiettili 
sotto frastornati boati di ferro 

signori ciechi sordi e vili 
che dirigete le grandi orchestre 
questi sono innumerevoli pianti 

di ieri di oggi e di domani 
che alti si alzano in cielo 
ormai colmo di cenere nera 

Sergio Celle 
(Scrivano d'altri Tempi) 

Dev'esserci qualcosa di sbagliato nel cervello di quelli che trovano gloriosa o eccitante la guerra. Non è nulla di glorioso, nulla di eccitante, è solo una sporca tragedia sulla quale non puoi che piangere. Piangi a quello cui negasti una sigaretta e non è tornato con la pattuglia; piangi su quello che hai rimproverato e ti s'è disintegrato davanti; piangi su lui che ha ammazzato i tuoi amici. 

Oriana Fallaci 

Dove sono i generali 
che si fregiarono nelle battaglie 
con cimiteri di croci sul petto? 
Dove i figli della guerra 
partiti per un ideale, 
per una truffa, per un amore finito male? 
Hanno rimandato a casa 
le loro spoglie nelle bandiere 
legate strette perché sembrassero intere. 

Fabrizio De André 
Cantautore italiano 

Lontano me ne andrò; 
sul mare e sulla terra, 
per dire no alla guerra 
a quelli che vedrò. 
E li convincerò 
che c'è un nemico solo: 
la fame che nel mondo 
ha gente come noi. 
Se c'è da versar sangue 
versate solo il vostro; 
signori, ecco il mio posto: 
io non vi seguo più. 
E se mi troverete, 
con me non porto armi: 
coraggio, su, gendarmi, 
sparate su di me. 


Boris Vian 
Poeta francese 

Io non credo nella guerra come strumento. C'è un dato inoppugnabile: la guerra è uno strumento che non funziona, semplicemente non funziona. 

Gino Strada 
Pacifista italiano 

Lo sai perché si fanno le guerre? Perché il mondo è cominciato senza l'uomo e senza l'uomo finirà. 

La tigre e la neve 
Roberto Benigni 

e... a imperitura memoria 

L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente in condizione di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo. 

Articolo 11 
Costituzione della Repubblica Italiana

giovedì 15 novembre 2012

Abbondanza

L'immagine allegorica dell'Abbondanza che vi presento fa parte di una raccolta iconologica, "necessaria à Poeti, Pittori, et Scultori, per rappresentare le virtù, vitij, affetti et passioni humane". Lo studioso e accademico Cesare Ripa Perugino ispirato da: gli "Hieroglyphica" di Pierio Valeriano, gli "Emblemata" di Andrea Alciato, il "Discorso sopra le medaglie degli antichi" di Sebastiano Erizzo e le "Pitture" di Anton Francesco Doni, nel 1593 presenta a Roma la prima versione di questa antologia priva di figure che invece appariranno nella variante ampliata dedicata a Lorenzo Salviati del 1603, xilografie tratte da disegni originali attribuiti a Giuseppe Cesari conosciuto meglio come Cavalier D'Arpino; ancora più arricchite saranno le edizioni del 1611 - 1613 - 1618 e del 1620 composta da tre volumi, postume sono invece le edizioni del 1625 - 1630 -1645 e quelle, come si legge nel titolo, " Notabilmente Accresciuta di Immagini, Annotazioni e di Fatti dall'Abate Cesare Orlandi", del 1764 e del 1767 che constano di ben cinque volumi. 
Il testo che accompagna l'icona è una rielaborazione personale adattata al linguaggio odierno che si rifà un po' a tutte le edizioni. 

Qualcuno di voi si ricorderà che avevo già iniziato a proporvi questi post, ma per uno stupido errore nel riordinare le etichette sono riuscita, ancora non ho capito come, a eliminarli perdendo tutto il lavoro fatto, comunque se precedentemente avevo scelto di presentare le immagini del 1645 perché erano più facili da fotografare nei dettagli, adesso ho optato per quelle del 1764 che sono per me stilisticamente più belle.

Abbondanza - Cesare Ripa

Abbondanza - Cesare Ripa

L'Abbondanza è rappresentata, entro un paesaggio agreste, da una fanciulla dall'aspetto gradevole, bella e desiderabile come ciò che testimonia, indossa un abito verde, che celebra la campagna i cui campi si presentano in rigogliosa e allegra crescita ed è fregiato d'oro, nobile metallo che ricorda la maturazione dei frutti che la terra ci dona. 
Porta in testa una ghirlanda di fiori che una volta impollinati permettono la nascita dei frutti; 
con la mano sinistra* custodisce il Corno della Dovitia, la Cornu - Copiae, il potente Corno dell'Abbondanza che il divino Giove, per ringraziare la Capra Amaltea di averlo nutrito ancora in fasce sul monte Ida a Creta, dotò del potere di far ottenere a chi lo possedeva ciò che più desiderava e che le Naiadi - ninfe delle acque dolci, in segno di fecondità, riempirono di copiosi frutti e fiori profumati; 
con la mano destra* abbraccia invece un covone di grano, nutrimento per eccellenza, e le capsule fertili dei papaveri che cadono frementi per riunirsi alla terra, tondeggianti e divise internamente in sezioni che contengono i semi a immagine dell'intero mondo con i suoi diversi generi di animali, fiumi, montagne e luoghi, così faticose da aprire che rievocano il difficile lavoro dei campi. 

Mano sinistra e destra* = Nel testo la prospettiva per indicare la posizione della mano sinistra e destra è quella di chi guarda l'immagine 

L' Abondanza Terrestre terrà tra le spighe la "Medaglia di Antonino Pio con iscrittione, ANNONA AUG." 

L'Abondanza Marittima sulla prora di una nave terrà invece un timone con la mano destra e le spighe con la mano sinistra. 

Sciarada Sciaranti 

Fatto Storico Sagro 

"A Faraone, mentre col corpo in profondo sonno, posava vagando con la mente parve trovarsi alla riva di un Fiume dal quale uscivano sette belle, e grasse Vacche, che in paludosi luoghi a pascer posero; quandoche dallo stesso Fiume altre sette smunte, sordide Vacche sortirono, prendendo cibo lungo la riva di detto Fiume in luoghi verdeggianti, e fioriti, ed affamate, vidde, che assalite le grasse tutte le fecero loro pasto. Atterrissi Faraone, si scosse dal sonno, pensò forse la vanità de' sogni, addormissi di nuovo. Ed ecco altro consimile sogno turbargli la fantasia. Sette bellissime Spighe di Grano mirò esser depresse, ed affatto consunte da altrettante spighe aride, e prive totalmente di frutto, Destatosi con spavento radunò i Savi del Regno per l'interpretazione della Visione: nessuno seppe decifrarla. Giuseppe figlio di Giacobbe Ebreo, che da fratelli venduto, dalla impudica Moglie di Putifar falsamente accusato nelle Carceri della Corte di Egitto gemeva, chiamato perciò alla sua presenza, spiegò, che tanto le sette grasse Vacche, quanto le sette colme Spighe denotavano i sette Anni che stati sarebbono di Abbondanza, seguiti da sette di tale Carestia, che consumato interamente avrebbono tuttociò avesse prodotto la Terra ne' sopraddetti sette Anni di fertilità. Saggiamente perciò pensando Faraone, Sopraintendente lo elesse all'Abbondanza del Regno, ed a Lui tutta la cura affidò del buon Provvedimento de' suoi Popoli. Verificossi intanto il suo presagio. Venne l'Abbondanza, ed Egli in tal tempo fece radunare nell'Egitto quanto mai Frumento potè trovarsi. Seguì la Carestia, e con tal furore si avanzò, che miseramente la Gente di fame si moriva. Tutti all'Egizia Corte correvano fino dalle più remote Regioni; Tutti la saggia Provvidenza di Giuseppe benedivano, confermandolo ed acclamandolo col Nome di Salvatore del Mondo - Esod . cap. 41" 

Cesare Ripa

lunedì 12 novembre 2012

Rovi d'autunno

Foglir di rovo rosse

" ... I rovi, le schegge, le scaglie 
feriscono, e i ginepri aspri. Non sanguini 
anche tu? Oh profumo! Sale a un tratto 
come una vampa ... " 

Alcyone 
Gabriele D'Annunzio

Foglia di rovo rossa

" ... Provai a gettare dei sassolini nei cespugli di rovi e di vitalbe che cascavano dai muri bordeggianti le acque, e mi accorsi che gli Agrion scomparsi, erano colà rifugiati ..."

Osservazioni zoologiche 
Antonio Villa

Foglia di rovo rossa

" ... Due file di càrpini e di querce scapitozzate con macchie di rovi legate insieme da volubili madriselve sorgevano ombrose sull’alto delle due ripe, più a guisa di parete che di siepe, lasciando cadere dai cigli corrosi le pendole barbe delle radici nude ... " 

Canti 
Aleardo Aleardi

Foglia di rovo rossa

" ... Cominciarono a inerpicarsi per un sentiero ronchioso, angusto, a ogni tratto ingombro di rovi; e si valevano quasi ad un modo dei piedi e delle mani ... " 

Le rive della Bormida nel 1794 
Giuseppe Cesare Abba

Foglia di rovo rossa

" ... Un verde giro 
D’argine rustical cinge la vasta 
Pianura stesa in cima ad erto monte, 
Che di pungenti vepri e d’alti e densi 
Ispidi ha i lati e d’ogni parte il varco 
Rovi tra lor confusamente attorti 
Impenetrabil fa ... "

Il paradiso perduto 
John Milton 

N.B. Le citazioni di Gabriele D'Annunzio e di Antonio Villa sono temporalmente inserite nella stagione estiva, ma le ho volute abbinare ugualmente all'autunno

martedì 6 novembre 2012

"Guarda le farfalle volteggiare"

Farfalla sul trifoglio

" ... La fuori tutto un altro mondo c'è 
guarda le farfalle volteggiare! 
E' solo te che stanno ad aspettare ... " 


La canzone di Arrietty
Cécile Corbel 

Arrietty* il mondo segreto sotto il pavimento è un film di animazione giapponese del regista Hiromasa Yonibayashi che si è ispirato a "The Borrowers - Gli Sgraffignoli, una serie di racconti fantasy scritta dall'autrice inglese Mary Norton. 
La protagonista è Arrietty, una prendinprestito quattordicenne alta più o meno dieci centimetri che insieme alla madre Homily e al padre Pod vive comodamente sotto il pavimento di una graziosa villa di campagna nella quale entra attraverso vari passaggi segreti per " prendere in prestito" oggetti sparsi, dimenticati o che non servono più, ma utili per lei e per la sua famiglia, prelibate sono per loro le zollette di zucchero usate per preparare il succo di perilla ottimo da mettere nel tè. Arrietty ha il divieto assoluto di farsi vedere dagli umani che potrebbero costituire un vero e proprio pericolo, ma lo infrange quando alla villa arriva Sho un quattordicenne umano che ha la passione per la Divina Commedia di Dante e che ha bisogno di riposare in tranquillità per poter affrontare una difficile operazione al cuore, i due si scoprono e creano un rispettoso rapporto di amicizia in cui la diversità è un punto di forza e non un limite, nasce tra loro un legame così profondo che sosterrà entrambi nelle difficili scelte esistenziali: Arrietty dovrà iniziare una nuova vita lontano dalla confortevole villa per garantire la sopravvivenza alla sua specie e Sho dovrà spronare la sua volontà per arrivare a credere che la sua operazione avrà un esito positivo. Arrietty e Sho si diranno addio, ma ognuno di loro porterà per sempre l'altro nella mente e nel cuore.

sabato 3 novembre 2012

La foglia trasparente

Foglia d'autunno

" ... La foglia trasparente mostra piú bel colore che non il suo naturale; l’illuminata dall’aria lo mostra di piú vero colore; il lustro partecipa piú del colore dell’aria che si specchia nella densità della superficie della foglia che del suo natural colore ..." 

Trattato della pittura 
Leonardo da Vinci