Nel 1865 viene pubblicata la prima monografia particolareggiata sui viticci che inizia così:
" Fui tratto a questo soggetto da uno scritto breve, ma interessante, del professore Asa Gray sui movimenti dei viticci d'alcune piante Cucurbitacee. Le mie osservazioni erano giunte più che alla metà prima ch'io apprendessi avere Palm e Hugo von Mohl osservato lungo tempo fa il fenomeno sorprendente delle rivoluzioni spontanee degli steli e dei viticci delle piante rampicanti, ed essere questo fenomeno stato successivamente il soggetto di due Memorie di Dutrochet. Nondimeno credo che le mie osservazioni, fondate sull'esame d'oltre a cento specie viventi assai distinte, contengano novità sufficienti per giustificarne la pubblicazione... "
I movimenti e le abitudini delle piante rampicanti
Charles Darwin
La gracilità che potrebbe essere considerata superficialmente un limite, rappresenta per la natura un elemento di diversità che trova nella complicità con l'altro l'essenza della sua esistenza come si osserva nelle piante che per dare sostegno e reggere il proprio fusto delicato si protendono attraverso i viticci* verso legami d'amore che ricambiano con affettuosi abbracci, questi filamenti sono così sensibili che se vengono sfiorati si girano ad accogliere il nuovo incontro avvolgendosi intorno a lui.
Viticci*= I viticci di origine caulinare che nascono cioè sul fusto si differenziano dai cirri che si originano alla base delle piante
Sciarada Sciaranti
Vetta, o Tralcio di vite, che s'avvolticchia innanellandosi; ed anche quel Rimessiticcio, che fa la vite dal piè del tronco. Lat. capreolus, clavicula. Gr. ἕλιξ ἀμπέλου.
§. I. Dicesi anche d'altre Piante.
§. II. Figuratam. Certo sostegno, quasi braccio, che fatto uscire da corpo di muraglia, o simile serve per sostener lume, o altro.
Vocabolario degli Accademici della Crusca
" Constantine, otto anni, stava lavorando nell'orto di suo padre e pensava al proprio, un quadrato di granito polverizzato che aveva recintato e rastrellato nella parte più alta della proprietà di famiglia. Per prima cosa sarchiò i filari di fagioli del padre, poi strisciò fra i nodi e i ceppi del vigneto, legando di nuovo ai paletti i viticci ribelli con della ruvida corda marrone che secondo lui aveva esattamente il colore e la consistenza di un nobile sforzo destinato a fallire. Quando suo padre parlava di "ammazzarsi di lavoro per mantenersi vivi", Constantine immaginava questa corda, ruvida e forte e grigiastra, elettrizzata dai suoi stessi fili vaganti, che avvolgeva il mondo in un goffo pacchetto riluttante a restare legato, proprio come i viticci che continuavano a liberarsi e guizzar fuori in estatiche inclinazioni verso il cielo. Occuparsi dei viticci era uno dei suoi compiti, ed era arrivato a disprezzarli e a rispettarli per la loro indomabile insistenza. Avevano una loro aggrovigliata vita segreta, una torpida volontà, ma sarebbe stato lui, Constantine, a pagarla se non fosse riuscito a tenerli ordinati e palettati. Suo padre aveva un occhio spietato, capace di scoprire un'unica pagliuzza cattiva in dieci balle di buone intenzioni. "
Carne e sangue
Michael Cunningham