Quest'opera che ho sventrato e sezionato per riuscire a cogliere tutti i particolari che la compongono è frutto del lavoro di un artista dell'ottocento, Filippo Balbi, che attraverso il padre, scultore napoletano, vive nel mondo dell'arte fin da piccolo. Filippo studia all'Accademia delle Belle Arti di Napoli e poi continua il suo percorso formativo, di stampo purista*, a Roma nel Pensionato Borbonico di Palazzo Farnese.
Purismo* = termine coniato nel 1838 da Antonio Bianchini per definire il movimento pittorico che ridava nuovo valore e importanza alla pittura degli artisti primitivi italiani del trecento e del quattrocento.
N.B. "Nell'arte moderna" il termine Purismo fa riferimento al movimento pittorico e architettonico creato in Francia da Amédée Ozenfant e Charles-Edouard Jeanneret ( più conosciuto con il suo pseudonimo Le Corbusier ), in cui l'espressione artistica doveva addentrarsi in nuove forme stilizzate ispirate da elementi meccanici.
Ci troviamo di fronte a una porta aperta che oggi è conservata nel chiostro michelangiolesco delle Terme di Diocleziano di Roma, dipinta a olio con la tecnica in trompe - l'oleil* su legno e muro.
Il trompe - l'oleil* = dal francese tromper - ingannare e oeil - occhio, è una tecnica pittorica che si basa sul chiaroscuro e la prospettiva, per creare un'apparenza, inglobata e fusa nell'architettura circostante che permette di percepire un'immagine bidimensionale come tridimensionale in un continuum illusorio di realtà.
Sull'anta lignea della porta vengono esposti degli oggetti descrittivi, appartenenti al personaggio che andremo tra poco a scoprire, strumenti utilizzati nelle attività della vita quotidiana, legate sia al sostentamento del corpo che della mente, elementi che simboleggiano la riflessione, la meditazione, la penitenza, la conoscenza e il necessario e moderato nutrimento del corpo.
Un teschio e una croce,
un rosario, una candela appena spenta
una clessidra,
delle penne,
un cilicio e degli occhiali pince-nez,
dei libri,
pane e ortaggi per un frugale pasto,
altri libri che ci permettono di capire qualcosa in più, il Vecchio e Nuovo Testamento e le Consuetudini di Guigo, che racchiude l'ordinamento dei frati certosini e delinea e costruisce l'identità della confraternita,
e una cesta di legna per cucinare e scaldarsi.
Sulla soglia della porta, nella parte dipinta su muro, incontriamo questo religioso che sappiamo essere un frate certosino soggetto alla regola del silenzio che mentre ci guarda in faccia ed entra in un contatto diretto con noi, con i gesti ci da ulteriori indicazioni sulla sua identità,
con la mano sinistra tiene un foglietto di carta in cui c'è scritto:
Erudi filium tuum et refrigerabit te et dabit delicias animae tuae
Proverb. XXIX. 17.
Correggi il figlio e ti farà contento
e ti procurerà consolazioni.
Proverbi 29:17
Ci sta dicendo che è contento di suo figlio che ...
Ed ecco svelato il mistero in questo ultimo foglietto, il frate in questione è Fercoldo, l'avvocato Pierre Foucois o Le Gros Foulquois o Foulque (sul nome c'è qualche controversia), appartenente a una nobile famiglia originaria della Gallia Narbonense, dopo la morte della moglie si converte e prende i voti indossando l'abito dei certosini e suo figlio Guy Foucois che prima si dedica allo studio del diritto, esattamente come il padre dopo la morte della moglie entra nel mondo ecclesiastico e riesce a diventare papa.
Il gatto in attesa di essere nutrito assume il nostro stesso ruolo: guarda dall'interno ciò che noi spettatori osserviamo dall'esterno e ci riporta a quel continuum tra illusione e realtà.