Ciao Sfinge, Michelangelo Buonarroti il Giovane presenta l'indovinello e incorpora subito la soluzione: il libro, ed io ne ho proposto uno che raccoglie alcuni Romanzi e Racconti di Italo Calvino, tu che libro proporresti? Grazie e buon pomeriggio, bacio!
Cara Sciarada, non conosco pure io ne il libro neppure l'autore, ma con il tuo aiuto, ora so un po di più, Ciao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-) Tomaso
Si conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non sapeva chi era. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così (Calvino). Anche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura. D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda. Nel romanzo "Furia" Salman Rushdie definisce New York una città di mezze verità ed echi che in qualche modo domina la terra. Si può odiare questo dominio oppure si può celebrarlo, o ancora rassegnarvisi, ma resta un fatto: New York è il plesso culturale della realtà americana, in tutto il suo eclettismo, la sua emotività, la decadenza, l'intelligenza e il potere. Le mezze verità non sono sufficienti perché l'uomo occidentale, malgrado il suo sapere corre il rischio di arrendersi davanti alla questione della verità. New York è la città ideale per chiedere:" Voi cosa state cercando?" e chiedersi: "Io cosa sto cercando?". La curiosità di una domanda allarga la ragione perché dilata l'orizzonte del conoscibile. Il cuore intuisce già che l'orizzonte è più ampio di quanto il mondo oggi affermi. La nostra capacità di indagare le cose con la ragione è ispirata dal presentimento del cuore che esiste qualcosa di più grande. E per questo che l'uomo non raggiunge la felicità qualsiasi cosa ottenga. Come ha scritto Montale nella poesia "Maestrale" rincorre la gioia spingendosi sempre "più in là".
L’ inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Mica l'indovino Sciarada... Un aiutino?
RispondiEliminaCiao Sfinge, Michelangelo Buonarroti il Giovane presenta l'indovinello e incorpora subito la soluzione: il libro, ed io ne ho proposto uno che raccoglie alcuni Romanzi e Racconti di Italo Calvino, tu che libro proporresti? Grazie e buon pomeriggio, bacio!
EliminaCara Sciarada, non conosco pure io ne il libro neppure l'autore, ma con il tuo aiuto, ora so un po di più,
RispondiEliminaCiao e buona domenica con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
E io ne sono felice carissimo Tomaso; grazie e un grande abbraccio con sorriso anche a te! :-)
EliminaSi conobbero. Lui conobbe lei e se stesso, perché in verità non sapeva chi era. E lei conobbe lui e se stessa, perché pur essendosi saputa sempre, mai s'era potuta riconoscere così (Calvino).
RispondiEliminaAnche le città credono d'essere opera della mente o del caso, ma né l'una né l'altro bastano a tener su le loro mura.
D'una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda.
Nel romanzo "Furia" Salman Rushdie definisce New York una città di mezze verità ed echi che in qualche modo domina la terra. Si può odiare questo dominio oppure si può celebrarlo, o ancora rassegnarvisi, ma resta un fatto: New York è il plesso culturale della realtà americana, in tutto il suo eclettismo, la sua emotività, la decadenza, l'intelligenza e il potere. Le mezze verità non sono sufficienti perché l'uomo occidentale, malgrado il suo sapere corre il rischio di arrendersi davanti alla questione della verità. New York è la città ideale per chiedere:" Voi cosa state cercando?" e chiedersi: "Io cosa sto cercando?". La curiosità di una domanda allarga la ragione perché dilata l'orizzonte del conoscibile. Il cuore intuisce già che l'orizzonte è più ampio di quanto il mondo oggi affermi. La nostra capacità di indagare le cose con la ragione è ispirata dal presentimento del cuore che esiste qualcosa di più grande. E per questo che l'uomo non raggiunge la felicità qualsiasi cosa ottenga. Come ha scritto Montale nella poesia "Maestrale" rincorre la gioia spingendosi sempre "più in là".
RispondiEliminaL’ inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.
Italo Calvino
Oh che meraviglia Gus, vedo che conosci bene Italo Calvino! ;)
RispondiEliminabello e difficile. buon giorno
RispondiElimina