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mercoledì 7 novembre 2018

7 novembre dell'anno 1628

" Per una di queste stradicciuole, tornava bel bello dal passeggio verso casa, in sulla sera del giorno 7 di novembre dell’anno 1628, don Abbondio, curato d’una delle terre accennate di sopra: il nome di questa, nè il casato del personaggio, non si trovano nel manoscritto, nè a questo luogo nè in seguito. Diceva tranquillamente il suo ufizio, e alcuna volta, tra un salmo e l’altro, richiudeva il breviario, tenendovi entro, per segno l’indice della mano destra; e messa poi questa nell’altra dietro le reni, proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e rigettando verso il muro col piede i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero: poi alzava la faccia, e girati oziosamente gli occhi all’intorno, li fissava alla schiena d’un monte, dove la luce del sole già scomparso, scappando pei fessi del monte opposto, si dipingeva qua e là sui massi sporgenti, come a larghe ed ineguali pezze di porpora. Aperto poi di nuovo il breviario, e recitato un altro squarcio, giunse ad una rivolta della stradetta, dove era solito di levar sempre gli occhi dal libro e di guardarsi dinanzi: e così fece anche quel giorno. Dopo la rivolta la strada correva diritta forse una sessantina di passi, e poi si divideva in due viottoli a foggia di un ipsilon: a destra saliva verso il monte, ed era la via che conduceva alla cura: il ramo a sinistra scendeva nella valle fino ad un torrente; e da questo lato il muro non giungeva che alle anche del passeggiero. I muri interni dei due viottoli, invece di riunirsi ad angolo, si terminavano in una cappelletta, sulla quale erano dipinte certe figure lunghe, serpeggianti, terminate in punta, che nella intenzione dell’artista e agli occhi degli abitanti del vicinato volevano dir fiamme; e alternate colle fiamme certe altre figure da non potersi descrivere, che volevano dire anime del purgatorio: anime e fiamme a color di mattone, sur un fondo grigiastro, con qualche scalcinatura qua e là. Il curato, voltato il canto, dirizzando, come era solito, il guardo alla cappelletta, vide una cosa che non si aspettava, e che non avrebbe voluto vedere ... "

I promessi sposi 

Alessandro Manzoni



11 commenti:

  1. Reminiscenze scolastiche tornano alla mia mente.
    Felice giornata, un abbraccio
    enrico

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  2. Ricordo questo brane per averlo studiato a scuola. Poi, terminata la scuola, non ho più riletto i "Promessi Sposi" , peccato perchè credo sia interessante rileggere questo romanzo con gli occhi della maturità. Saluti.

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  3. Grande, grandissimo romanzo che dovremmo leggere e rileggere.
    sinforosa

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  4. È proprio vero sciarada, i promessi sposi e’ un romanzo senza tramonto. Si legge e si rilegge anche a pezzi e ci si trova sempre qualcosa su cui riflettere

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  5. j'ai vu le film .. il y a longtemps..... bises

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  6. Purtroppo tendo a dimenticare le opere studiate per forza a scuola, anche quelle importanti e che hanno fatto la storia, non solo della letteratura.

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  7. uno dei libri più inflazionati dalla scuola, e senza un vero motivo

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  8. Anch'io molto banalmente devo confermare di averlo letto a scuola e per la scuola. Interessante per come Manzoni dipinge la realtà umana nel bene e nel male attraverso alcuni personaggi del suo romanzo. Arrivo dal blog di Mariella Doremifasol e mi sono piacevolmente trovato qui.

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  9. I giorni di scuola....che tenerezza!Anche se allora ci scocciavano un po ,col tempo, un po' di affetto per Renzo e Lucia rimane sempre!

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  10. Estupendo post! Muchas gracias por pasarte por mi blog! ☃️☃️☃️

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  11. Se si vuole affossare un libro bisogna farlo leggere a scuola!!!!

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