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domenica 29 aprile 2018

Della natura dell'azzurro

L'azzurro cielo
Si specchia contemplando
L'onda del mare


© Sciarada Sciaranti


L'azzurro fluttua in un moto perpetuo tra cielo e mare, si culla nell'idillio tra l'abisso profondo e lo spazio infinito, è respiro, equilibrio, armonia purificatrice dell'interiorità che si espande, trascende e si fa spirito, è creatività e lucidità dell'intelletto che cresce nella contemplazione e nel silenzio comprende.

P.S. Il testo sottostante risale al XV secolo ed è seguito da una trasposizione linguistica più attuale che nella traduzione automatica può facilitare la comprensione per chi non parla italiano.


Della natura dell’azzurro della Magna.

Azzurro della Magna è un colore naturale, el quale sta intorno e circunda la vena dell’ariento. Nasce molto in nella Magna, e ancora in quel di Siena. Ben è vero, che con arte, o ver pastello, si vuole ridurre a perfezione. Di questo azzurro, quando tu hai a campeggiare, si vuole triare poco poco e leggermente con acqua, perché è forte sdegnoso della prieta. Se ’l vuoi per lavorarlo in vestiri, o per farne verde, come indietro t’ho detto, vuolsi triarlo più. Questo è buono in muro, in secco, e in tavola. Soffera tempera di rossume d’uovo, e di colla, e di ciò che vuoi.


Azzurro della Magna* è un colore naturale, il quale sta intorno e circonda la vena dell’argento. Nasce molto nella Magna, e ancora a Siena. Ben è vero, che con arte, o vero pastello, si vuole ridurre a perfezione. Di questo azzurro, quando tu hai a campeggiare, si vuole triturare poco poco e leggermente con acqua, perché è forte sdegnoso della pietra. Se lo vuoi per lavorarlo nei vestiti, o per farne verde, come indietro ti ho detto, vuole essere triturato di più. Questo è buono in muro, in secco, e in tavola. Sopporta tempera di rosso d’uovo, e di colla, e di ciò che vuoi.

Azzurro della Magna* = Pigmento estratto dall'azzurrite incompatibile con gli affreschi in cui cade  polverizzandosi


A contraffare di più colori simiglianti all’azzurro della Magna.

Azzurro che è come sbiadato, e simigliante ad azzurro, sic:1 togli indaco baccadeo, e trialo perfettissimamente con acqua; e mescola con esso un poco di biacca, in tavola; e in muro, un poco di bianco sangiovanni. Torna simigliante ad azzurro. Vuole essere temperato con colla.
Intendi: si fa così.



A contraffare di più colori somiglianti all’azzurro della Magna.

Azzurro che è come sbiadito, e somigliante ad azzurro, così:1 togli indaco baccadeo*, e trituralo in modo perfetto con acqua; e mescola con esso un poco di biacca, in tavola; e in muro, un poco di bianco sangiovanni. Torna simigliante ad azzurro. Vuole essere temperato con colla.
Intendi: si fa così.

indaco baccadeo* = Proveniente da Bagdad o Bacam


Della natura e modo a fare dell’azzurro oltramarino.

Azzurro oltramarino si è un colore nobile, bello, perfettissimo oltre a tutti i colori; del quale non se ne potrebbe né dire né fare quello che non ne sia più. E per la sua eccellenza ne voglio parlare largo, e dimostrarti appieno come si fa. E attendici bene, però che ne porterai grande onore e utile. E di quel colore, con l’oro insieme (il quale fiorisce tutti i lavori di nostr’arte), o vuoi in muro, o vuoi in tavola, ogni cosa risprende.


Azzurro oltramarino*  è un colore nobile, bello, perfetto oltre a tutti i colori; del quale non se ne potrebbe né dire né fare quello che non ne sia più. E per la sua eccellenza ne voglio parlare ampiamente, e dimostrarti appieno come si fa. E attendici bene, però che ne porterai grande onore e utile. E di quel colore, con l’oro insieme (il quale fiorisce tutti i lavori della nostra arte), o vuoi in muro, o vuoi in tavola, ogni cosa risplende.

Azzurro oltramarino* = Azzurro ricavato dal lapislazzulo


Prima, togli lapis lazzari. E se vuoi cognoscere la buona pietra, togli quella che vedi sia più piena di colore azzurro, però che ella è mischiata tutta come cenere. Quella che tiene meno colore di questa cenere, quella è migliore. Ma guar’ti che non fusse pietra d’azzurro della Magna, che mostra molto bella all’occhio, che pare uno smalto. Pestala in mortaio di bronzo coverto, perchè non ti vada via in polvere; poi la metti in su la tua pría profferitica, e triala sanza acqua: poi abbia un tamigio coverto, a modo gli speziali, da tamigiare spezie; e tamigiali e ripestali come, fa per bisogno: e abbi a mente, che quanto la trii più sottile, tanto vien l’azzurro sottile, ma non sì bello e violante e di colore ben nero; chè il sottile è più utile ai miniatori, e da fare vestiri biancheggiati. Quando hai in ordine la detta polvere, togli dagli speziali sei oncie di ragia di pino, tre oncie di mastrice, tre oncie di cera nuova, per ciascuna libra di lapis lazzari. Poni tutte queste cose in un pignattello nuovo, e falle struggere insieme. Poi abbi una pezza bianca di lino, e cola queste cose in una catinella invetriata. Poi abbia una libra di questa polvere di lapis lazzari, e rimescola bene insieme ogni cosa, e fanne un pastello tutto incorporato insieme. E per potere maneggiare il detto pastello, abbi olio di semenza di lino, e sempre tieni bene unte le mani di questo olio. Bisogna che tegni questo cotal pastello per lo men tre dì e tre notti, rimenando ogni dì un pezzo; e abbi a mente, che lo puoi tenere il detto pastello quindici dì, un mese, quanto vuoi. Quando tu ne vuoi trarre l’azzurro fuora, tieni questo modo. Fa’ due bastoni d’un’asta forte, nè troppo grossa, nè troppo sottile; e sieno lunghi ciascuno un piè, e fa’ che sieno ben ritondi da capo e da piè, e puliti bene. E poi abbi il tuo pastello dentro nella catinella invetriata, dove l’hai tenuto; e mettivi dentro presso a una scodella di lisciva calda temperatamente; e con questi due bastoni, da catuna mano il suo, rivolgi e struca e mazzica questo pastello in qua e in là, a modo che con mano si rimena la pasta da fare pane, propriamente in quel modo. Come hai fatto che vedi la lisciva essere perfetta azzurra, trannela fuora in una scodella invetriata; poi togli altrettanta lisciva, e mettila sopra il detto pastello, e rimena con detti bastoni a modo di prima. Quando la lisciva è ben tornata azzurra, mettila sopra un’altra scodella invetriata, e rimetti in sul pastello altrettanta lisciva, e ripriemi a modo usato. E quando la lisciva è bene azzurra, mettila in su un’altra scodella invetriata: e per lo simile fa’ così parecchi dì, tanto che il pastello rimanga che non tinga la lisciva; e buttalo poi via, chè non è più buono. Poi ti reca dinanzi da te in su una tavola per ordine tutte queste scodelle, cioè prima, seconda, terza, quarta tratta, per ordine seguitando ciascuna: rimescola con mano la lisciva con l’azzurro che, per gravezza del detto azzurro, sarà andato al fondo; e allora cognoscerai le tratte del detto azzurro. Diliberati in te medesimo di quante ragioni tu vuoi azzurri, di tre, o di quattro, o di sei, e di quante ragioni tu vuoi: avvisandoti che le prime tratte sono migliori, come la prima scodella è migliore che la seconda. E così se hai diciotto scodelle di tratte, e tu voglia fare tre maniere d’azzurro, fa’ che tocchi sei scodelle, e mescolale insieme, e riducile in una scodella: e sarà una maniera. E per lo simile delle altre. Ma tieni a mente, che le prime due tratte, se hai buon lapis lazzari, è di valuta questo tale azzurro di ducati otto l’oncia, e le due tratte di dietro è peggio che cendere. Sì che sie pratico nell’occhio tuo di non guastare gli azzurri buoni per li cattivi: e ogni dì rasciuga le dette scodelle delle dette liscive, tanto che gli azzurri si secchino. Quando son ben secchi, secondo le partite che hai, secondo le alluoga in cuoro, o in vesciche, o in borse. E nota, che se la detta pría lapis lazzari non fusse così perfetta, o che avessi triata la detta che l’azzurro non rispondesse violante, t’insegno a dargli un poco di colore. Togli una poca di grana pesta, e un poco di verzino; cuocili insieme; ma fa’ che il verzino o tu ’l grattugia, o tu il radi con vetro; e poi insieme li cuoci con lisciva, e un poco d’allume di rôcca; e quando bogliono, che vedi è perfetto color vermiglio, innanzi ch’abbi tratto l’azzurro della scodella (ma bene asciutto della lisciva), mettivi su un poco di questa grana e verzino; e col dito rimescola bene insieme ogni cosa; e tanto lascia stare, che sia asciutto senza o sole, o fuoco, e senz’aria. Quando il truovi asciutto, mettilo in cuoro o in borsa, e lascialo godere, chè è buono e perfetto. E tiello in te, chè è una singulare virtù a sapello ben fare. E sappi ch’ell’è più arte di belle giovani a farlo, che non è a uomini; perchè elle si stanno di continuo in casa, e ferme, ed hanno le mani più dilicate. Guar’ti pur dalle vecchie. Quando ritorni per volere adoperare del detto azzurro, pigliane quella quantità che ti bisogna: e se hai a lavorare vestiri biancheggiati, vuolsi un poco triare in su la tua pría usata: e se ’l vuoi pur per campeggiare, vuolsi poco poco rimenare sopra la pría, sempre con acqua chiara chiara, bene lavata e netta la pría: e se l’azzurro venisse lordo di niente, piglia un poco di lisciva, o d’acqua chiara, e mettila sopra il vasellino, e rimescola insieme l’uno e l’altro: e questo farai due o tre mute, e sarà l’azzurro bene purgato. Non ti tratto delle sue tempere, però che insieme più innanzi ti mosterrò di tutte le tempere di ciascuni colori in tavola, in muro, in ferro, in carta, in pietra, e in vetro.



Prima, togli lapis lazzari*. E se vuoi conoscere la buona pietra, togli quella che vedi sia più piena di colore azzurro, però che ella è mischiata tutta come cenere. Quella che tiene meno colore di questa cenere, quella è migliore. Ma guarda che non sia pietra d’azzurro della Magna, che mostra molto bella all’occhio, che pare uno smalto. Pestala in mortaio di bronzo coperto, perché non ti vada via in polvere; poi la metti in su la tua pietra profferitica, e triturarla senza acqua: poi abbia un tamisio* coperto, come gli speziali, da setacciare le spezie; e setacciali e ripestali come, fa per bisogno: e abbi a mente, che quanto la triti più sottile, tanto vien l’azzurro sottile, ma non così bello e intenso e di colore ben nero; perché il sottile è più utile ai miniatori, e da fare vestiti biancheggiati. Quando hai in ordine la detta polvere, togli dagli speziali sei once di resina di pino, tre once di mastice*, tre once di cera nuova, per ciascuna libra di lapis lazzari. Poni tutte queste cose in un pentolino (piccola pentola) nuovo, e falle macerare insieme. Poi abbi una pezza bianca di lino, e cola queste cose in una catinella invetriata. Poi abbia una libra di questa polvere di lapis lazzari, e rimescola bene insieme ogni cosa, e fanne un pastello tutto incorporato insieme. E per potere maneggiare il detto pastello, abbi olio di semenza di lino, e sempre tieni bene unte le mani di questo olio. Bisogna che tu tenga questo tale pastello per lo meno tre dì e tre notti, rimescolando ogni dì un pezzo; e abbi a mente, che lo puoi tenere il detto pastello quindici dì, un mese, quanto vuoi. Quando tu ne vuoi trarre l’azzurro fuori, fai in questo modo. Fai due bastoni di un’asta forte, né troppo grossa, né troppo sottile; e siano lunghi ciascuno un piede, e fai che siano ben rotondi da capo a piedi, e puliti bene. E poi abbi il tuo pastello dentro nella catinella invetriata, dove l’hai tenuto; e metti dentro presso a una scodella di lisciva* moderatamente calda; e con questi due bastoni, da ogni mano il suo, rivolgi e premi e mastica questo pastello in qua e in là, a modo che con mano si rimescola la pasta da fare pane, propriamente in quel modo. Come hai fatto che vedi la lisciva essere perfetta azzurra, tirala fuori  in una scodella invetriata; poi togli altrettanta lisciva, e mettila sopra il detto pastello, e rimescola  con detti bastoni come prima. Quando la lisciva è ben tornata azzurra, mettila sopra un’altra scodella invetriata, e rimetti in sul pastello altrettanta lisciva, e ripremi  come si usa. E quando la lisciva è bene azzurra, mettila in su un’altra scodella invetriata: e fai così per parecchi dì, tanto che il pastello rimanga che non tinga la lisciva; e buttalo poi via, perché non è più buono. Poi ti reca dinanzi da te sopra una tavola per ordine tutte queste scodelle, cioè prima, seconda, terza, quarta partita, per ordine seguitando ciascuna: rimescola con mano la lisciva con l’azzurro che, per il peso del detto azzurro, sarà andato al fondo; e allora conoscerai le partite del detto azzurro. Delibera in te medesimo di quante ragioni tu vuoi azzurri, di tre, o di quattro, o di sei, e di quante ragioni tu vuoi: avvisandoti che le prime partite sono migliori, come la prima scodella è migliore che la seconda. E così se hai diciotto scodelle di partite, e tu voglia fare tre maniere d’azzurro, fai che tocchi sei scodelle, e mescolale insieme, e riducile in una scodella: e sarà una maniera. E per lo simile delle altre. Ma tieni a mente, che le prime due partite, se hai buon lapis lazzari, è di valuta questo tale azzurro di ducati otto l’oncia, e le due partite di dietro è peggio che cenere. Così che sii pratico nell’occhio tuo di non guastare gli azzurri buoni per li cattivi: e ogni dì asciuga le dette scodelle delle dette liscive, tanto che gli azzurri si secchino. Quando son ben secchi, secondo le partite che hai, secondo le collochi in cuoro*, o in vesciche, o in borse. E nota, che se la detta pietra lapis lazzari non fosse così perfetta, o che avessi triturata la detta che l’azzurro non rispondesse al viola, ti insegno a dargli un poco di colore. Togli una poca di grana pesta, e un poco di verzino*; cuocili insieme; ma fai che il verzino o tu lo grattugi, o tu il radi con vetro; e poi insieme li cuoci con lisciva, e un poco d’allume di rocca; e quando bollono, che vedi è perfetto color vermiglio, innanzi che abbia tratto l’azzurro della scodella (ma bene asciutto della lisciva), metti su un poco di questa grana e verzino; e col dito rimescola bene insieme ogni cosa; e tanto lascia stare, che sia asciutto senza o sole, o fuoco, e senz’aria. Quando lo trovi asciutto, mettilo in cuoro o in borsa, e lascialo godere, perché è buono e perfetto. E tienilo in te, perché è una singolare virtù saperlo fare bene. E sappi che ella è più arte di belle giovani a farlo, che non è a uomini; perché elle si stanno di continuo in casa, e ferme, ed hanno le mani più delicate. Guar’ti pur dalle vecchie. Quando ritorni per volere adoperare del detto azzurro, pigliane quella quantità che ti bisogna: e se hai a lavorare vestiti biancheggiati, vuole essere un poco triturato su la tua pietra usata: e se lo vuoi pur per campeggiare*, vuole essere poco poco maneggiato sopra la pietra, sempre con acqua chiara chiara, bene lavata e netta la pietra: e se l’azzurro venisse lordo di niente, piglia un poco di lisciva, o d’acqua chiara, e mettila sopra il vasellino, e rimescola insieme l’uno e l’altro: e questo farai due o tre mute, e sarà l’azzurro bene purgato. Non ti tratto delle sue tempere, però che insieme più innanzi ti mostrerò di tutte le tempere di ogni colore in tavola, in muro, in ferro, in carta, in pietra, e in vetro.

lapis lazzari* =  Lapislazzulo da cui si ricava la lazurite componente dell' azzurro oltremare
tamisio* = Setaccio
mastice* = Resina mastice, colla estratta dal lentisco
lisciva* = Composto di cenere e acqua calda
cuoro* = Cuoio
verzino* = Polvere rossa ricavata dal legno di alcune leguminose
campeggiare* = Dare colore al campo di pittura


Il libro dell'arte
Cennino Cennini

6 commenti:

  1. Cara Sciarada, questo grandioso post, ci si inebria di colori, tra l'azzurro del cielo che si rispecchia nei mari con riflessi che abbagliano, poi vedo che stai parlando di cose che a me non ricordano nulla, forse perché sono stanco!!!
    Ciao e buon inizio della settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Grazie Tomaso e felice settimana a te con abbracci e sorrisi!

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  2. Credo che tu abbia elencato solo gli azzurri del periodo medievale. I lapislazzuli erano usati soprattutto per colorare il manto della Madonna. Un colore, questo ricavato, considerato trascendentale.
    Grazie Sciarada, mi hai fatto ristudiare cose quasi dimenticate. Abbraccio e buona serata.

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  3. Dimenticavo...meravigliose le tue parole...😘

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    1. Sì Pia si tratta degli azzurri antichi; i lapislazzuli costavano tanto e l'azzurro che se ne ricavava era usato con parsimonia solo nelle opere di pregio per dipingere come hai detto tu il manto della Madonna.
      Bacio e grazie a te per le tue meravigliose parole.

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