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martedì 27 gennaio 2015

Cara Kitty

"Spero che ti potrò confidare tutto,

come non ho mai potuto fare con nessuno,

e spero che sarai per me un gran sostegno.

Anna Frank, 12 giugno 1942".



Domenica, 14 giugno 1942.

Venerdì 12 giugno ero già sveglia alle sei: si capisce, era il mio compleanno! Ma alle sei non mi era consentito d'alzarmi, 
e così dovetti frenare la mia curiosità fino alle sei e tre quarti. Allora non potei più tenermi e andai in camera da pranzo, 

dove Moortje, il gatto, mi diede il benvenuto strusciandomi addosso la testolina.

Subito dopo le sette andai da papà e mamma e poi nel salotto per spacchettare i miei regalucci. Il primo che mi apparve 
fosti tu, forse uno dei più belli fra i miei doni. Poi un mazzo di rose, una piantina, due rami di peonie: ecco i figli di Flora 

che stavano sulla mia tavola quella mattina; altri ancora ne giunsero durante il giorno.

Da papà e mamma ebbi ina quantità di cose, e anche i nostri numerosi conoscenti mi hanno veramente viziata. Fra 
l'altro ricevetti un gioco di società, molte ghiottonerie, cioccolata, un "puzzle", una spilla, la "Camera Obscura" di 

Hildebrand, le Leggende Olandesi" di Joseph Cohen, le "Vacanze di Montagna di Daisy", un libro straordinario, e un 

po' di denaro, così che mi potrò comperare i "Miti di Grecia e di Roma". Che bellezza!
Poi Lies venne a prendermi e andammo a scuola. Nell'intervallo offrii dei biscottini ai professori e ai compagni e poi ci 
rimettemmo al lavoro.
Ora devo smettere di scrivere. Diario mio, ti trovo tanto bello!



Mercoledì, 13 gennaio 1943.

Cara Kitty,

questa mattina mi hanno continuamente disturbata, e quindi non ho potuto combinare nulla.

Fuori, è spaventoso. Di giorno e di notte quei poveretti vengono trascinati via, senza poter portare con sé che un sacco da montagna e un po' di denaro. Durante il viaggio gli tolgono anche quel po' di roba. Le famiglie vengono divise, gli uomini di qua, le donne di là, i bambini da un'altra parte.

I bambini, venendo a casa da scuola, non trovano più i loro genitori. Le donne, tornando dal far le spese, trovano la casa sigillata e la famiglia scomparsa. 
Anche gli olandesi cristiani hanno paura; i loro figli sono spediti in Germania, tutti vivono nell'angoscia. E ogni notte centinaia di aviatori passano sull'Olanda, diretti verso le città tedesche, e là arano la terra con le bombe; e ogni ora cadono in Russia e in Africa centinaia, migliaia di uomini. Nessuno può starne fuori, tutto il mondo è in guerra e, sebbene vada meglio per gli alleati, non si vede ancora la fine. 
E noi... noi stiamo bene, meglio che milioni di altre persone. Siamo ancora tranquilli e sicuri e, come suol dirsi, ci mangiamo il capitale. Siamo così egoisti che parliamo di un "dopoguerra", ci rallegriamo pensando che avremo vestiti nuovi e scarpe nuove, mentre veramente dovremmo risparmiare ogni centesimo per aiutare gli altri, dopo la guerra, a salvare quello che è ancora salvabile.
I bambini qui vanno in giro con bluse leggere e zoccoli ai piedi, senza mantello, senza berretto, senza calze, e nessuno che li aiuti. Non hanno niente in pancia e masticano carote, lasciano la casa fredda per scendere nella strada fredda e andare a scuola in una classe ancor più fredda. Si è arrivati al punto, in Olanda, che moltissimi bambini fermano i passanti in strada per chiedere un pezzo di pane.
Potrei passar delle ore a raccontarti le miserie portate dalla guerra, ma ciò mi rende ancor più triste. Non ci resta altro che aspettare tranquillamente, fin che si può, la fine di questa miseria. Aspettano gli ebrei e aspettano i cristiani, tutto il mondo aspetta, e molti aspettano la morte.
La tua Anna.



Giovedì, 27 gennaio 1944.
Cara Kitty,
da qualche tempo mi ha presa la passione per gli alberi genealogici delle famiglie reali e sono giunta alla conclusione che, una volta cominciate queste ricerche, bisogna sempre risalire più indietro nel tempo, e si fanno scoperte sempre più interessanti.
Sebbene io mi dedichi con molto zelo alle mie materie di studio e riesca a seguire abbastanza bene la radio inglese, tuttavia passo ancora parecchie domeniche a riordinare e completare la mia grande raccolta di stelle del cinema che ha già raggiunto dimensioni assai rispettabili.
Il signor Kraler mi fa felice portandomi tutti i lunedì la rivista "Cinema E Theater". I miei coabitanti, che disdegnano la mondanità, dicono che questo mio vizietto è uno sciupio di denaro; però si stupiscono della precisione con cui, anche dopo un anno, so indicare gli attori di un determinato film. Elli, che va spesso al cinematografo col suo amico nelle giornate di libertà, al sabato mi comunica i titoli dei film che intende vedere, e io le so subito dire i nomi degli attori principali e il giudizio della critica. Or non è molto, mamma ha detto che io non avrò più bisogno di andare al cinema, perché ho già tutto in testa, argomento, attori e critica.
Se un giorno me ne arrivo con una nuova pettinatura, tutti mi guardano con aria di deplorazione e posso esser certa che qualcuno mi chiederà qual è la stella del cinema che ostenta questa acconciatura. Se rispondo che è invenzione mia mi credono soltanto per metà. Quanto alla pettinatura, non dura più di mezz'ora, perché mi stufo tanto dei loro giudizi negativi, che vado subito in camera da bagno a ripristinare la mia solita pettinatura tipo "casa-giardino-cucina".
La tua Anna.

1 agosto 1944.
Cara Kitty,
"un fastello di contraddizioni" è l'ultima frase della mia lettera precedente e la prima di quella di oggi. "Un fastello di contraddizioni", mi puoi spiegare con precisione che cos'è? Che cosa significa contraddizione? Come tante altre paroleha due significati, contraddizione esteriore e contraddizione interiore.
Il primo significato corrisponde al solito "non adattarsi all'opinione altrui, saperla più lunga degli altri, aver sempre l'ultima parola", insomma, a tutte quelle sgradevoli qualità per le quali io sono ben nota. Il secondo... per questo, no,non sono nota, è il mio segreto.
Ti ho già più volte spiegato che la mia anima è, per così dire, divisa in due. Una delle due metà accoglie la mia esuberante allegria, la mia gioia di vivere, la mia tendenza a scherzare su tutto e a prendere tutto alla leggera. Con ciò intendo pure il non scandalizzarsi per un flirt, un bacio, un abbraccio, uno scherzo poco pulito. Questa metà è quasi sempre in agguato e scaccia l'altra, che è più bella, più pura e più profonda. La parte migliore di Anna non è conosciuta da nessuno, - vero? - e perciò sono così pochi quelli che mi possono sopportare.
Certo, sono un pagliaccio abbastanza divertente per un pomeriggio, poi ognuno ne ha abbastanza di me per un mese. Esattamente la stessa cosa che un film d'amore per le persone serie: una semplice distrazione, uno svago per una volta, da dimenticare presto, niente di cattivo ma neppur niente di buono. E' brutto per me doverti dir questo, ma perché non dovrei dirlo, quando so che è la verità? La mia parte leggera e superficiale si libererà sempre troppo presto della parte più profonda, e quindi prevarrà sempre. Non ti puoi immaginare quanto spesso ho cercato di spingere via quest'Anna,che è soltanto la metà dell'Anna completa, di prenderla a pugni, di nasconderla; non ci riesco, e so anche perché non ci riesco. Ho molta paura che tutti coloro che mi conoscono come sono sempre, debbano scoprire che ho anche un altro lato, un lato più bello e migliore. Ho paura che mi beffino, che mi trovino ridicola e sentimentale, che non mi prendano sul serio. Sono abituata a non essere presa sul serio, ma soltanto l'Anna "leggera" v'è abituata e lo può sopportare, l'Anna "più grave" è troppo debole e non ci resisterebbe. Quando riesco a mettere alla ribalta per un quarto d'ora Anna la buona, essa, non appena ha da parlare, si ritrae come una mimosa, lascia la parola all'Anna n. 1 e, prima che io me ne accorga, sparisce.
La cara Anna non è dunque ancor mai comparsa in società, nemmeno una volta, ma in solitudine ha quasi sempre il primato. Io so precisamente come vorrei essere, come sono di dentro, ma ahimè, lo sono soltanto per me. E questa è forse, anzi, sicuramente la ragione per cui io chiamo me stessa un felice temperamento interiore e gli altri mi giudicano un felice temperamento esteriore. Di dentro la pura Anna mi indica la via, di fuori non sono che una capretta staccatasi dal gregge per troppa esuberanza. 
Come ho già detto, sento ogni cosa diversamente da come la esprimo, e perciò mi qualificano civetta, saccente, lettrice di romanzetti, smaniosa di correr dietro ai ragazzi. L'Anna allegra ne ride, dà risposte insolenti, si stringe indifferente nelle spalle, fa come se non le importasse di nulla, ma ahimè, l'Anna quieta reagisce in maniera esattamente contraria. Se ho da essere sincera, debbo confessarti che ciò mi spiace molto, che faccio enormi sforzi per diventare diversa, ma che ogni volta mi trovo a combattere contro un nemico più forte di me.
Una voce singhiozza entro di me: "Vedi a che ti sei ridotta: cattive opinioni, visi beffardi e costernati, gente che ti trova antipatica, e tutto perché non hai dato ascolto ai buoni consigli della tua buona metà". Ahimè, vorrei ben ascoltarla, ma non va; se sto tranquilla e seria, tutti pensano che è una nuova commedia, e allora bisogna pur che mi salvi con uno scherzetto; per tacere della mia famiglia che subito pensa che io sia ammalata, mi fa ingoiare pillole per il mal di testa e tavolette per i nervi, mi tasta il collo e la fronte per sentire se ho febbre, si informa delle mie evacuazioni e critica il mio cattivo umore. Non lo sopporto; quando si occupano di me in questo modo, divento prima impertinente, poi triste e infine rovescio un'altra volta il mio cuore, volgendo in fuori il lato cattivo, in dentro il lato buono, e cerco un mezzo per diventare come vorrei essere e come potrei essere se... se non ci fossero altri uomini al mondo.
La tua Anna.

Epilogo.
Qui finisce il diario di Anna. Il 4 agosto 1944 la polizia tedesca fece un'irruzione nell'alloggio segreto. Tutti i rifugiati clandestini e anche Kraler e Koophuis furono arrestati e condotti in campi di concentramento tedeschi od olandesi. L'alloggio segreto fu perquisito e saccheggiato dalla Gestapo. In un mucchio di vecchi libri, riviste e giornali rimasti per terra, Elli e Miep trovarono il diario di Anna. Salvo alcune parti che non hanno interesse per il lettore, il testo originale è stato stampato integralmente.
Dei rifugiati si salvò solamente il padre di Anna, mentre Kraler e Koophuis resistettero alle privazioni del campo di concentramento olandese e fecero ritorno alle loro famiglie. Anna morì nel marzo 1945 nel campo di concentramento di Bergen Belsen, due mesi prima della liberazione dell'Olanda.

Il diario di Anna Frank

12 commenti:

  1. Mi unisco al post e ricordo….. ho letto il libro "Anna Frank", molto bello.
    Un caro saluto in silenzio

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  2. Mia Diletta...grazie per averci proposto alcuni ricordi di Anna Frank.

    Testimonianze commoventi.

    Ti abbraccio all'infinito.

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  3. Anna è la voce ingenua e profonda di un'adolescenza che una violenza incomprensibile ha barbaramente ucciso. E' stupefacente constatare come, in quella misera prigione in cui è stata costretta a vivere, potesse conservare ancora la tenerezza, le riflessioni, gli impeti, la bellezza dell'adolescenza. Non si può pensare a come deve aver vissuto, lei e tutti gli altri - quella feroce successiva prigionia nel lager.

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  4. Il diario di questa ragazzina resterà per sempre il simbolo della follia di un’epoca segnata da sofferenze e morte. Teniamo alta la guardia affinché non si ripetano più simili atrocità.
    Buona giornata un abbraccio
    enrico

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  5. Ciao Sciarada, nella rilettura di queste pagine del diario di Anna un moto di sofferenza e di tristezza mi prende ancora a distanza di tanti anni dalla prima lettura. Sono pagine intense e forti che ci danno un po' l'idea di quello che ragazzine come Anna provarono in quei giorni e davvero si stringe il cuore. Quanta efferatezza e follia! Buona giornata e grazie per questa testimonianza, abbraccio Stefania

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  6. Ricordo questo libro lo lessi con attenzione, come un tuono a ciel sereno ancora adesso ..si sente
    Maurizio

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  7. Troppe volte ci si dimentica di Anna Frank, troppo spesso si dimentica che siamo tutti uguali, tutti umanità, indipendentemente dalla razza, dalla appartenenza religiosa, dalle idee politich, dal colore della pelle, dal modo di vestirsi, apprendere, divertirsi.

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  8. Ho letto il Diario di Anna F., per la prima volta, ha 12 anni.
    Mi ricordo che è stato atroce, sono stata malissimo per mesi e
    anche dopo anni ogni tanti mi capitava di sognare la sua storia, per
    quanto mi avevano segnato le pagine del suo diario.
    Io spero e mi auguro che la gente ricordi tutti i giorni e che tutti i
    giorni, nel nostro piccolo, tutti cerchino di non cadere nell'errore della
    discriminazione.
    Buon fine settimana

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  9. La Storia ha voluto che il diario di Anna Frank giungesse fino a noi, quale testimonianza di ciò che fu la furia esaltata del Nazionalsocialismo.

    Non solo non si deve dimenticare, con la speranza che il genocidio non avvenga mai più ( purtroppo smentita da ciò che sta avvenendo in alcuni paesi . . . ) ma occorre attivarsi affinché le teste di alcune persone cambino radicalmente modo di pensare - ammesso che pensino - e quindi, di agire.

    Ciao Sciarada, buona domenica!

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  10. Amo questo libro. Stupendo.. Tutti i ragazzi si sono riconosciuti in lei almeno una volta ed io sono tra questi.. Nel suo animo ribelle e sbarazzino, sfrontato.. Lei è la voce di milioni di ragazzi, adolescenti di ieri e di oggi. Oltre la guerra, la miseria egli comunque riesce a vivere , non dico normalmente, le sue storie d'amore e anche a trovare un'amica,il suo diario a cui lei stessa dà un nome: Kitty.
    Libro meraviglioso, tutti dovrebbero leggerlo almeno una volta nella vita.. Ma come potersi fermare alla prima volta??

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