sabato 30 aprile 2016

Il vetusto papavero s'incorona

 Ditemi, per mia fè,
Donne, qual è quel re
Che non porta corona in giovinezza,
Ma la porta in vecchiezza. 



Il papavero.


Indovinelli
Michelangelo Buonarroti il Giovane

Buon Primo Maggio a tutti !

giovedì 28 aprile 2016

Stelle di Betlemme





" ... Lo stesso vale per le Stelle di Betlemme che hai lasciato ... Rappresentano l'innocenza, oltre alla castità. Non arrendersi ad alcun uomo, mantenendo la propria castità... In altre parole, restare fedeli a qualcosa ... " 
Miller - da Alla Mother Base 1
Metal Gear Solid V: The Phantom Pain

lunedì 25 aprile 2016

Il tocco discreto dell'esistenza


" ... È cominciato da quel famoso giorno in cui volevo giocare a far rimbalzare i ciottoli sul mare. Stavo per lanciare quel sassolino, l'ho guardato, ed è allora che è incominciato: ho sentito che esisteva ... "

La nausea
Jean Paul Sartre

Grazie a tutti per gli auguri e buon 25 aprile

sabato 23 aprile 2016

Dies Natalis - Anno VI

La mia mente in questo momento si muove in altri luoghi ma la mia anima è sempre con voi che mi siete stati vicini in questi sei anni.
Grazie a tutti dal profondo del mio cuore.


«O anima mia, io ti insegnai a dire «oggi» al pari di «una volta» e di «allora», ed a passare danzando oltre ogni confine prossimo e lontano.

O anima mia, io ti liberai dalla polvere, dai ragni e dalla penombra.

O anima mia, io tolsi da te il meschino pudore e l’arida virtù, e ti persuasi a startene nuda al sole.

Con la tempesta, che si chiama «spirito», io soffiai sul tuo mare agitato tutte le nubi spazzai via col mio soffio, e soffocai persino quello strangolatore che ha nome «peccato».

O anima mia, io ti ho conferito il diritto di dir no come la tempesta e sì come un cielo sereno: tu sei tranquilla al pari della luce e così attraversi le bufere struggitrici.

O anima mia, io ti ridonai la libertà su le cose create e increate: e chi conosce, come tu conosci, la voluttà di ciò che ha da venire?

O anima mia, io ti insegnai il disprezzo: non già quello che rode, come un tarlo, ma quello che tanto più ama quanto più sprezza.

O anima mia, io ti insegnai così efficacemente la persuasione, che hai appreso tu stessa a persuadere le tue ragioni: simile al sole che persuade persino il mare a levarsi verso la sua altezza.

O anima mia, io ti tolsi tutto ciò che si chiama obbedire, piegar le ginocchia e dir «signore»; io diedi a te stessa il nome di «francata dal bisogno» e di «fato».

O anima mia, io ti diedi nuovi nomi e variopinti trastulli; io ti chiamai «fato», e «orbita delle orbite», e «cordone ombelicale del tempo», e «cupola azzurra».

O anima mia, io abbeverai il tuo suolo di sapienza, e di tutti i nuovi vini ed anche dei vini oltre ogni memoria antichi e fervidi della sapienza.

O anima mia, ogni luce di sole e ogni tenebra di notte io diffusi su te, e ogni silenzio e ogni brama; - e tu crescesti simile ad un ceppo di vite.

O anima mia, straricca e sovraccarica tu sei ora, un ceppo di vite con le poppe turgide e coi grappoli copiosi e dorati!

- Copiosi e ricchi della tua felicità, e ancor vergognosi della attesa.

O anima mia, non v’ha in nessun luogo un’anima più di te ricolma d’amore, più pronta all’abbraccio e più vasta! Dove l’avvenire e il passato potrebbero esser più fortemente l’uno all’altro congiunti che non in te?

O anima mia, tutto io ti diedi: le mie mani per te son rimaste vuote: — ed ora? Ora tu mi chiedi con un mesto sorriso: «Chi di noi due deve render grazie?». 

Non deve forse il donatore ringraziar l’accettante dell’aver accettato? Non è forse il donare un bisogno? Il prendere - non è forse pietà?

O anima mia, io comprendo la mestizia del tuo sorriso! La tua troppa ricchezza stende ora bramosa le mani!

La tua abbondanza guarda lontano oltre i mari in tempesta; cerca ed attende; il desiderio dell’abbondanza brilla ora nel tuo sorridente occhio celeste!

E invero, anima mia! Chi potrebbe vedere il tuo sorriso senza stemprarsi in lacrime? Gli angeli stessi si sciolgono in lacrime per la sovrumana bontà del tuo sorriso.

La tua bontà è il soverchio del tuo amore non ti concedono di lamentarti e di piangere; eppure, anima mia, il tuo sorriso anela le lacrime e i singhiozzi.

«Non è forse ogni piangere un lamentarsi? E ogni lamentarsi non è forse un accusare?». - Così parli a te stessa: per ciò, anima mia, tu ami sorridere anziché esprimere tutto il tuo dolore.

- Sciogliere in lacrime dirotte tutto il dolore che provi per la tua esuberanza e per l’ansia con cui il ceppo di vite attende i vendemmiatori e i loro coltelli!

Ma giacché non vuoi piangere, giacché non vuoi sfogare nel pianto la tua purpurea mestizia, tu dovrai cantare, anima mia! - Vedi, io stesso sorrido, nel doverti preannunciare ciò:

- Sciogliere un canto echeggiante, sino a che tutti i mari si taceranno, per prestare ascolto alla tua brama, - sino a che sui mari silenziosi e desiosi scorrerà la barca, l’aureo prodigio misterioso nel cui oro saltellante tutte le cose buone, cattive e strane, e anche molte bestie piccole e grandi e tutto ciò che ha bizzarri piedini vaghi di correre sui sentieri stellati di viole;

- che attende, con un coltello di diamante in mano;

- Il tuo grande solutore, anima mia, l’innominato cui le future canzoni sapranno dare un nome! E invero, già il tuo alito annunzia le future canzoni!

Già tu ardi e sogni, già tu bevi avidamente a tutte le fonti profonde e sonanti, dispensatrici di conforto; già la tua mestizia riposa nella gioia di future canzoni!... 

Oh, anima mia, ormai ti ho dato tutto, e le mie mani rimasero vuote per averti beneficata: - l’averti comandato di cantare, vedi, fu l’ultimo mio atto!

Dell’averti comandato di cantare - parla - dimmi chi di noi deve render grazie? - Ma, meglio ancora: cantami, canta, anima mia! E del tuo canto io ti ringrazierò!».

Della grande brama - Così parlò Zarathustra 
Friedrich Nietzsche

martedì 19 aprile 2016

Il labirinto della vita


" Chi entra in un labirinto sa che esiste una via d’uscita, ma non sa quale delle molte vie che gli si aprono innanzi di volta in volta vi conduca. Procede a tentoni. Quando trova una via bloccata torna indietro e ne prende un’altra. Talora la via che sembra più facile non è la più giusta; talora, quando crede di essere più vicino alla meta, ne è più lontano, e basta un passo falso per tornare al punto di partenza. Bisogna avere molta pazienza, non lasciarsi mai illudere dalle ...apparenze, fare, come si dice, un passo per volta, e di fronte ai bivi, quando non si è in grado di calcolare la ragione della scelta, ma si è costretti a rischiare, essere sempre pronti a tornare indietro ...
Non ci si butti mai a capofitto nell’azione ... 
non si subisca passivamente la situazione ...
si coordinino le azioni ...
si facciano scelte ragionate ...
ci si propongano, a titolo d’ipotesi, mete intermedie, salvo a correggere l’itinerario durante il percorso, ad adattare i mezzi al fine, a riconoscere le vie sbagliate e ad abbandonarle una volta riconosciute. "

Autobiografia
Norberto Bobbio

sabato 16 aprile 2016

La ragnatela degli anni di un albero


" ... le ragnatele scintillavano come diamanti, e il vento sussurrava nella valle striata dal fumo che si alzava dalle casupole. Era una splendida giornata, e altrettanto splendido era viverla ... "

Il discepolo del diavolo
Murrey Leinster
pseudonimo di William Fitzgerald Jenkins
scrittore di fantascienza

mercoledì 13 aprile 2016

Rocchetto da spiaggia



" ... L’ho lasciato tre giorni fa sulla spiaggia del mare ... "

Pinocchio
Carlo Collodi

sabato 9 aprile 2016

Sotto il tiglio al raggio d'aprile



" Qui sotto il tiglio, qui ...
Come è soave
Questo raggio d’april! Come si posa
Sulle frondi nascenti! - ... " 

Adelchi - Atto IV - Scena I

Alessandro Manzoni

lunedì 4 aprile 2016

Primavera in erba



" ... O Amore! Amore!
- E per ogni labbro, quasi note di musica naturale modulate inavvedutamente per soave forza di melodía - scorreano queste parole.
O Amore! o re de’ numi e de’ mortali!
E furono faville d’immensa fiamma - perché la città, come fosse il cuore d’un uomo solo, s’aperse tutta quanta all’Amore. 
Nè speziale trovava da vendere più omai dramma di elleboro ...
l’amicizia e la virtù s’incontravano baciandosi per le vie. "


Viaggio sentimentale di Yorick 
Laurence Sterne



" ... Ad ora ad ora un alito propizio
alitava un effluvio di ginestre ... "

Dante
Guido Gozzano 


" ... La salita l’aveva stancata: riposiamo, diss’ella: l’erba era umida, ed io le additai un gelso poco lontano. Il più bel gelso che mai. È alto, solitario, frondoso: fra’ suoi rami v’ha un nido di cardellini. Ah vorrei poter innalzare sotto l’ombre di quel gelso un altare ! - ... "

Ultime lettere di Jacopo Ortis 
Ugo Foscolo


" ... Il globo interior dela pupilla
ne’ suoi lumi vivaci è tutto negro,
ma nel più largo circolo sfavilla
dolce color d’un fior di lino allegro ... "

Adone - Canto XVI
Giovan Battista Marino



" Una bellissima margherita cresceva in un verde prato. Tutti i fiori l’ammiravano, ma specialmente un ranuncolo pallido ed umile, cresciutole accanto, moriva di amore per lei. Ed ecco, in una splendida giornata di primavera, una bellissima fanciulla andava a passeggiare nel prato, coglieva la margherita, la baciava, la poneva sul morbido seno, mentre senza avvedersene schiacciava l’infelice ranuncolo che, d’altronde, privato dell'adorata vicina, si sentiva beato di morire."

Cenere
Grazia Deledda


" ... Bevuto
io non avea papavero nel vino.
Tuttavia perché mai sì grande sonno
mi venne sopra il cuore ismemorato? - ... "

La figlia di Iorio - Atto II - Scena II
Gabriele D'Annunzio 


" ... Avrebbe voluto addormentarsi su uno strato di foglie di rosa ... "

Anime oneste
Grazia Deledda 


" ... Ma l’arsa ghiaia di terren declive
Fuggi che a l’api somministra appena
Poca rugiada e rosmarin ... "

Georgiche - Libro II
Publio Virgilio Marone


" ... e lì per lì spuntò un bel fiore, che somigliava al tulipano, con i petali però chiusi strettamente, come se fosse ancora in boccio.
' Che bel fiore! ' ... "

Pollicina
Hans Christian Andersen 


" ... colse una viola del pensiero dall’orlo del pozzo e andò a offrirgliela. Ella sollevò gli occhi meravigliati ... "

Canne al vento
Grazia Deledda

venerdì 1 aprile 2016

Pesce d'Aprile in bottega

Il primo aprile del 1488 Michelangelo Buonarroti all'età di 14 anni entra come discepolo nella bottega di Domenico di Tommaso Bigardi detto il Ghirlandaio e dei suoi 2 fratelli David e Benedetto di Tommaso Bigardi.
Un particolarissimo " Pesce d'Aprile " che fa dunque da testimone a un grande talento che inizia a fare esperienza e ad affinare il suo ingegno.


Giudizio Universale
1536 - 1541
Michelangelo Buonarroti
Cappella Sistina - Musei Vaticani 
Città del Vaticano - Roma

" ... Michelagnolo, che era già cresciuto, fu posto con maestro Francesco da Urbino alla scuola di gramatica; e perché l’ingegno suo lo tirava al dilettarsi del disegno, tutto il tempo che poteva mettere di nascoso lo consumava nel disegnare, essendo per ciò e dal padre e da’ suoi maggiori gridato e tal volta battuto, stimando forse che lo attendere a quella virtù non conosciuta da loro, fussi cosa bassa e non degna della antica casa loro. Aveva in questo tempo preso Michelagnolo amicizia con Francesco Granacci, il quale anche egli giovane si era posto appresso a Domenico del Grillandaio per imparare l’arte della pittura, là dove amando il Granacci Michelagnolo e vedutolo molto atto al disegno, lo serviva giornalmente de’ disegni del Grillandaio, il quale era allora reputato non solo in Fiorenza, ma per tutta Italia de’ migliori maestri che ci fussero. Per lo che crescendo giornalmente più il desiderio di fare a Michelagnolo, e Lodovico non potento diviare che il giovane al disegno non attendesse, e che non ci era rimedio, si risolvé, per cavarne qualche frutto e perché egli imparasse quella virtù, consigliato da amici, di acconciarlo con Domenico Grillandaio. Aveva Michelagnolo, quando si acconciò all’arte con Domenico, quattordici anni ... 
... potendosi vedere per una scritta di mano di Lodovico padre di Michelagnolo scritto sopra i libri di Domenico, il qual libro è appresso oggi agli eredi suoi che dice così: ' 1488. Ricordo questo dì primo d’aprile, come io Lodovico di Lionardo di Buonarota acconcio Michelagnolo mio figliuolo con Domenico e Davit di Tommaso di Currado per anni tre prossimi a venire con questi patti e modi: che ’l detto Michelagnolo debba stare con i sopra detti detto tempo a imparare a dipignere et a fare detto essercizio, e ciò i sopra detti gli comanderanno, e detti Domenico e Davit gli debbon dare in questi tre anni fiorini ventiquattro di sugello, el primo anno fiorini sei, el secondo anno fiorini otto, il terzo fiorini dieci; in tutta la somma di lire novantasei ' . 
Et appresso vi è sotto questo ricordo o questa partita, scritta pur di mano di Lodovico: ' Hanne avuto il sopra detto Michelagnolo questo dì 16 d’aprile fiorini dua d’oro in oro. Ebbi io Lodovico di Lionardo, suo padre lui, contanti lire 12,12 '. 
Queste partite ho copiate io dal proprio libro per mostrare che tutto quel che si scrisse allora e che si scriverrà al presente è la verità, né so che nessuno l’abbi più praticato di me e che gli sia stato più amico e servitore fedele, come n’è testimonio fino chi nol sa; né credo che ci sia nessuno che possa mostrare maggior numero di lettere scritte da lui proprio, né con più affetto che egli ha fatto a me. Ho fatto questa disgressione per fede della verità, e questo basti per tutto il resto della sua vita. Ora torniamo alla storia. Cresceva la virtù e la persona di Michelagnolo di maniera che Domenico stupiva vedendolo fare alcune cose fuor d’ordine di giovane, perché gli pareva che non solo vincesse gli altri discepoli, dei quali aveva egli numero grande, ma che paragonasse molte volte le cose fatte da lui come maestro ... "

Michelagnolo Buonarruoti
Le vite de' più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri
Giorgio Vasari


Aggiornamento

Buon Pesce d'Aprile!

Smascherata al primo commento: Michelangelo Buonarroti nasce a Caprese il 6 marzo 1475 e nel 1488 non ha 14 ma 13 anni e già nel giugno del 1487 all'età di 12 anni risulta iscritto tra i creditori della bottega di Domenico Ghirlandaio che in realtà si chiama Domenico di Tommaso Bigordi e non Bigardi.
Il primo aprile del 1488 Ludovico Buonarroti padre di Michelangelo ricorda l'accordo stipulato con Domenico e David di Tommaso di Corrado Bigordi per tenere in bottega il giovane Michelangelo per i 3 anni successivi.
Infine, è il Vasari che fa riferimento a Michelangelo quattordicenne.
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