sabato 30 gennaio 2016

" Era una delle ultime notti di gennaio "

                                                                
Roma - nevicata 2012


" Era una delle ultime notti di gennaio; nevicava; le vie della città, le piazze, i davanzali e i terrazzini delle case, gli alberi dei giardini, tutto era bianco, sepolto, sopraccarico di neve; i fiocchi venivan giù lenti, grossi, fìtti , e sullo strato nevoso lungo i muri non appena s' imprimeva un' orma , che ne spariva ogni traccia. I lampioni agli angoli delle strade mandavano intorno un chiarore velato e triste; sui crocicchi, per quanto si guardasse avanti e indietro , a destra e a sinistra , non si vedeva nessuno ; in ogni parte un silenzio cupo ; si sarebbe sentito , per modo di dire , cader la neve. Era una di quelle notti , in cui chi si trovi , per mala ventura, fuor di casa, s'affretta a ritornarvi ; rasenta le case a passetti rapidi e muti, come un fantasima furtivo, coll'occhio a terra per iscansare le pozzanghere , colla tesa del cappello calata sulle orecchie e sul naso, col collo rientrato nelle spalle, col bavero del vestito rialzato sulla nuca , con una mano ficcata nella manica dell' altra, tutto inarcato e rimpicciolito ; si getta a capo basso nel portone di casa , sale le scale pestando forte i piedi fradici e scotendo i panni nevosi, caccia in furia la chiave nella toppa, entra, via il vestito, giù il cappello, in che stato! spinge la prima seggiola davanti al camino , vi si lascia cader su , un piede di qua e un piede di là , e abbassa il volto sul fuoco, e se ne sta lì, e se lo cova, se lo stuzzica, se lo gode, succhiando lentamente un sigaro e geroglificando le ceneri colle molle e brontolando di tratto in tratto : — Che tempo ! — Una di quelle notti in cui anche il marito disamorato e tediato avvicina un po'più del solito la seggiola a quella di sua moglie... " 


La vita militare 
Edmondo De Amicis


Famiglia in cucina 
Jan Josef Horemans il Vecchio (attribuito)
prima del 1759

mercoledì 27 gennaio 2016

" Penso che la vita sia difficile, e bellissima "



" A volte penso che la vita sia una strada buia. Su questa strada crescono fiori delicati. Sono fiori sofferenti, che non riescono a respirare per colpa dei rovi. Ai fiori non resta altra scelta che diventare a loro volta rovi o camminare in silenzio in mezzo alle spine. Non sempre ci riescono, ma quando accade si tratta di un vero e proprio miracolo. E questi miracoli li compiono ogni giorno gli ebrei che sopportano in silenzio la sofferenza in vista di un fine più grande. 

Penso che la vita sia difficile, e bellissima. "



La memoria dei fiori 

venerdì 8 gennaio 2016

Un abbraccio, un bacio e una carezza per colazione

Mettiamo il caso che la vostra Raggio di Sole ( mamma ) avesse una fastidiosissima tallonite che le impedisce di muoversi liberamente.
Mettiamo il caso che la mattina presto vi chiamasse dicendovi che ha bisogno di aiuto.
Mettiamo il caso che entrando nella sua cucina ad accogliervi ci  fosse una tavola imbandita per la prima colazione.
Vi sorprendereste per la forza del suo amore che pensa più a voi che a lei?  
Io si, sempre di più a ogni sua manifestazione e con un sorriso del cuore ho fatto un'abbondante colazione.


" Le giornate dovrebbero iniziare con un abbraccio, un bacio, una carezza e un caffè.
Perché la colazione deve essere abbondante."

Charles M. Schulz

mercoledì 6 gennaio 2016

La profezia della Stella

" 15 - Balaam pronunziò quindi questo messaggio: ' Ecco quel che proclamo io, Balaam figlio di Beor, uomo dallo sguardo penetrante.
16 - Ecco quel che dichiaro io, che ascolto le parole di Dio, conosco i segreti dell'Altissimo e contemplo le visioni che vengono dall'Onnipotente: quando io cado in estasi mi vengono aperti gli occhi.
17 - Vedo quel che accadrà, ma non in questi giorni; scorgo un avvenimento, ma avverrà più tardi: ecco, compare un astro tra i discendenti di Giacobbe, sorge un sovrano in mezzo al popolo d'Israele... "

Numeri  24 - 15, 17


Una piccola botte nasconde un segreto


Un'opera di un artista romano che si chiama Gianfranco D'Ambrosio


Un magnifico presepe in miniatura


che annuncia  la nascita di Gesù Bambino e...


l'arrivo dei  tre Re Magi guidati dalla stella cometa

venerdì 1 gennaio 2016

I 16 rintocchi di Capodanno

Allo scoccare della mezzanotte 16 rintocchi della campana di bordo, otto per salutare l'anno vecchio e 8 per abbracciare l'anno nuovo. Salpiamo su un veliero magico che tra scoperte archeologiche e pagine di libri ci condurrà da oriente a occidente in un viaggio che attraversa il tempo e che ci farà ascoltare quei suoni che attivano il senso dell'udito, portatori convenzionali di significato, linguaggio codificato di comunicazione condiviso, voce degli eventi fausti, infausti, sacri e profani che raccontano la vita degli uomini.




Amerigo Vespucci

Le prime tracce documentate di un campanello si trovano nella Babilonia del I° millennio a.C. dove attraverso la fusione del rame e dello stagno praticata dagli assiri si realizzano i bronzi che suonano. 
Leggendo il libro Antichità giudaiche di Flavio Giuseppe scopriamo che il re Salomone vissuto tra il 974 e il 937 a.C. fa decorare con innumerevoli campane d'oro il tetto del suo tempio per allontanare gli uccelli mentre seguendo l'archeologo Austen Henry Layard troviamo otto campanelli fusi in un calderone di rame nell'antica città di Nimrud fondata nell' 880 a.C. e distrutta nel 610 a.C.
In Cina, nell'VIII secolo a.C. incontriamo: le chung, le prime campane senza battaglio e di dimensioni notevoli che vengono percosse con un palo di legno posto in orizzontale, e nel V secolo a.C. ben 65 campane capaci di produrre due suoni diversi. 
In Giappone, in India e anche in Egitto nelle cerimonie che si celebrano nei templi si indossano cavigliere formate da campanelli.

Condividiamo ora la nostra visita in oriente con chi ci ha vissuto:

Nella terra àe molt[i] palagi; e nel mezzo n’àe uno ov’è suso una campana molto grande che suona la sera 3 volte, che niuno non puote andare poscia per la terra sanza grande bisogna, de femmina che partorisse o per alcuno malato.

Ancora d'uno palagio del nipote 
Milione - Capitolo 84 
Marco Polo - Rustichello da Pisa 
1298

Sulla scia del sole che si alza in cielo siamo pronti a seguire la via dell' occidente, qui porgiamo uno sguardo al 500 a.C. su alcuni campanelli in rame per slitta trovati nelle tombe pre-incaiche del Perù per poi spostarlo sul VII secolo a.C. con il ritrovamento di campanelli bronzei nei pressi di Sparta. 
In Grecia dove le campane si chiamano " còdon " in un' accezione metaforica che si riferisce al fiore del papavero, le notizie su di esse ci arrivano attraverso 
Eschilo 525-456 a.C.
Euripide 484-487 a.C . 
Tucidide 455-404 a.C.
Arisofane 450-385 a.C.

" -Trigeo: Versa un po' di piombo nella campana, infila una bacchetta lunga e diritta nell'imboccatura, e ti diventa un còttabo* perfetto... "

còttabo* = Gioco che consisteva nel lanciare le gocce di vino rimaste dentro il bicchiere contro dei vasi che galleggiavano in un recipiente pieno d'acqua, si potevano trarre presagi d'amore dalla forma che le gocce lasciavano sul vaso e chi ne colpiva il maggior numero era il vincitore che portava a casa  dolci, farina, uova,  ecc.

La pace parte terza
Aristofane


Strabone 60/64 a.C.-21/24 d.C.
Plutarco 46/48-125 d.C. 

A Roma, le campane vengono usate per far alzare gli schiavi, per annunciare l'apertura delle terme e i passaggi dei cortei sacri, si chiamano " tintinnabulum " in un' accezione onomatopeica,  e gli autori che ci parlano di loro sono:
Tibullo 54-19 a.C.
Ovidio 43 a.C.-17 d.C.
Manilio I sec. d.C.
Plinio il Vecchio 23-79 d.C. che nel testo che segue ci introduce nell'immaginario di una possibile origine etimologica del termine campana


" In reliquis generibus palma Campano perhibetur, utensilibus vasis probatissimo -Tra i vari tipi di bronzo la palma spetta a quello campano, adattissimo per gli utensili domestici "

Naturalis historia
 1. XXXIV, cap. 20
Plinio il Vecchio

Marziale 38/41-104 d.C.

Nel III secolo, nella Storia romana di Cassio Dione si legge che nell’anno 22 a.C. la statua di Giove tonante sul Campidoglio viene accessoriata con una campana per volere dell' imperatore Ottaviano Augusto.
Abbracciamo adesso il Cristianesimo per addentrarci nell'incerta etimologia del termine campana che in origine sembra si chiamasse " nolanae ", era incastonata, secondo la tradizione, dal 420 d.C. in un campanile chiamato " nolarium " da cui deriverebbe " torre nolare" ; artefice della sua diffusione sarebbe stato san Paolino che voleva scandire i tempi canonici delle funzioni religiose; nell' VIII secolo il campanile diviene una consuetudine affermata nelle chiese e nel corso del tempo si aggiunge una seconda campana più grande chiamata " vasa campana  - vaso della Campania  " probabilmente perché come già detto da Plinio il Vecchio da questa regione provenie il miglior bronzo per costruire questo strumento. Il suono coordinato e alternato che ne deriva viene definito " a doppio " .

Questo sostiene Honorius Augustodunensis nel XII secolo:

" Haec vasa primumu in Nola Campaniae sunt reperta, Unde sic dicta, majora quippe vasa dictunur campana, a Campaniae regione; minora Nolae e civitate Nola Campaniae 
Questi vasi vennero dapprima scoperti a Nola della Campania, per cui hanno questo nome, infatti i vasi più grandi vengono chiamati campani dalla regione Campania, quelli più piccoli Nole dalla città di Nola in Campania

Gemma animae
Honorius Augustodunensis

L'ipotesi di Honorius Augustodunensis non è condivisa però da Giovanni di Garlandia che nel XIII secolo spiega: 

" Campane dicuntur a rusticis qui habitant in campis, qui nesciant judicare horas nisi per campanas 
Le campane prendono il nome dai contadini che abitano in campagna, i quali non saprebbero che ore sono se non tramite le campane "

Dictionarus
Giovanni di Garlandia 

Nel XVI secolo Luigi Pulci  ci ricorda il suono a doppio delle campane:

" ... Morgante non poté più sofferire
e disse a Carlo:- O imperadore, io scoppio
s’io no lo fo con le mie man morire.
Lascia ch’i’ suoni col mio battaglio a doppio:
col primo colpo il farò sbalordire
che ti parrà ch’egli abbia beuto oppio. -
Carlo risponde, ma non era inteso,
tanto ognuno era di furore acceso... "


 Morgante maggiore, 
Cantare X - Ottava 147


  1. Luigi Pulci


All' VIII - IX secolo d.C. apparterrebbe il primo reperto archeologico italiano di una piccola campana in bronzo ritrovata a Canino presso Viterbo; chi  costruisce i bronzi suonanti si sposta lì dove c' è una chiesa in costruzione e sul luogo con gesti rituali, che cercano il giusto dosaggio per un risultato perfetto, fonde il rame con lo stagno che rende squillante il suono della campana e aggiunge anche l'oro donato dalla popolazione in segno di buon auspicio e di partecipazione; su di essa vengono incisi il nome del costruttore, l'anno di produzione e su richiesta dediche, motti in latino e stemmi distintivi, così dopo esser stata benedetta è pronta per assolvere i suoi compiti tra i quali c'è appunto la scansione del tempo che indica le ore canoniche di preghiera ... 


Campana di Canino
VIII - IX secolo d.C.
Museo Pio Cristiano - Città del Vaticano  - Roma

" Più ancora per esigenze pratiche che per ragioni teologiche, che d’altronde ne sono alla base, il tempo concerto della Chiesa è, adattato dall’antichità, il tempo dei chierici, ritmato dagli uffici religiosi, alle campane che li annunciano, eventualmente indicato dalle meridiane, imprecise e mutevoli, misurato talvolta dalle clessidre grossolane... "

Tempo della Chiesa e tempo del mercante
Jacques Le Goff 
1977


... che seguono La regola di San Benedetto del 540

" Secondo che dice il Profeta: Sette volte al dì io ho detto le tue Lodi; così noi adempiremo questo sacro numero settenario, se renderemo a Dio il debito della nostra servitù al tempo del Mattutino*, di Prima*, Terza*, Sesta*, Nona*, Vespero* e Compieta*: perocché di queste ore diurne dice il Profeta: Sette volte al di io ho detto le tue lodi. — Ed anche della veglia notturna il Profeta dice il medesimo: Io mi levava a mezza notte per celebrarti. — Adunque rendiamo lode al nostro Creatore per i suoi giustissimi giudizii in questi tempi diversi; cioè, al Mattino, a Prima, a Terza, a Sesta, a Nona, a Vespro e a Compieta; e di notte alziamoci a magnificarlo. "

Mattutino* = Ore 3.00 chiamato orthos nella Chiesa d'oriente
Prima* = Ore 6.00
Terza* = Ore 9.00
Sesta= Ore 12.00
Nona* = Ore 15.00
Vespri* = Tramonto
Compieta* = Prima di coricarsi

Come si abbiano a regolare gli officii divini nel giorno - Capitolo 16
La regola di san Benedetto
San Benedetto da Norcia 

" ... Intanto era calata la notte profonda, la luna piena splendeva sul più limpido cielo illuminando lo splendido anfiteatro dei monti. Gli alberi inondati di luce, le nere ombre delle rupi, i vapori luminosi che salivano dalle vallate, il terribile silenzio interrotto dal malinconico grido dell'upupa, il grosso gufo della montagna e il sordo mormorio del Cosa*, tuttociò pareva circondare il monastero di un influsso magico. A mezzanotte mi destò il suono della campana - suonavano il mattutino - sapevo che a quel suono un frate, l'excitator, andava di cella in cella a destare i monaci. Essi recitano i primi quattro salmi penitenziali, poi vanno in chiesa dove rimangono tre ore a cantar mattutino. Tornati nelle loro celle seguitano ancora la preghiera, indi è loro concesso un breve sonno per riposarsi: è così avanti una notte dopo l'altra. Ascoltai i rintocchi della campana, che parevano risuonare strani e fantastici nell'aria, e sarei sceso volentieri in chiesa se non avessi temuto di turbare le preghiere di quei santi uomini. Mi addormentai al suono dei loro canti e appena spuntò il giorno la mia guida venne a bussare alla porta della mia cella, per avvertirmi che era l'ora di partire per Veroli..."

Cosa* = Fiume del Lazio


Passeggiate per l'Italia
Ferdinand Gregorovius

Impossibile tralasciare il riferimento alle campane del nostro Dante Alighieri  nel XIV secolo:

" ... Era già l’ora che volge al disio
 ai navicanti e ‘ntenerisce il core
 Io dì c’han detto ai dolci amici addio;

 e che lo novo peregrin d’amore
 punge, se ode squilla di lontano
 che paia il giorno pianger che si more... "

Purgatorio - VIII, 1-6 
Dante Alighieri 

" ... Indi, come l’orologio che ne chiami
 nell’ora che la sposa di Dio surge
 a mattinar lo sposo perché l’ami,

 che l’una parte e l’altra tira e urge,
 tin tin sonando con sì dolce nota,
 che ‘l ben disposto spirto d’amor turge ... "

Paradiso - X, 139-144
 Dante Alighieri

Il nostro veliero magico vira per navigare nelle acque dell'epoca d'oro dei velieri  tra il XVII e la metà del XIX secolo.
Il nostromo di guardia per scandire lo scorrere del tempo voltando una clessidra a sabbia batte due rintocchi di campana ogni mezz'ora e ogni quattro ore,  alle ore 4.00 - alle 8.00 - alle 12.00 - alle 16.00 - alle 20.00 e a mezzanotte, batte otto rintocchi per il cambio della guardia delle due vedette di prora e delle due di poppa e sul ponte di coperta viene pronunciata la classica frase il cui eco si diffonde anche per le vie delle città portuali: " E' mezzanotte e tutto va bene ". Otto rintocchi indicano quindi il cambiamento e sono battuti anche per salutare in maniera definitiva un marinaio.


" - Sceriffo di Nottingham: "Tonto come faccio a dormire con te che strilli tutto va bene tutto il tempo? "

Robin Hood
Film Disney
1973

Ed eccoci giunti lì da dove siamo partiti, dai sedici rintocchi che la tradizione marinara batte a cavallo della mezzanotte tra il 31 dicembre e l'1 gennaio per salutare l'anno vecchio e abbracciare quello nuovo.

" ... - Francesco: Puntuale.
Mezzanotte è battuta proprio adesso.
- Bernardo: Va' a letto, va'.
- Francesco: Ti ringrazio del cambio.
Fa' un freddo cane, rigido, pungente, da fare male al cuore... "

Amleto
Atto I - Scena I
William Shakespeare
1600 - 1602

Mentre il nostro veliero solca i mari dell' epoca d'oro, sulla terra ferma si parla ancora di campane...

" … C'era in fatti quel brulichio, quel ronzio che si sente in un villaggio, sulla sera, e che, dopo pochi momenti, dà luogo alla quiete solenne della notte. Le donne venivano dal campo, portandosi in collo i bambini, e tenendo per mano i ragazzi più grandini. ai quali facevan dire le divozioni della sera; venivan gli uomini, con le vanghe, e con le zappe sulle spalle. All'aprirsi degli usci, si vedevan luccicare qua e là i fuochi accesi per le povere cene: si sentiva nella strada barattare i saluti, e qualche parola, sulla scarsità della raccolta e sulla miseria dell'annata.; e più delle parole, si sentivano i tocchi misurati e sonori della campana, cha annunziava il fine del giorno … "

I promessi sposi cap. VII
Alessandro Manzoni
1827- 1840/41

" ... quantunque mezzo tra 'l sonno, e più che mezzo sbigottito, trovò su due piedi un espediente per dar più aiuto di quello che gli si chiedeva, senza mettersi lui nel tafferuglio, quale si fosse. Dà di piglio alle brache, che teneva sul letto; se le caccia sotto il braccio, come un cappello di gala, e giù balzelloni per una scaletta di legno; corre al campanile, afferra la corda della più grossa di due campanette che c'erano, e suona a martello.
Ton, ton, ton, ton: i contadini balzano a sedere sul letto; i giovinetti sdraiati sul fenile, tendon l'orecchio, si rizzano. - Cos'è? Cos'è? Campana a martello! fuoco? ladri? banditi? - Molte donne consigliano, pregano i mariti, di non moversi, di lasciar correre gli altri: alcuni s'alzano, e vanno alla finestra: i poltroni, come se si arrendessero alle preghiere, ritornan sotto: i più curiosi e più bravi scendono a prender le forche e gli schioppi, per correre al rumore: altri stanno a vedere ... "

I Promessi sposi - capitolo VIII
Alessandro Manzoni
1827- 1840/41

" ... Nessuna cosa piú mirabile al mondo di quel lucido orizzonte che fugge all'occhio per mille tinte diverse sulle sponde del Tagliamento, quando il sole imporporando il proprio letto cambia in tremulo argento i molti fili d'acqua scorrente come rete per le vaste ghiaie del torrente; ed ogni sassolino ed ogni crespolo d'onda manda una luce tutta sua, come ogni stella ripete un nuovo chiarore nell'azzurro della notte; e le praterie s'allargano d'ognintorno come il cielo si profonda nell'alto; e lunge lunge si schierano illuminate dal tramonto le torri dei radi paeselli donde si parte un suono di campane cosí affiocato per la vastità e per la distanza, da sembrare un coro di voci né celesti né terrene, nel quale alle preghiere degli uomini si sposino arcanamente le benedizioni degli angeli ... "


Il Varmo novella paesana
Ippolito Nievo
1856


" ... Nella notte, sotto il diluvio, un uomo, come un pendolo impazzito e fradicio, esce di corsa dalla sua casa, si ferma in mezzo alla strada, insegue qualcosa nell'aria e nell'acqua tutt'intorno, poi torna precipitosamente dentro casa, e di nuovo corre fuori, e di nuovo si scaracolla in casa, e sembra che non la smetterà mai, come se fosse stregato dai rintocchi della campana che in quel momento violano il buio e si sciolgono nell'aria liquida dell'infinito acquazzone.

Undici rintocchi.

Uno sull'altro.
Lo stesso suono, per undici volte.
Ogni rintocco come se fosse l'unico.
Undici onde di suono.
E in mezzo un tempo innumerabile.
Undici.
Uno dopo l'altro.
Sassi di bronzo nell'acqua della notte.
Undici suoni impermeabili gettati nel marcio della notte.
Erano undici rintocchi, schioccati nel diluvio dalla campana che vigilava la notte ... "

Castelli di rabbia
Alessandro Baricco
1991

" ... Sentì un rintocco arrivargli, chissà quale. 
Si alzò di scatto, ripartì di corsa per il corridoio, saltò in strada, nemmeno si fermò questa volta, correva addosso all'acqua e incontro a quel suono che la campana regolarmente gli sparò attraverso un muro d'acqua - l'imperturbabilità senza scampo di una campana - e lui ricominciò a gridare quella nota che non esisteva e virando la sua corsa dentro il fiume in piena dell'acquazzone tornò difilato dentro casa, scivolò nel fango del corridoio fino al Pleyel del 1808, legno chiaro venato da curve come nuvole, e ritmicamente urlando quella nota che non esisteva ritmicamente si mise a percuotere i tasti uno dopo l'altro, per estorcergli quello che proprio non avevano e cioé la nota che non esisteva ... "

Castelli di rabbia
Alessandro Baricco
1991

... ed io auguro di cuore a tutti voi un  sereno 2016


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